ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
VITA E OPERE
All'ombra di Agostino si presenta con un suo personale contributo, nel cammino del pensiero cristiano occidentale, Prospero di Aquitania. Nato qui alla fine del sec. IV, si formò una buona cultura classica nelle scuole gallo-romane. Da laico venne a Marsiglia, attirato dall'ambiente culturale e monastico dei due famosi centri di S. Vittore e di Lérins, ma non entrò a farne parte. Durante la controversia pelagiana e semipelagiana prese le parti di Agostino, di cui abbracciò con ardore le posizioni sulla predestinazione, sulla grazia e sul libero arbitrio. A lui e ad Ilario Agostino inviò il De praedestinatione sanctorum e il De bono perseverantiae.
Alla morte di Agostino, Prospero venne a Roma per ottenere dalla Sede apostolica la condanna delle conclusioni teologiche sulla grazia a cui erano pervenuti i teologi di Marsiglia e di Lérins. Rimase deluso della lettera di condanna dei vescovi della Gallia emanata dal papa Celestino I, ma si rese conto della necessità di evitare posizioni estremistiche, accettando un agostinismo moderato. Tra il 432 e il 434, anni cruciali della polemica semipelagiana, pubblicò a Marsiglia alcuni suoi scritti. Al la morte di Giovanni Cassiano, contro cui aveva scritto il Contra collatorem, si ritirò a Roma, dove svolse le funzioni di notarius a servizio del papa Leone Magno, ufficio più conforme alla sua cultura classica e retorica. La sua morte dovette avvenire dopo il 455, anno in cui si ferma la sua Cronaca.
I suoi scritti comprendono Lettere, tra cui emergono l'Epistula ad Rufinum (PL 51, 77-90) e l'Epistula ad Augustinum (PL 51, 67-74). Collaborò alla stesura delle Lettere di papa Leone.
In versi esametri compose il Carmen de ingratis (coloro a cui manca la grazia) (PL 51, 89-148), in distici elegiaci Epigrammata in 2) Fri,rimm.it.1 ex sen obtrectatorem Atiustini (PL 51. 149-1) tentiis Augustini (PL 51. 498-532). Epitaphium Nestorianae et l'elagianae haereseon PL 51. 153-154).
In difesa delle tesi agostiniane scrisse: Prosiones ad capitula obiectionum Gallorum calumniantium (PL 51, 155-174 e PL 45, 1833-1844), Pro Augustino responsiones ad ca pitula obiectionum Vincentianarum (PL 51, 177-186 e PL 45, 1843-1850), Pro Au gustino responsiones excerpta Genuensium (PL 51, 187-90) e PL 45, 1849-1858), De gratia Dei et libero arbitrio liber contra collatorem (senza dubbio, Giovanni Cassiano) (PL 51. 215-27:6). Capitula o Praeteritorum Sedis Apostolicae episcoporum auctoritates de gratia et libero arbitrio (PL 51, 205-212 e PL 45, 1756-1760), Expositio Psalmorum a C ad CL (PL 51, 277-426). Liber sententiarurn ex operibus Augustini delibatarum (PL 51, 427-496). Il De vocatione omnium genti= (PL 51, 64 7- 722) è attribuito da Quesnel a Leone Magno (PL 55, 339), da L. Valentin e M. Cappuyns a Prospero.
Opera storica è /'Epitoma Cronicae (PL 51, 535-606), in cui sono riassunti gli avvenimenti dalle origini del mondo al 455.
A questo rapido elenco degli scritti di Prospero bisogna far seguire una considerazione di fondo sulla evoluzione del suo pensiero. Prospero è seguace fedele di Agostino, ma ammette una evoluzione di pensiero: fino al 432 è intransigente su tutte le posizioni agostiniane, nel periodo 433-435 fa luogo alle prime concessioni passando dalla forte affermazione della assoluta necessità e gratuità della grazia e della predestinazione alle sfumature delle responsiones alle calunnie galliche, in cui si parla di una predestinazione dei malvagi alla dannazione in conseguenza dei loro peccati e della volontà salvifica di Dio estesa a tutti gli uomini. Nei Capitula, che sono del periodo successivo, Prospero si rimette pienamente alla autorità della Chiesa sulla assoluta gratuità e necessità della grazia. «Prospero è romanizzato» .
La Expositio Psalmorum a C ad CL è l'opera più ampia di Prospero e nei rapporti con Agostino è quella che di proposito si rifà a un'opera determinata del maestro, seguita passo passo, come si addice a un vero e proprio riassunto. Qua e là riporta letteralmente il testo delle Enarrationes in Psalmos di Agostino, nella maggior parte dei casi si limita a compendiare il testo agostiniano, mostrando anche una certa indipendenza nell'omettere alcune amplificazioni dell'Ipponense che, stando allo scopo prefisso, Prospero riteneva appesantire la comprensione del salmo commentato.
Il titolo stesso dell'opera: Expositio Psalmorum determina subito la differenza dalla grande opera di Agostino sui Salmi.
Quintiliano (Inst. I, 2, 14) usa il verbo enarrare in una successione di modi di interpretazione di un testo, per aggiungere qualche cosa al lavoro di un grammaticus (dissertazione sullo stile, spiegazione dei problemi, esposizione di un fatto storico) e intendere il commento ampio di un testo poetico. Il termine enarratio è ripetuto ancora dallo stesso Quintiliano in I, 4, 2 riferito sempre a poeti (poetarum enarratio) e aggiunge anche qui qualche cosa alla semplice conoscenza della lingua (recte loquendi scientia). L'opera di Agostino risponde precisamente a questo concetto di Quintiliano, perché si accosta al testo salmico, che è precisamente poetico, anzi abbraccia tutti i generi poetici dall'epico al didascalico, dal lirico al drammatico, e ne fa emergere tutta la ricchezza umana e religiosa, senza preoccupazione di limiti imposti dall'esterno.
I Sermones sui Salmi di Agostino (come tali infatti sono nate le Enarrationes) sono il prodotto di uno spirito geniale, sorretto dal desiderio del maestro, che intende trasferire nell'animo degli ascoltatori le vibrazioni del cuore e le acquisizioni dottrinali di cui si sente ricco.