Sulla libertà
(Teologia) [Con risvolti di copertina]EAN 9788831133814
Un saggio corposo quello di Paris, che affronta il tema della libertà attraversando – per usare un’espressione dello stesso A. – un «arco gotico» che si appoggia da un lato su una base neuroscientifica e dall’altro su una base teologico rivelata, per collegarli con la mediazione di una riflessione filosofica come strumento forte di dialogo.
Un percorso che attraversa saperi diversi, non tanto per raccoglierli in una sintesi complessiva, quanto per ricercare attraverso di essi una miglior comprensione della libertà umana. Essa, infatti, viene colta, da un lato, nel suo spessore neurologico e sociale, dall’altro nella sua apertura a ulteriori necessari livelli di interpretazione, quali emergono dalla riflessione filosofica e teologica. Si tratta, in sostanza, di comprendere «cosa le scienze possano dire dell’uomo alla presenza di Dio e cosa la teologia posa dire dell’uomo e di Dio alla presenza delle scienze» (p. 353). Un progetto impegnativo, reso piú fruibile da una scrittura che, pur attenta al necessario rigore specialistico, sa essere anche agile e sciolta, ma anche attenta a presentare frequenti bilanci, richiamando utilmente punti di riferimento per un lettore che potrebbe a tratti trovarsi spaesato in tanta complessità.
La stessa convocazione dei diversi saperi, d’altra parte, non avviene in forma generale, a partire da principi formali delle diverse discipline, ma in un confronto serrato con singoli esponenti dei diversi ambiti, che vengono esaminati, analizzati e soprattutto accolti in ciò che essi offrono come spunto per il percorso del pensare. La riflessione muove cosí da un ampio esame del pensiero di G. Edlmann per le neuroscienze, colte nella loro capacità di individuare una base materiale per l’umana libertà; a esso fa seguito un piú compatto confronto col pensiero di due autori a lui precedenti: i neuropsicologi russi L. Viogtskij e A. Lurija. Il versante filosofico viene esplorato in una serrata disamina del pensiero di H. Jonas – sia nella sua ricerca sulla biologia, che nelle problematiche prospettive teologiche che lo caratterizzano – e in una meditazione sulla pareysoniana ontologia della libertà. Il punto di vista teologico – caratterizzante per una ricerca che si qualifica per la sua attenzione trinitaria – viene infine messo in campo tramite i richiami all’evangelico E. Jüngel e al cattolico H.U. Von Balthasar.
Alcuni grandi temi ritornano, d’altra parte, in modo trasversale, come armoniche sulle quali si articola l’interrogazione che Paris indirizza a ognuno dei suoi interlocutori: relazionalità, essere, agire, bene, possibilità, dramma. La complessità che essi già evocano in una prospettiva di antropologia naturalizzata (come quella potentemente disegnata da Edlemann) si trova ripresa e rilanciata nel momento in cui viene interrogata in prospettiva metafisica, a maggior ragione ove collocata in uno spazio esplicitamente trinitario Ciò che viene offerto per ognuno degli autori esaminati, comunque, non è tanto uno studio sistematico del rispettivo pensiero colto nella sua globalità, quanto una serie di affondi – talvolta anche critici – che mirano a far emergere quegli stimoli che guidano il pensare dell’A.
Ciò che ne emerge è una prospettiva nella quale l’esigenza di garantire una concretezza alla libertà dell’umano – colto nel suo versante neurobiologico come in quello socio-culturale – viene problematizzata in prospettiva filosofica, a evidenziare la necessità di una fondazione piú ampia di quella garantita dalle prospettive scientifiche settoriali, per essere solo al termine condotta a un orizzonte esplicitamente teologico. Qui il confronto è tra la prospettiva marcatamente cristocentrica ed evenemenziale di Jungel e il pensiero di Von Balthasar, nel quale l’A. coglie virtualità feconde, in grado di pensare la libertà in modo piú ampio (piú ampio, anzi, di quanto riesca a realizzare lo stesso Balthasar). La maggior accentuazione trinitaria, infatti, consente di rendere meglio ragione dell’articolazione tra la libertà di Dio – come donazione fondante che permette e sostiene anche l’umana libertà – e quest’ultima, nella sua apertura alla possibilità. La sottolineatura di una realizzazione trinitaria dell’essere divino disegna, cioè, un’articolazione plurale del bene che spezza il rischio di una riduzione dell’umano alla secca alternativa «per Dio»/«senza Dio».
I cammini di realizzazione dell’umano vengono, quindi a dispiegarsi nel segno di una pluralità di beni: ne emerge un «modo dell’uomo di stare davanti a Dio» che è «insieme degno di sé e di Dio, adeguato al dono di sé ricevuto e adeguato al dono di sé offerto» (p. 361). Il dogma triniario offre cioè la grammatica per pensare un panorama in cui – abbandonata la prospettiva di una singola forma ottimale di realizzazione dell’umano – si apre invece lo spazio «in cui le realizzazioni di sé e della propria vita con/davanti/in Dio godono della pluralità benedetta e originaria di Dio» (p. 363). Il percorso disegnato da Paris è, insomma, davvero complesso – non sempre facile da seguire per il lettore – ma anche ricco di suggestioni nel suo articolarsi. È anche testimonianza di quanto possa essere fecondo un lavoro interdisciplinare quando sa articolarsi con la necessaria competenza nel confronto con la diversità dei saperi, ma anche con una tenace ricerca del dialogo, per pensare in quello spazio che tra di essi si dispiega. L’antropologia viene, infatti, potentemente stimolata da un pensiero che medita la Trinità nella sua capacità di offrire strumenti interpretativi per pensare la complessità del reale che abitiamo, cogliendolo nella luce di una pluralità originaria, che dona l’essere come benedizione.
La fatica della lettura viene, insomma, ampiamente ripagata da una prospettiva di senso ampia e positiva, che merita di essere ulteriormente approfondita.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 1/2013
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
In questi ultimi anni si è assistito, nella filosofia così come nella teologia, al crescente interesse nei riguardi delle neuroscienze, in quanto esse possono rappresentare un significativo luogo di confronto dei risultati che scaturiscono dalle rispettive ricerche, soprattutto per ciò che concerne l’antropologia e l’etica (e la teologia morale). Infatti, il moltiplicarsi degli studi in questo campo del sapere scientifico va di pari passo con l’ascolto e il dialogo che la filosofia e la teologia tentano di elaborare con le acquisizioni che qui vengono prodotte e che rappresentano alcune delle nuove conquiste in merito alla conoscenza dell’uomo e alla sua identità.
È proprio all’interno di questo dialogo che si situa la ricerca dottorale in Teologia di Leonardo Paris, che qui intendiamo presentare; già discussa alla Pontificia Università Gregoriana nel 2010 sotto la direzione del professor Elmar Salmann, essa è stata pubblicata nel 2012 per i tipi di Città Nuova.
L’autore, laureato in psicologia clinica presso l’Università “La Sapienza” di Roma, entro il quadro in precedenza delineato, si è soprattutto preoccupato di affrontare in questa chiave il tema della libertà, che costituisce l’oggetto principale della ricerca, tracciando perciò un “arco gotico” – come egli stesso lo descrive – che, se da un lato, poggia sulle acquisizioni delle neuroscienze, dall’altro lato, trova nella teologia un ulteriore luogo di confronto e di riflessione. Al centro, poi, come strumento di dialogo tra i due ambiti del sapere ora accennati, l’autore colloca la filosofia, che diviene così ambito di mediazione ed istanza ermeneutica tra di essi (cf. 14-15).
A partire da queste considerazioni, il lavoro, dapprima, permette un confronto sul tema con il pensiero del neuropsicologo americano G.M. Edlmann, e quindi con quello dei russi L.S. Vygotskij e A.R. Lurija. L’obiettivo di questa prima parte diviene, perciò, quello di delineare la possibilità delle neuroscienze di fornire una base materiale alla libertà dell’uomo.
Segue, quindi, la seconda parte che, più da vicino, si interessa di interrogare la filosofia attraverso la disamina del pensiero di H. Jonas prima, e successivamente di quello di L. Pareyson. Di conseguenza, l’attenzione viene qui posta sulla ragione filosofica e metafisica (la pareysoniana ontologia della libertà), al fine di individuare quelle mediazioni di linguaggio e di pensiero tali da rendere possibile il dialogo tra le neuroscienze e le istanze della teologia.
Infine, l’autore, nella terza parte del suo lavoro si interessa di vagliare il pensiero teologico – che si caratterizza per le istanze trinitarie sul tema – analizzando il contributo di E. Jüngel sul fronte del pensiero riformato e, quindi, di H.U. von Balthasar per il pensiero cattolico cercando di trovare in esso quegli ulteriori contributi che permettano di comprendere la libertà umana in un orizzonte più ampio di quello offerto dai guadagni delle neuroscienze, seppur facendo riferimento e rivolgendosi sempre allo stesso orizzonte. Infatti, l’istanza trinitaria consente di rendere meglio ragione non solo della libertà di Dio ma anche della libertà dell’uomo come realtà donata, che si apre ad una possibilità più ampia di attuazione rispetto alla determinazione per essa stabilita dalle neuroscienze.
In ogni caso, anche a prescindere dall’intento di Paris di analizzare i singoli autori, non sistematicamente, ma in maniera tale da far emergere quegli stimoli che sono rilevanti per la sua ricerca, il presente lavoro merita di essere segnalato per due motivi principali.
Da questo punto di vista, infatti, è in primo luogo interessante sottolineare l’impianto metodologico complessivo per la ricchezza e la fecondità delle intuizioni in esso contenute. Il lavoro, condotto secondo quell’“arco gotico” fin da subito segnalato, permette di evidenziare il tentativo, sicuramente riuscito, di far comunicare la ragione teologica con le neuroscienze e viceversa. E questo non tanto perché la ragione teologica possa dire qualcosa alla ragione scientifica, o la ragione scientifica a quella teologica, quanto perché l’autore, attraverso la mediazione della filosofia, mostra come entrambe, l’una alla luce dell’altra, possano dire insieme qualcosa di sensato sull’uomo.
Inoltre, sul piano più propriamente dei contenuti, l’autore propone la sua tesi di fondo secondo la quale la dimensione materialista offerta dalle neuroscienze per leggere la libertà non è incompatibile con la visione propria della fede cristiana. Infatti, le categorie dell’alterità e della possibilità, che trovano fondamento tanto nelle neuroscienze quanto nella teologia trinitaria, consentono di delineare quello spazio entro il quale la libertà dell’uomo può essere vissuta pienamente in una prospettiva che renda possibile «un modo di stare dell’uomo di fronte a Dio che sia insieme degno di sé e di Dio, adeguato al dono di sé ricevuto e adeguato al dono di sé offerto» (360-361).
In definitiva, pertanto, lo studio di A. Paris, pur nella complessità delle sue articolazioni che non sempre rendono agevole la lettura per l’intersecarsi di piani diversi, risulta essere alquanto stimolante soprattutto per coloro che si occupano del problema, metodologico e contenutistico, di far dialogare tra loro prospettive diverse (scientifica, filosofica e teologica).
Tratto dalla rivista Lateranum n.2/2014
(http://www.pul.it)
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