Tra i più significativi mediatori del Cristianesimo con il mondo dell'alta cultura tra la fine del II secolo e l'inizio del III, Tito Flavio Clemente Alessandrino compone intorno al 190 il "Pedagogo". Un documento fondamentale per conoscere la Chiesa delle origini; poiché inoltre affronta argomenti di grande attualità, è a noi particolarmente vicino. Pensando ad un pubblico laico, di uomini e donne appartenenti alla classe agiata di Alessandria d'Egitto, Clemente si propone di offrire un manuale di condotta cristiana con precise indicazioni per ogni circostanza della vita: l'abbigliamento, l'alimentazione, la frequentazione dei bagni pubblici, la sessualità, gli spettacoli teatrali; il tutto in un'ottica genuinamente cristiana.
INTRODUZIONE
SPECIFICITÀ DEL PEDAGOGO NELL'AMBITO DELLA LETTERATURA PATRISTICA
Certamente, tra gli scritti del cristianesimo antico, il Pedagogo di Clemente di Alessandria detiene un posto di primaria importanza. Tuttavia, al di là della sua celebrità, quest'opera rappresenta un tesoro molto speciale anche per altri motivi. Pertanto, prima di esporre brevemente in questa Introduzione i tratti salienti della vita, delle opere e della spiritualità dell'Alessandrino, vorrei individuare qui di seguito e sottoporre all'attenzione del lettore alcuni punti che fanno del Pedagogo un libro di particolare interesse, un libro per certi versi più vicino a noi di quanto lo possano essere gli scritti di altri Padri della Chiesa.
Innanzitutto Clemente di Alessandria è uno degli autori cristiani più antichi: le sue opere furono scritte intorno al 190 d. C. Ciò conferisce loro un particolare valore, non solo per l'importanza documentaria, ma anche per la vicinanza cronologica agli Apostoli e a Gesù. Il Pedagogo è dunque uno dei primi "grandi libri" del cristianesimo e di conseguenza uno dei suoi testi — per così dire — fondanti. Sebbene i grandi Padri del III e IV secolo, quali Atanasio, Basilio, Agostino, abbiano assunto, nell'elaborazione della dottrina cristiana, un ruolo maggiore, cionondimeno i Padri del I e II secolo (ovvero i Padri Apostolici e gli Apologisti) costituiscono, per la loro antichità, una testimonianza unica e impeti bile. È verosimile che il maestro di Clemente fosse Panteno, quale a sua volta, secondo la tradizione, sarebbe stato discepolo dell'apostolo Giovanni.
È evidente quindi che molti insegnamenti, raccomandazioni e comportamenti, appresi da Giovanni nei suoi anni di vita in comune con Gesù, abbiano potuto essere trasmessi oralmente da lui a Panteno e da quest'ultimo a Clemente. Del Maestro si aveva a quei tempi ancora un ricordo vivo e personale. È lo stesso Clemente che scrive: Questi maestri [tra cui Panteno] conservavano la vera tradizione della beata Dottrina [di Cristo]: essi l'avevano ricevuta di padre in figlio [cioè per trasmissione orale da maestro a discepolo] accogliendola così direttamente dai santi apostoli Pietro e Giacomo, Giovanni e Paolo. In tal modo, grazie a Dio, essi sono giunti sino a noi, depositando anche in noi quei preziosi semi dei padri e degli apostoli. Per questo Clemente, insieme ai Padri dei primi due secoli, ha per noi un'importanza fondamentale: è da lui, più che dagli autori dei tempi successivi che possiamo vedere e imparare quale fosse la Chiesa delle origini. E quando Agostino, Giovanni Crisostomo e i Concili Ecumenici si richiamo ai "Santi Padri" come alla regola della fede e della morale cristiana, si riferiscono appunto a questi primi discepoli degli apostoli e testimoni della nuova religione, tra i quali non ultimo fu Clemente.
In secondo luogo il Pedagogo, diversamente dalle altre opere di Clemente e da numerosi scritti di altri Padri antichi, tocca argomenti che anche per il cristiano di oggi sono particolarmente attuali. Sul piano dottrinale-dogmatico, Clemente non si dilunga in questo libro su questioni di teologia trinitaria, di meticolosa confutazione delle eresie cristologiche e pneumatologiche, bensì affronta temi sempre attuali: come è possibile che il Dio "severo» e punitivo dell'Antico Testamento sia lo stesso Dio di Gesù Cristo? Se Dio ama l'uomo, perché lo punisce e lo fa soffrire? Quale ruolo hanno, nel piano salvifico di Dio, le religioni non cristiane e quale valore possono avere per noi i loro insegnamenti filosofici e religiosi? Quale criterio dobbiamo seguireper la nostra vita: la ragione, il buon senso, la natura, oppure la legge di Dio e i suoi precetti?
Il Pedagogo tratta abbondantemente di questi temi e fornisce risposte illuminanti. Anche per quanto riguarda l'aspetto della morale pratica, Clemente affronta questioni per nulla affatto circoscritte al suo tempo e al suo contesto storico e sociale: sono senza dubbio attuali le sue osservazioni sullo sperpero del lusso, sul consumismo sfrenato, sulla brama di avere sempre di più (in greco pleonexia), sull'inutile affaccendarsi dietro a mille desideri e sulla vana ossessione delle apparenze (doxomania), sulla mancanza di pudore e il cattivo gusto dell'abbigliamento femminile, sull'erotismo dilagante e l'idolatria del denaro. Così, ad esempio, il capitolo 4 del Libro II si apre con una descrizione di quelle danze sfrenate e della vanità di quelle feste che si protraggono per tutta la notte e menano vanto del vino in eccesso! Queste danze sfrenate infatti sono una turbolenza provocata dall'ebbrezza, uno sfogo impulsivo della tensione erotica (...). È davvero contrario all'ordine, alla decenza e alla retta condotta questo frastuono di flauti, di cetre, di cori, di danze, di nacchere egiziane, che rintrona con cembali e tamburi e assorda con gli strumenti di un'ingannevole seduzione!. Vediamo così che anche allora, come oggi, per molta gente il vivere non è altro che baccanali, crapula, terme, vini di qualità, pitali, vacanze, bevande.