ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
IL DE SPIRITU SANCTO NELL'ATTIVITÀ LETTERARIA DI FAUSTO DI RIEZ
Possiamo ricostruire le tappe principali della vita e dell'opera letteraria di Fausto di Riez attraverso le testimonianze dei suoi contemporanei. Alcimo Avito e Sidonio Apollinare ci attestano che era originario della Gran Bretagna, e non vi è motivo per mettere in dubbio la verità di tale affermazione, nonostante che Facondo di Ermiana e il vescovo africano Possessore parlino di lui definendolo «Gallo». Per quanto non si abbiano notizie sicure circa la sua data di nascita, si può tuttavia ragionevolmente congetturare che sia nato all'inizio del quinto secolo, intorno al 410, in quanto è noto che nel 433 divenne abate del monastero di Lérins, e che verso il 480, in esilio, scrisse alcune lettere prive di qualsiasi riferimento alle difficoltà della vecchiaia: si tratta, tuttavia, di un argumentum ex silentio. Sembra più convincente, a tale riguardo, un'osservazione di A. Engelbrecht: è più verosimile che Fausto abbia composto la sua opera più impegnativa, il De gratia (datato intorno al 473 ), quando si trovava alla soglia dei sessant'anni piuttosto che quasi come risulterebbe retrodatando la sua nascita al 400 o addirittura al 390.
Il giovane Fausto Si dedicò, probabilmente, a seri studi filosofici Ce lo fa supporre una lettera, indirizzatagli da Sidonio Apollinare. nella quale il vescovo di Riez e celebrato per la sua dottrina: «Così, dunque, dotato di queste qualità dello spirito della cultura, ti sei unito, reverendo Padre, a una bella ma a una donna che hai sposato in conformità al testo del Deuteronomio. Ancora giovane, tu l'hai scorta in mezzo agli squadroni nemici, e di là, avendola appassionatamente amata tra le file della parte avversa, senza lasciarti respingere dai combattenti che si opponevano a te, l'hai strappata con il braccio vincente del desiderio: intendo parlare della Filosofia, che, sottratta a forza dal novero delle arti sacrileghe, si è tagliata i capelli della falsa religione e le sopracciglia sdegnose della scienza mondana, e poi ha eliminato le pieghe del suo antico vestito, vale a dire le tortuosità della triste dialettica che velavano gli errori e i peccati della condotta, e infine ha unito a te il suo corpo, ormai purificato, in un mistico amplesso. Già da tempo, fin dai primi anni della tua vita, lei è stata al tuo seguito, è stata al tuo fianco come compagna inseparabile, sia che tu ti esercitassi nelle scuole di città, sia che tu ti sottomettessi alla mortificazione nelle remote solitudini; ha condiviso la tua sorte all'Ateneo, poi al monastero; insieme a te ha rinunciato all'insegnamento del mondo, e insieme a te predica la dottrina celeste. Ora che sei unito a lei in matrimonio, chi vorrà provocarti sentirà che l'Accademia di Platone combatte per la Chiesa di Cristo e che tu eserciti una filosofia più nobile: apprenderà in primo luogo che tu affermi l'ineffabile Sapienza di Dio Padre insieme all'eternità dello Spirito Santo...».
Il monastero di cui parla Sidonio nella sua lettera è quello di Lérins, nel quale Fausto fu accolto in una data che è impossibile stabilire con precisione: vi giunse, tuttavia, assai giovane, e nel 433 fu eletto abate della comunità succedendo a Massimo, che era stato chiamato alla cattedra episcopale di Riez. Con Fausto, osserva Salvatore Pricoco, «si chiude quella che possiamo chiamare l'epoca d'oro della comunità, dall'arrivo di Eucherio alla metà del secolo». Un'interessante testimonianza relativa ai molti anni che videro Fausto alla guida del monastero di Lérins è costituita dalle omelie che egli rivolse ai suoi confratelli, confluite, insieme ad altri scritti di dubbia attribuzione, nella cosiddetta Collectio Gallicana.