Nella veste di vescovo di Tapso, Vigilio partecipò alla conferenza di Cartagine convocata dal re vandalo Unerico nel 484 nella quale furono messe a confronto la fede ariana e quella cattolica. La conferenza si svolse in un momento storico molto difficile per il clero e i cristiani in Africa, allora esposti alla persecuzione di Unerico, filo-ariano. È in questo contesto che vede la luce questo "Dialogo contro gli Ariani". Vigilio si rivolge a un pubblico preparato teologicamente sulle verità di fede, con l'intento di convincerlo della coerenza del cattolicesimo, facendo ricorso alle Sacre Scritture da un lato e, dall'altro, sottolineando la ragionevolezza del cattolicesimo e la contraddittorietà delle tesi degli avversari.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
1. NOTIZIE BIOGRAFICHE
Della vita di Vigilio di Tapso abbiamo poche conoscenze. Egli fu vescovo di una piccola città della Bizacena durante la dominazione del re vandalico Unerico, nel periodo in cui l'Africa settentrionale fu sottoposta alle persecuzioni di cui ci fornisce notizie la Storia della persecuzione della provincia d'Africa ai tempi di Genserico e di Unerico, re dei Vandali. La durezza del dominio barbarico ai danni delle popolazioni locali fu dovuta anche al fatto che Genserico utilizzava l'eresia ariana come un mezzo per consolidare la sua indipendenza dalle leggi di Roma e, anche, per vendicare le offese che i sudditi ariani subivano nell'impero. Nel 429 i Vandali salparono dalla Spagna guidati da Genserico. Contro di loro si dimostrò vana la resistenza dell'impero d'Oriente che oppose loro l'alano Aspare. Ippona fu sottoposta a un lungo assedio; il 28 agosto 430 vi trovò la morte Agostino.
La città resisté lungamente, infine capitolò nell'agosto del 431; nel 435 fu la volta di Cartagine, che i Vandali utilizzarono come base per compiere scorrerie nel Mediterraneo e per minacciare direttamente il vettovagliamento di Roma. La difficile situazione in cui venne a trovarsi la città fu la causa per cui Valentiniano III fu costretto a sottoscrivere un trattato nel quale ratificava la dominazione barbarica in Africa. Dopo la morte di Valentiniano, Genserico, armata una flotta, nel 455 saccheggiò la stessa Roma. Terminò in un disastro anche la spedizione inviata contro di lui dall'imperatore Zenone; alla sua morte, nel 477, Genserico poteva dirsi il padrone incontrastato dell'Africa settentrionale; i suoi domini infatti si estendevano da Ceuta a Tripoli. Alla guida del regno barbarico gli succedettero Unerico (477-484), Gontamondo (484-497), Trasamondo (497-523) e, infine, Ilderico che nel 532 subì la definitiva sconfitta da parte del generale di Giustiniano Belisario che pose fine al dominio vandalico in Africa.
Ci forniscono una preziosa testimonianza in relazione alle persecuzioni cui fu sottoposto il clero cattolico sia Vittore di Vita, sia Possidio di Calama che scrisse una Vita di Agostino dove conferma i toni drammatici della narrazione di Vittore.
Unerico, succeduto al padre nella guida del regno, ordinò la convocazione a Cartagine di una conferenza, nella quale porre a confronto la fede ariana e la cattolica. Intervennero alla discussione, svoltasi nel 484, numerosi vescovi, tra i quali, come leggiamo nella Notizia delle province e delle città dell'Africa, viene citato per ultimo, come appartenente alla delegazione di 111 vescovi provenienti dalla Bizacena, anche un «Vigilius Tapsitanus», identificato con l'autore del Dialogo contro gli ariani, i sabelliani e i fotiniani dall'editore secentesco Chifflet.