ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
L'IDEALE METODIANO DELLA VERGINITA'
L'opera che rende Metodio d'Olimpo significativo nel panorama della letteratura patristica è certamente il Simposio delle dieci vergini.
Il sottotitolo «Sulla castità» lo qualifica come uno scritto dal contenuto ben preciso. L'autore intende infatti mostrare la natura e la funzione di quella virtù che è la massima espressione d'amore verso Dio nella totale consacrazione a Lui. L'incantevole giardino di Virtù, figlia della filosofia, costituisce il fondale naturalistico e simbolico di altrettanti discorsi che dieci fanciulle pronunciano, nel corso di un banchetto, in lode del loro ideale prescelto. Perciò il motivo encomiastico viene a costituire il filo conduttore dell'intero trattato. Contemporaneamente il linguaggio assume un tono parenetico, perché le vergini intendono esortarsi reciprocamente all'osservanza della castità e alla pratica della sua forma più radicale che è la verginità.
LA prima donna a prendere la parola è Marcella, che esordisce definendo entusiasticamente la verginità «la mammella della Chiesa, il fiore e la primizia di essa, il migliore e il più bello stato di vita» (I, 1, 52, 5s.). Le fa eco Teopatra, la quarta compagna nell'ordine degli interventi, per coinvolgere le altre vergini in una lode corale: «Su dunque, anche noi celebriamo tra i doni di Cristo quello che come stella è il più fulgido e il più prezioso: la verginità» (N 1, 128, 9). Ecco il motivo di tanto fascino che emana da questa virtù: l'essere di origine divina e celeste, quale dono fatto da Dio agli uomini onde potessero raggiungere l'immortalità (IV, 4, 134, 7s.; IV, 6, 140, 11). È infatti con la sua venuta tra noi nella carne che Cristo ha impresso una svolta all'umanità fino ad allora immersa nell'ignoranza e nel peccato: le prime generazioni non conobbero la verginità, perché dedite alla pratica dell'incesto e della poligamia (I, 2-3). L'incarnazione rappresenta così per Metodio l'inizio del regno della verginità ed il suo progressivo affermarsi ad opera delle anime caste che l'hanno abbracciata.
Queste anime aspirano innanzitutto ad entrare nella Gerusalemme celeste, che sentono come loro sede naturale, dove potranno finalmente conseguire l'immortalità.- «Ne consegue che dopo il segnale della partenza e il viaggio dalla terra, quelle vergini che son state in una vita retta e fedele a Cristo prima rima di tutte le altre riportano il premio della vittoria per la loro lotta e la corona coi fiori dell'immortalità da parte del Signore. Infatti con la partenza delle anime da questo mondo si dice che gli angeli vadano incontro alle vergini con grande accoglienza e le accompagnino a quei pascoli verso cui anche prima bramavano di giungere, immaginandoseli da lontano quando, risiedendo ancora nel corpo, sognavano il mondo divino» (VIII, 2, 204, 22-30). Queste parole pronunziate da Tecla mostrano l'animo della vergine metodiana tutta posseduta da un desiderio di cielo,pur vivendo quaggiù nell'ansia della sua realizzazione: «Ma le anime dalle belle e agili ali, portandosi nel luogo sovrumano della vita e vedendo da lontano ciò che nessun uomo poté contemplare, cioè i pascoli stessi dell'immortalità ricchi e pieni di fiori straordinariamente belli, sono sempre rivolte ad essi col loro animo per gli spettacoli che là si godono» (ibid., 204, 6-10).
Per un altro aspetto la verginità si configura come un dono offerto a Dio di se stessi, quasi una risposta dell'anima all'iniziativa di Dio e al suo grande dono dell'Incarnazione: «Sono pienamente convinta e ho l'appoggio delle Sante Scritture che l'offerta più grande e più ragguardevole, il dono di cui non esiste l'equivalente da offrire a Dio da parte degli uomini, è il premio (khlon) della lotta per la verginità» (V, 1, 142, 4s.). Nelle parole di
Tallusa affiora un termine che rivela la natura profonda della verginità: essa è una «lotta» contro le passioni, la cui vittoria fa pregustare una specie di «trofeo» (di qui l'ambivalenza del vocabolo-spia). L'aveva affermato poco prima la vergine Teopatra: «Se io ti dimentico, Gerusalemme, dimentichi la destra le sue funzioni.
Resti la mia lingua attaccata al palato, se io non mi ricordo di te. se non metto Gerusalemme al colmo (leda gioia; dicendo Gerusalemme si intendono, come dissi,queste anime pure e intatte che dopo aver bevuto con labbra incontaminate e con severità la limpida bevanda della verginità si apprestano a presentarsi a Cristo, nel cielo, "casta vergine a un unico sposo" L'incitaci dl un combattimento dal premio Othlon) sicuro» (IV, 5, 138. 14ss.).