INTRODUZIONE
1. IL VANGELO DELLA CHIESA
Un lungo percorso storico ci separa dalle letture del Vangelo di Matteo tenute da Origene a Cesarea: questo non breve itinerario ci porta a confrontarci con prospettive ecclesiologiche che ci verrebbe da pensare irrimediabilmente lontane, eppure più che mai questo grande Commentario ci attesta che chi si occupa di Origene ritorna alle radici sempre vive della cristianità, alla iniziazione biblica di cui si sostanzia perennemente la vita della comunità dei credenti in Cristo.
In certo senso esegesi del Vangelo e interpretazione del cristianesimo coincidono: degli atti che gli evangelisti ci riferiscono «il Salvatore ha voluto fare dei simboli delle sue azioni spirituali» (Cm Mt XVI, 20), e la ricerca di questo "mistero" è nell'ambito della Chiesa, non di una gnosi elitaria. Nell'età patristica «nessun cristiano venne mai privato del possesso simbolico e della appropriazione personale della Sacra Scrittura... Ciò che la Chiesa doveva annunciare era Scrittura, e ciò che l'insieme della Scrittura articolava in modo divino era la Chiesa... due livelli ermeneutici identificazione cristiana».
Nel cammino del pensiero patristico sono tutt'uno la tensione vitale alla conoscenza del Cristo, che parla nelle Scritture, rinnovamento delle metodologie interpretative collaudate nelle scuole pagane e l'eredità della linfa d'Israele.
L'attenzione esegetico-spirituale dell'origeniano Commento a Matteo è fondamentalmente rivolta alla Chiesa "visibile", con un trasferimento approfondito e intenzionale della tematica matteana interiorità-esteriorità ai movimenti storico-ecclesiali delle realtà cristiane maturate all'età di Origene. Con questo abbraccio ampio sono considerati con precisione e insieme con occhio plurivalente quanti entrano nella comunità di Gesù, coloro che lo riconoscono, attestando la fedeltà di Dio nel realizzare un esodo da Israele, che paradossalmente fa portare a quest'ultimo il frutto da esso sinora invano atteso — «Veramente Gesù è divenuto, quale capo della Chiesa, capo d'angolo, unificando e unendo in se stesso i due Testamenti» (Cm Mt XVII, 12) — e insieme coinvolgendo i mondi nuovi delle genti chiamate alla fede.
La Chiesa rivela, nel Commentario a Matteo, la sua genesi e direzione teandrica: Cristo) ha lasciato a causa della Chiesa — lui, il Signore, che è lo Sposo — il Padre presso il quale si trovava quando "era nella forma di Dio" ( Fil 2,6) ; ha lasciato anche la madre — essendo anch'egli figlio della Gerusalemme dall'alto e si è unito alla sua sposa caduta quaggiù, e i due sono divenuti su questa terra una carne sola... (E ancora lui, il Figlio del Re) contrarrà nella risurrezione dei morti nozze al di sopra di tutte le nozze che occhio abbia visto, orecchio udito, e delle quali sia salito il pensiero in cuore d'uomo (1 Cor 2, 9), ...nozze delle quali non si potrà più dire: "I due saranno una carne sola" (Gn 2, 24), ma con più esattezza: "Lo Sposo e la sposa sono un solo spirito" (1 Cor 6, 17)» (Cm Mt XIV, 17; XVII, 33). E questa Chiesa che vive nella storia, da Adamo a Noè ad Abramo a Mosè e finalmente al Cristo, «il quale più volte, nel suo condiscendere agli uomini, ha servito l'economia della chiamata degli operai» (Cm Mt XV, 32): comunità salvifica animata dal Logos come un corpo lo è dall'anima, in cui si fa la esperienza storica dell'amore divino. La presenza del Logos incarnato, che anima le membra ecclesiali, risveglia in esse, in risposta, l'amore verso Dio, così che la Chiesa, al di là delle fragilità e cadute di cui essa è segnata, vive nel profondo di Dio e può donare al mondo una carità che non passa, ma rimane per sempre.