INTRODUZIONE
Agli inizi del III secolo la provincia d'Africa si presenta come uno dei luoghi più vivaci e fiorenti dell'Impero Romano; qui la cultura è ben diffusa a tutti i livelli e la religione cristiana sta iniziando a diffondersi rapidamente non solo fra le persone semplici, ma anche fra coloro che possiedono un'educazione letteraria e che spesso prediligono la retorica come mezzo principale d'espressione del pensiero sia filosofico, sia religioso. In quest'ambiente fortemente romanizzato si assiste al progressivo declino del mondo pagano e al sorgere di un nuovo stile di vita, propugnato da personalità illustri che riuscivano a ben coniugare la loro fede con la loro eloquenza.
Fu soprattutto la città di Cartagine quella che ebbe il vanto di darei natali a due illustri campioni della nuova ideologia cristiana e a contribuire alla diffusione del loro pensiero nel resto dell'Impero; era infatti una città che non aveva nulla da invidiare alle altre due metropoli, Roma e Alessandria d'Egitto, le uniche che potessero essere in qualche modo competitive. Oltre ad essere un importante luogo di scambio commerciale, era anche un vero e proprio centro culturale, affacciato sul Mediterraneo, nel quale convivevano diverse comunità religiose, come ad esempio quella ebraica. Il cristianesimo svolgeva la sua attività di proselitismo alla luce del sole ed era comunque conosciuto ai pagani, che lo guardavano con sufficienza, o con sospetto o con diffidenza. Vi erano stati episodi di violenza e di intolleranza e talora qualche persecuzione; ma tutto sommato la situazione era tranquilla intorno agli anni 200-210, quando sembra verosimile collocare la nascita di Tascio Cipriano. Anche il grande Tertulliano era nato a Cartagine e lì aveva vissuto, riuscendo a lasciare dietro di sé un impronta indelebile; ma a differenza di quest'ultima.
Cipriano fu un uomo di Chiesa, un vescovo sul quale si riversarono le pesanti responsabilità connesse al suo incarico di pastore di anime e che non si sottrasse mai ai suoi impegni e ai suoi doveri di capo della sua comunità. Profuse tutta l'autorità di cui era capace nel guidare i suoi fedeli e non si risparmiò mai, neppure nei momenti più difficili della persecuzione di Decio, che si sarebbe scatenata di lì a poco. Importantissima testimonianza del suo impegno missionario è il suo epistolario, il primo epistolario in lingua latina di un vescovo cristiano, che ci consente di seguire gli avvenimenti storici della Chiesa africana, il formarsi di una gerarchia all'interno di essa e il rafforzarsi di alcuni valori precipui dell'ideologia cristiana, come la penitenza, il martirio e la professione di fede.
Di Cipriano possediamo anche una biografia, intitolata Vita Cypriani (Vita di Cipriano) da attribuire al diacono Ponzio che seguì il vescovo durante il suo esilio da Cartagine e che scrisse poi tutte le sue vicende terrene, immediatamente dopo il suo martirio: Essa ci fornisce alcune notizie utili, ma a causa del suo intento dichiaratamente apologetico e celebrativo non può da sola essere utilizzata come fonte attendibile.
Riguardo al martirio, all'interrogatorio di Cipriano da parte del proconsole e al racconto dell'esecuzione, ci sono giunti gli Acta Proconsularia (Atti proconsolari) che fanno parte degli Acta martyrum, una raccolta di atti che ci forniscono le narrazioni delle sofferenze subite dai martiri prima del loro estremo sacrificio. L'Africa ci ha conservato la maggior parte diqueste raccolte, utilissime per comprendere le circostanze nelle quali si svolsero queste vicende, dal momento che talvolta furono redatte da testimoni oculari, come nel caso di Ponzio, o da scrittori che ebbero la possibilità di documentarsi ascoltando i racconti di coloro che erano stati presenti al martirio.