Scienze e teologia. Figure di un dialogo
(Scienze e fede)EAN 9788831135023
Le richieste della scienza, anche se spesso esigenti, non possono essere negate, eluse o misconosciute. Tuttavia, richiamandoci a quanto diceva Blondel, deve essere anche sottolineato che le scienze non ci bastano, in quanto esse stesse non si bastano. Anche se non si esclude aprioristicamente il fatto che la scienza possa espandersi in campi sempre nuovi e promettenti, si può affermare che la scienza non è tutto. Essa è uno sguardo di grande profondità sulla realtà e sull’uomo, ma non si può pretendere per essa una trasparenza autofondativa che la moderna epistemologia tende a escludere.
Troppo spesso ci si è fermati a una giustificazione formalistica della scienza. Troppe volte si è ritenuto sufficiente una sua giustificazione pragmatica e tecnica. A volte, è stata inseguita l’idea di una scienza che sia utile riserva di argomenti apologetici. L’autore non accetta la facile etichetta di scienza cattolica, ma denuncia anche un certo disinteresse per la ricerca pura e per il piacere di conoscere. Inoltre, deve essere sottolineato l’errore di una chiusura specialistica che finisce per non porre il problema epistemologico e la questione filosofica della scienza nel suo specifico rilievo. Secondo l’autore un dialogo tra scienze, filosofia e riflessione teologica è possibile. Egli è consapevole dell’esistenza di molti pregiudizi a riguardo, alcuni dei quali derivano anche dall’abuso che la teologia ha fatto della scienza.
Lambert è anche conscio del pericolo di una scienza ripiegata su se tessa e disinteressata alle questioni etiche e antropologiche dei nostri giorni: per la scienza, l’etica non può rappresentare un semplice complemento o l’ambito di questioni da demandare ad altri esperti e ad altre discipline. L’autore non crede legittima la presentazione rigida di modelli di dialogo tra scienza, filosofia e teologia che finirebbero per rendere meno incisiva la ricerca e giustificherebbero l’idea di un dualismo di saperi e di attività non mediabili. A questo proposito, bisogna che una riflessione consapevole debba prendere coscienza del fatto che il concetto di Dio non può essere pensato a discapito dell’autonomia e della dignità del creato e della ragione umana, ma va considerato nel senso di una specifica e incessante valorizzazione della dimensione cosmica e umana.
L’attenzione per la complessità del reale può essere già verificata nella consapevolezza della asimmetricità dei concetti di scienza e di realtà: il ricorso al finalismo nell’ambito prettamente scientifico è molto discutibile, ma la dimensione finalistica non può essere considerata un equivoco concettuale, quando si passi a una considerazione filosofica e teologica su quella realtà che anche la scienza studia con tanta profondità e mediante il ricorso a strumenti tecnici altamente sofisticati. In quanto sapere, il riferimento alla scienza non esclude la consapevolezza anche dei suoi limiti. Il rispetto per la scienza non autorizza a negare altri sguardi e a valorizzare anche diverse prospettive. In quanto sapere in evoluzione, la scienza può contribuire a farci capire, benché in termini problematici e bisognosi di mediazioni e di interpretazioni, che l’idea di un universo privo di intelligibilità è una costruzione concettuale poco attendibile. Anzi, la scienza non è solo la rilevazione di dati più o meno collegati, ma è essa stessa un’attività produttiva. Da un punto di vista teologico, non è azzardato dire che essa rientra nella prospettiva di una cocreazione che continua il disegno divino di creazione. Lambert prosegue la sua riflessione attraverso un confronto con due atteggiamenti molto noti nella discussione sul rapporto tra fede e scienze.
Vi è un concordismo (pp. 74 ss.) che ha caratteristiche più o meno intransigenze. Spesso esso è stato l’anticamera di prese di posizione panteistiche e naturalistiche che non possono soddisfare la concezione teologica dell’universo. Infatti, in tale prospettiva, non solo l’universo intero non basta a se stesso, ma Dio stesso è entrato nel mondo, lo ha vivificato e amato. Se la teologia si eleva sino a una considerazione cristologica dell’ordine cosmico, è anche chiaro che essa chiede un incontro spesso difficile e rischioso. Negato che il concordismo sia una tesi risolutrice, si può dire che non è appagante neanche il cosiddetto discordismo, che trae alimento dalla facile tesi di ordini di problemi del tutto diversi sul piano dell’ontologia, dell’epistemologia e dell’etica: il superamento di prospettive riduttive «richiede un’ascetica intellettuale che comporta il rifiuto di passare immediatamente da enunciati di scienza a contenuti di fede» (p. 16).
Lo sviluppo della scienza, della tecnica, della filosofia e dell’epistemologia e quello della teologia dimostrano che una connessione di problemi sussiste. Essa è più stretta di quella proposta dal discordismo, il quale si mantiene nell’idea di una connessione occasionale tra Dio e mondo che porterebbe a un rarefatto deismo. Infatti, una concezione teologica estremamente razionalista conduce a ritenere dubbia l’idea di una provvidenza divina che si rivolga all’uomo e al cosmo. Lambert mette in movimento le questioni. Egli compara le diverse teorie e considera i diversi piani in cui potrebbe organizzarsi un discorso interdisciplinare che coinvolga l’ambito della ragione (scientifica e non) e quello della teologia.
Egli non condivide impostazioni teologiche che sminuiscono i «paradigmi» che emergono dallo sviluppo della scienza, ma è anche convinto che lo sviluppo del sapere scientifico può essere stimolo a compiere un percorso filosofico e teologico che potrà avere ricadute positive anche nell’ambito della scienza.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 2/2011
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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Sarah Reali il 26 dicembre 2020 alle 10:58 ha scritto:
Il libro è molto scorrevole e interessante, presenta una panoramica del rapporto tra scienze e teologia in particolare per quanto riguarda la cosmologia: origine dell'universo e creazione, evoluzione del mondo tra fede e scienza. Lo consiglio a tutti coloro che sono curiosi di approfondire queste tematiche così interessanti e così poco esplorate da parte del dibattito filosofico e teologico comune.