INTRODUZIONE
CENNI BIOGRAFICI
Eusebio i nacque verosimilmente tra il 260 e il 264, probabilmente a Cesarea, che egli stesso chiama in più di una occasione «la nostra città», anche se usa questa espressione dopo la sua elezione alla cattedra episcopale di quella città e non può quindi essere affermato con sicurezza che egli intenda riferirsi con essa al luogo della propria nascita.
In ogni caso egli è chiamato «Eusebio di Cesarea» da molti autori e, se non nacque a Cesarea, in essa certamente passò la maggior parte della sua vita ed ebbe luogo la sua formazione intellettuale e spirituale, anche in virtù del fatto che Cesarea era divenuta un importante centro di studi da quando Origene, in esilio, vi aveva fondato una scuola ed una grande biblioteca, dopo il 230 . Nulla sappiamo circa la famiglia di Eusebio. La sua formazione religiosa e culturale avvenne sotto la guida del prete Panfilo, il quale aveva continuato a Cesarea la tradizione inaugurata dal grande Origene, ampliando ed arricchendo la biblioteca. Ed Eusebio considererà Panfilo come il proprio padre spirituale, del quale assumerà il nome, chiamandosi «Eusebio di Panfilo». Con lui egli intraprese una intensa attività filologica intorno al testo sacro che continuò per diversi anni, in parte ancora durante il tempo della persecuzione di Diocleziano, scatenata nel 303.
Panfilo fu arrestato nel 307 e martirizzato nel 310. Eusebio assistette dapprima il maestro in carcere, collaborando con lui alla stesura di una apologia per Origene, ma quando egli" fu messo a morte, Eusebio dovette fuggire dapprima a Tiro e poi nella Tebaide per evitare di subire anche lui la stessa sorte. Con la fine della persecuzione, dopo l'editto del 311 e la definitiva vittoria di Licinio su Massimino Daia, nel 313, Eusebio tornò a Cesarea e ne fu eletto vescovo, forse in quello stesso anno.
Una volta vescovo, si trovò subito coinvolto nella controversia ariana, in principio dalla parte dell'eresiarca, sia pur nella ricerca di una posizione di compromesso tra Ario e il patriarca Alessandro, la quale portò al sinodo di Cesarea, che permise ad Ario il ritorno in patria, accettando le sue dottrine ma chiedendogli di sottomettersi al suo patriarca. In conseguenza di ciò, un successivo sinodo, tenutosi ad Anfiocina nel 325, vide la scomunica di Eusebio, che non aveva sottoscritto una formula diretta contro la dottrina di Ario. Nel posteriore concilio di Nicea, sempre nel 325, Eusebio cercò di proseguire i suoi sforzi di conciliazione, firmando alla fine il Credo di Nicea,più per conformarsi al desiderio dell'imperatore che per intima adesione e scrisse poi una lettera alla sua comunità nella quale si sforza di minimizzare le differenze tra il Credo di Nicea e la professione di fede da lui adottata in Cesarea. In ogni caso il concilio, con il consenso dell'imperatore, eliminò la sua scomunica. In seguito Eusebio rivestì un ruolo importante nel collaborare con Eusebio di Nicomedia a cacciare i maggiori esponenti del partito niceno dalle loro sedi. Si arrivò così al sinodo di Antiochia nel 330, che depose il vescovo locale, Eustazio, accusato da Eusebio di sostenere una posizione affine al sabellianismo.
Alcuni anni più tardi, nel 335, il sinodo di Tiro scomunicò Atanasio, il quale considerava Eusebio come uno dei suoi avversari. Infine Eusebio, nel 336-337, attaccò in due opere Marcello di Ancira, autore di un'opera contro Parlano Asterio nella quale venivano pure criticati i due Eusebii, cioè di Nicomedia e di Cesarea. Parallelamente a tutti questi avvenimenti, crebbero costantemente, a partire da Nicea, la fama e la considerazione di Eusebio presso Costantino, per il quale Eusebio provava un'ammirazione grandissima, tanto che fu incaricato di pronunciare i panegirici in occasione del ventennale e del trentennale. dell'ascesa al potere dell'imperatore. Quando Costantino morì, nel 337, egli dedicò inoltre un elogio funebre alla sua memoria. Eusebio sopravvisse di poco alla morte dell'imperatore: non si fa più menzione del suo nome dopo il 337. È verosimile che egli sia morto tra il 337 e il 340, anno della scomparsa di Costanzo II, forse nel 339; nel 341, infatti, era già il suo successore, Acacio, a prendere parte al concilio di Antiochia.