Tra il IV e il V secolo la vita della Chiesa fu segnata dalla nascita e diffusione delle eresie. Tra queste ebbe grande seguito quella di Pelagio che negava il peccato originale e riconosceva all'uomo la piena facoltà di operare il bene senza l'intervento della grazia. Incaricato dal vescovo Leonzio di stendere gli atti del Concilio di Arles (473), Fausto, vescovo di Riez, compone il "De gratia". Fausto impugna la dottrina di Pelagio ed espone la posizione della Chiesa. Contro chi sostiene l'importanza delle sole opere o della sola grazia, l'autore dimostra l'efficacia ma al tempo stesso la debolezza della volontà umana che permette all'uomo - ma solo se sostenuto dalla grazia - di giungere alla salvezza attraverso le opere.
INTRODUZIONE
1. LA VITA
Fausto nacque in Britannia, secondo quanto si ricava da Avito nell'epistola al re Gundobado (30, 1 Peiper): di origine britannica, del borgo di Riez. L'anno di nascita non è tramandato dalle fonti, tuttavia si può ipotizzare basandosi sulle altre date biografiche. Sapendo che Fausto fu abate di Lérins dal 433 al 457 e osservando che nelle lettere scritte esilio intorno al 480, non si trova alcun accenno ai fastidi causati dalla vecchiaia, l'Engelbrecht colloca la sua nascita non molto prima del 410. Il Simonetti, invece, nel Dizionario patristico e di antichità cristiane ol. 1336, dice: nato intorno al 400. Sembra, però, più accettabil le la data proposta dall'Engelbrecht, accolta del resto anche da p Viard, nel Dictionnaire d'Histoire et de Géographie Ecclésiastique, Parigi 1967, col. 731, dove afferma: poco prima del 410.
Secondo quanto si ricava da Sidonio (cf Prolegomena, pp. VII-VIII), nell'adolescenza Fausto si dedicò a studi filosofici, l'influsso dei quali è presente nello stile dell'opera, come dimostrano la cura con cui Fausto ha redatto il Prologo e la ricchezza di figure retoriche presenti nel corso di tutta l'opera. Risulta evidente che il De gratia non è la semplice redazione degli atti di un concilio, ma risente della grande cultura del suo autore, che con l'eleganza del periodare ha arricchito un testo che poteva risultare arido.
In giovane età egli entrò nel monastero di Lérins, probabilmente intorno al 424, quando era abate Onorato, che morì nel 426. A Onorato succedette Massimo fino al 433, come si ricava da una homilia de sancto Maximo Reiensi, di cui fu successore a sua volta Fausto, quando Massimo accettò la carica di vescovo di Riez nel 434. Alla morte di Massimo, che si può collocare intorno al 460, Fausto divenne vescovo di Riez fino al 477 , anno in cui Eurico, re dei Goti, lo mandò in esilio per il suo coinvolgimento negli episodi legati all'occupazione dell'Alvernia e della Provenza da parte dei Visigoti e per la sua posizione avversa all'arianesimo. Probabilmente Fausto tornò dall'esilio intorno al 485 anno in cui morì Eurico.
Come data di morte si ha il terminus ante quem costituito dalla lettera di Avito scritta prima del 500, da cui si deduce che Fausto era morto già da alcuni anni. Inoltre, a sostegno di tale ipotesi è il fatto che non si conosce pressoché nulla di ciò che Fausto fece al ritorno dall'esilio.
2. CONTROVERSIE TEOLOGICHE
Prima di affrontare l'analisi del corpus degli scritti faustiani è opportuno un breve cenno sulle controversie teologiche sottese al De gratia, che in maggiore o minore misura traspaiono dalle affermazioni di Fausto. Senza intenzione di esporre una sintesi esauriente, perciò, saranno fornite alcune notizie sulle eresie cristologiche, sorte in Oriente tra il IV e il V secolo, e sulla dottrina di Pelagio in merito alla condizione originaria dell'uomo, il peccato e il rapporto grazia-libertà.
Le eresie cristologiche
Nella controversia cristologica si possono riconoscere alcune fasi significative: il concilio di Costantinopoli del 381 confutò l'opinione degli ariani e di Apollinare di Laodicea, i quali negavano l'anima umana di Cristo, sostenendo che avesse assunto un corpo senza anima.