INTRODUZIONE
LA SCOPERTA DELLA TRADIZIONE APOSTOLICA
La Tradizione apostolica occupa un posto importante tra i documenti che descrivono le istituzioni, la vita della Chiesa antica e la sua liturgia. E senza dubbio il modello più antico di preghiere comunitarie guidate da un presidente ed ha esercitato un influsso notevole nella Chiesa antica, in particolare sulla formazione delle collezioni canoniche.
La sua preghiera eucaristica è stata adottata dalla liturgia etiopica sotto il nome di Anafora del nostro Signore Gesù Cristo e sotto il nome di Anafora di nostra Signora Maria, Madre di Dio, che compose Abba Giorgio, e dalla liturgia siriaca col nome di Testamento del Signore nostro Gesù Cristo 2. Ha esercitato un influsso considerevole su tutta la famiglia delle liturgie antiochene tramite l'anafora di Basilio e quella del libro VIII delle Costituzioni apostoliche. Dopo avervi apportato modifiche e ritocchi, che consistono nell'inserimento del Sanctus, del Post-Sanctus epicletico-pneumatologico e delle intercessioni, la Chiesa latina l'ha inserita come seconda preghiera eucaristica nel Messale Romano.
La preghiera dell'ordinazione episcopale, sempre utilizzata sotto forme derivate nei Patriarcati d'Antiochia e d'Alessandria, dal 1968 è entrata nel Pontificato romano come formula consacratoria dei vescovi di rito latino. Fino all'inizio di questo secolo si conosceva solo l'esistenza della Tradizione apostolica grazie al titolo scolpito sul trono della statua detta di sant'Ippolito, attualmente all'ingresso della
Era convinzione comune che il testo fosse irrediabilmente perduto. Tuttavia L. Schwartz e R.H. Connolly con le loro ricerche hanno individuato e identificato l'opera nella Costituzione della Chiesa egiziana, conservata nel Sinodos della Chiesa d'Alessandria; Hauler ne ha trovato una parte in un manoscritto latino della Biblioteca capitolare di Verona. Ulteriori ricerche hanno messo in luce l'influsso della Tradizione apostolica negli adattamenti dei Canoni di Ippolito egiziani, nelle Costituzioni apostoliche siriache, nel Testamento del Signore, ugualmente siriaco, e nell'Epitome delle Costituzioni apostoliche; influssi si rilevano ancora negli Statuta Ecclesiae antiqua della Gallia meridionale.
Il manoscritto latino di Verona è un palinsesto, che si ritiene scritto tra il 486 e il 494, ma la versione latina dei tre testi, dei quali è composto, è datata tra il 375 e il 400. I Canoni di Ippolito sono da collocare tra il 336 e il 340. Ciò vorrebbe dire che tra questi e la Tradizione apostolica corre un lasso di tempo di circa centoventi anni. Sia che si ritenga autore della Tradizione apostolica Ippolito o un qualunque altro scrittore, la sua stesura andrebbe fissata tra il 218 e il 220.
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don mirko scoccati il 24 settembre 2016 alle 20:48 ha scritto:
La tradizione apostolica di Ippolito richiama i primi secoli della Chiesa, molto utile come documentazione personale per capire l'evoluzione anche sacramentario della Chiesa primitiva. Opera poco conosciuta dai fedeli... da diffondere.
Catechista ANDREA BONZANO il 1 settembre 2019 alle 09:28 ha scritto:
ottimo documento di studio e di cultura generale sulle prime tradizioni rituali e liturgiche delle comunità cristiane post-apostoliche. Ippolito, insieme a Giustino, delinea i rudimenti di quello che poi nei secoli diventerà l'attuale liturgia.