ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Fino dai primi secoli della Chiesa molti furono gli esegeti che commentarono il primo capitolo della Genesi. Per ricordarne solo alcuni, citeremo Origene e san Basilio di Cesarea fra i greci, Lattanzio e sant'Agostino fra i latini. Possono spiegare questo interesse, che si prolunga nel corso del tempo, sia le ragioni liturgiche che consigliavano di commentare testi largamente impiegati durante le celebrazioni quaresimali sia, soprattutto, la necessità d'illustrare, specie in contrapposizione con i vari sistemi ereditati dalla filosofia classica, l'origine del mondo, punto di partenza per la storia della salvezza.
Si comprende perciò come anche sant'Ambrogio abbia ritenuto opportuno affrontare tale argomento, probabilmente nel corso della Quaresima del 387, e precisamente nei sei giorni della Settimana Santa dal 19 al 24 aprile 7.
Lo svolgimento della predicazione può essere così ricostruito:
1°giorno: I sermone, I, 1, 1 - 6, 24 (mattina); II sermone, I, 7, 25 - 10, 38 (pomeriggio).
2° giorno: III sermone, II, 1, 1 - 5, 22 (pomeriggio).
3 giorno: IV sermone, III, 1, 1 - 5, 24; V sermone, III, 6, 25 - 17, 72.
4° giorno: VI sermone, IV 1, 1 - 9, 34 (pomeriggio).
5° giorno: VII sermone, V, 1, 1- 11, 35; VIII sermone, V, 12, 36 - 24, 92 (separato da un breve intervallo dal precedente e pronunciato nel pomeriggio).
6° giorno: IX sermone, VI, 1, 1 - 10, 76 (manifestamente nel pomeriggio).
I vari momenti della creazione sono così distribuiti: nella prima giornata, cielo, terra (I) e luce (11); nella seconda, firmamento (III); nella terza, acque (IV) e piante (V); nella quarta, sole, luna e stelle (VI); nella quinta, pesci (VII) e uccelli (VIII); nella sesta, animali e uomo (IX).
Evidentemente un'opera così impegnativa presuppone nell'autore non solo il possesso di una cultura generale, teologica e profana, adeguata ai temi affrontati, ma anche il ricorso, più o meno immediato, a fonti particolari. Per i primi quattro paragrafi ci soccorre l'approfondita ricerca del Pépinche rinvia, oltre che ai Philosophumena d'Ippolito, al Cicerone del De natura deorum e probabilmente de/Mortensius, a Filone, forse ad un Epi torre di Filodemo, senza escludere a priori la conoscenza diretta del Dephilosophia del giovane Aristotele, non ancora indipendente dall'influsso platonico. Ma più in generale, trascurando per il momento le fonti dell'informazione scientifica di cui diremo in seguito, per l'intera opera bisogna risalire, oltre che a Cicerone e a Filone, quanto meno ad Origene e a san Basilio di Cesarea.
A questo proposito è inevitabile citare il famoso passo di san Girolamo, nel tentativo di chiarirne i limiti ed il significato: Nuper Ambrosius sic Exaemeron illius (scilicet Origenis) compilavit, ut magis Hippolyti sententias Basillique sequeretur. Sembra difficile, specie se si considera il carattere polemico di chi scrive, che il verbo compilare non assuma qui un significato niente affatto lusinghiero. Ma anche ammesso questo, il senso dell'intera frase continua a rimanere piuttosto oscuro. Secondo il Pépin, «d'après le contexte, Jéróme semble vouloir dire qu'Ambroise gardé une certaine indépendence dans l'usage de cet Exaemeron...