ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
1. GIROLAMO
a. Monaco
Si può dire di san Girolamo che fu monaco, anzi eremita, secondo l'accezione primitiva del termine «monaco»? Guardando alla sua vita, sembra che egli stesso sia stato diviso tra l'ideale di contemplazione pura e il servizio alla Chiesa. Senza dubbio, san Girolamo è più conosciuto come traduttore della Bibbia, difensore della fede contro l'eresia, cultore delle lettere e dell'erudizione subordinate al servizio alla Chiesa. Uomo stimato da papi e da geni quali sant'Agostino, il Dalmata, però, fu anche il più grande propagatore dell'ascetismo nel suo tempo. In questo profilo biografico vedremo Girolamo tutto dedito alla vita di preghiera, vedremo il monaco e il promotore della vita monastica femminile, specialmente romana.
San Girolamo conobbe il monachesimo in età giovanile, a Treviri, città residenziale dell'imperatore Valentiniano, dove si era recato intenzionato alla carriera politica, accompagnato dall'amico Bonoso. La città di Treviri aveva ospitato il più grande propagatore dell'anacoresi egiziana, sant'Atanasio di Alessandria. il quale. negli anni 335-337, vi era stato esiliato, a motivo della sua difesa in favore del dogma della divinità del Figlio, proclamato nel primo concilio ecumenico, a Nicea nel 325. La memoria della figura era ancora viva e vibrante in quella città e vivi coloro che lo avevano conosciuto, le cui testimonianze dovettero colpire il sensibile animo del giovane Girolamo, già incline all'austerità. Conquistato dal carisma monastico, interamente dedito alla contemplazione del Dio sommamente buono e amante degli uomini, Girolamo, assieme al suo amico Bonoso, tornò alla sua città nativa, Stridone, situata ai confini della Dalmazia e della Pannonia, risoluto a intraprendere quella vita. A questo proposito, è stata anche formulata l'ipotesi che proprio Girolamo e Bonoso fossero i due neofita della vita monastica di cui parla sant'Agostino nelle Confessioni 4. San Girolamo partì, quindi, alla volta di Aquileia, per entrare nel monastero diretto dal vescovo Valeriano. Ivi condivise una vita austera e, nello stesso tempo, gioiosa assieme a Cromazio, Rufino, Bonoso e, forse, anche Evagrio di Antiochia, il traduttore latino della Vita S. Antonii di Atanasio.
La gioia di lodare Dio in questa comunità non durò a lungo, perché i suoi membri si dispersero. Non se ne conosce il motivo. Così, Girolamo si recò nel 374 ad Antiochia, passando per la Tracia, la Bitinia, il Ponto la Galazia, la Cappadocia e la Cilicia. Nella capitale siriana fu Ospitato dall'amico Evagrio. Ma presto, fermo nel suo proposito di vivere solus cum Deo solo, il leone dalmata si trasferì prima a Maronia, piccolo villaggio situato a trenta miglia a oriente di Antiochia, e in seguito nel deserto di Calcide ai confini fra la Siria e la zona occupata dalle tribù seminomadi dei Saraceni, ove si stabilì dal 375 al 377 Nel deserto di Calcide, Girolamo ebbe modo di conoscere molti anacoreti, che suscitarono in lui un'altissima ammirazione per la loro austerità. Egli stesso riferisce di aneddoti esemplari di questi uomini eletti, con l'immediatezza e il trasporto di chi ne condivide la vita; per esempio dell'eremita che da trent'anni mangiava pane d'orzo e beveva acqua melmosa; o l'altro che, chiuso in una vecchia cisterna, si sostentava di cinque fichi al giorno. Esempi che aveva sotto gli occhi proprio quando scriveva la Vita S. Pauli e che volle immortalare. Anche per Girolamo fu un periodo di vita austera e dura.
La Vita S. Pauli è la prima opera di san Girolamo e rispecchia perfettamente il clima nel quale si trovava il santo. Egli l'aveva concepita probabilmente per una sorta di emulazione nei confronti della Vita S. Antonii scritta da sant'Atanasio di Alessandria, volendo così evocare un predecessore di questo santo eremita, che visse e morì ignoto, nella più profonda solitudine.