ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
I. PREMESSA
Proporsi di illustrare la vita di un personaggio famoso vuol dire anzitutto riferire possibilmente dati biografici sicuri. Ed è questa purtroppo la difficoltà maggiore che noi incontriamo nel richiamare la prima parte della biografia di Crisostomo. Ma c'è di più. Avendo di mira l'opera che ora viene tradotta, occorre tener presente che tale opera fu scritta appunto in un periodo dei più difficili a definirsi cronologicamente. Molti sono gli studiosi impegnati nella possibile soluzione di tutta la questione, senza che finora si sia giunti a un risultato concorde. Il primo impegno di questi studiosi comincia proprio con il tentativo di fissare la data di nascita del Crisostomo: per alcuni essa dovrebbe essere fissata intorno al 344, per altri nel 354. Se si pensa perciò che tutte le date posteriori, in base alla determinazione della data di nascita, dovrebbero differenziarsi almeno d'un decennio, si comprende facilmente quale divario ne risulterà in riferimento alla scelta di quella data. D'altra parte, poiché anche per noi una scelta si presenta necessaria in vista del nostro lavoro, mi è sembrato opportuno attenermi alla decisione seguente, così formulata.
Il primo biografo, inteso a impegnarsi anche nel determinare date relative alla vita del Crisostomo, fu il Palladio. Altri storici, nell'antichità, vollero riferire cenni cronologia, ma non furono concordi con lui, e così ne derivò quell'incertezza che dura ancora. None mio compito entrare in questione. Ritengo pertanto opportuno, per chiarezza di metodo, attenermi alla decisione del Festugière, che va considerato come uno dei più attenti studiosi della questione. L'illustre scrittore, pur tenendo presenti le varie opinioni, così conclude: «In queste condizioni sembra cosa saggia tener presente la data tradizionale che fissa l'anno di nascita del Crisostomo nel 354 d.C.».
Perciò, ín conformità a questa data, ecco come possono essere fissate le successive vicende della vita del Crisostomo, in base alle indicazioni del Palladio:
a) 354-372: dalla nascita al battesimo;
b) 372-375: dal battesimo al lettorato;
c) 375-381: ritiro in vita ascetica;
d) 381-386: periodo del diaconato (primi dati sicuri);
e) 386-397: periodo del presbiterato;
f) 397-407: episcopato a Costantinopoli; esilio e morte.
Sulla scorta di questi dati, viene spontaneo dividere la trattazione della vita del Crisostomo in due distinti periodi: una prima parte, comprendente le fasi determinate da circostanze esterne e da decisioni del tutto personali, a cominciare dall'ambiente familiare fino al termine del periodo caratterizzato dalla sua vita ascetica (354-381); una seconda parte, determinata dalla sua vita pastorale (381-407); periodo indubbiamente importantissimo, ma meno attinente al nostro soggetto.
II. LA VITA DEL CRISOSTOMO
a) La giovinezza
Giovanni Crisostomo nacque ad Antiochia nel 354. Il padre, di nome Secondo, e di probabile origine latina (come sembra indicare il suo stesso nome), apparteneva agli ufficiali militari d'alto rango. La madre, di nome Antusa, e di origine sicuramente greca, donna d'alto sentire e di profonda fede, rimasta, all'età di vent'anni, vedova, non pensò a risposarsi e attese con ogni cura all'educazione del figlio.
L'istruzione ateniese e, in genere, quella del mondo ellenico, comportava un primo periodo affidato alla madre. Più tardi i bambini erano mandati alle scuole che intrattenevano i ragazzi in esercizi letterari, musicali e ginnastici. Tali scuole erano affidate esclusivamente a privati. Veniva infine il terzo periodo, quello, diremmo noi, della maturità, in cui prevalevano due corsi specifici, quello della retorica e quello della filosofia. La retorica, soprattutto, costituiva il culmine dell'insegnamento e la mèta della formazione e dell'educazione dell'intera aspirazione per chiunque coltivasse il disegno di divenire qualcuno nella vita del mondo.
Anche il Crisostomo, col crescere degli anni, frequentò la scuola d'un filosofo, certo Andregathius, di cui non si conosce se non il nome, e, più ancora, quasi sicuramente, quella del celebre retore Libanio, ritenuto il luminare d'Antiochia. L'insegnamento di questo maestro, pagano di professione e amicissimo di Giuliano l'Apostata, non arrivò a conquistare quel