Rstampa 2010
INTRODUZIONE
Premessa
Nella vasta produzione omiletica di Origene, le Omelie su Geremia occupano un rilievo particolarissimo. Si tratta infatti dell'unico complesso di testi che ci sia pervenuto largamente in greco anziché nelle traduzioni latine, se escludiamo pochi altri testimoni della predicazione origeniana, come l'Omelia su 1 Samuele 28 e i diversi frammenti sulla I Corinti. Tuttavia, l'importanza delle Omelie su Geremia va al di là di questo risultato della complessa tradizione, perché ci inette di fronte a dei testi biblici e a un autore biblico che hanno suscitato in Origene un grande impegno esegetico anche al di là di queste stesse Omelie.
La Scrittura
«Geremia è il profeta che Origene ha meditato e commentato di più. Si può dire, in generale, che nona e e opera, anche tra le non esegetiche, in cui la figura del profeta o qualche principale pensiero del suo libro non ricorrano introdotti in forma intenzionale, non cioè come semplice riferimento testuale o mera risonanza verbale. Non c'è affermazione generale sui profeti, per la cui esemplificazione il nome di Geremia non sta inserito tra i tre o quattro di volta in volta citati».
Geremia è il tipo del profeta particolarmente sofferente, in cui Origene vede rispecchiarsi la sua vita tribolata; Geremia è il tipo del profeta per eccellenza, del grande profeta, il Cristo. Nei Padri della Chiesa precedenti ad Origene questa concezione è comune... Perciò, commentando Geremia, Origene risale molte volte alla figura del Salvatore, che egli chiama spesso teneramente «il mio Gesù»: altre volte dal Nuovo Testamento ritorna in modo del tutto naturale a Geremia. L'Omelia XVI si apre infatti coli una esposizione non piccola della vocazione dei primi apostoli, per tornare poi fluidamente, a Geremia stesso. Origene dice che Gesù lasciare le reti ma poi le fa riprendere per pescare gli uomini: «Se si riflette sii coloro che hanno da Dio la grazia della Parola intrecciata come reti e costituita dalle sacre Scritture come quelle reti che si gettano tutt'intorno così che le maglie della rete serrano le anime degli ascoltatori... si vedrà in che modo non solo allora ma anche adesso nostro Salvatore manda pescatori di uomini dopo averli ammaestrati, affinché noi ossiamo risalire dal mare e fuggire le sue onde amare».
La vocazione di Geremia, la vocazione degli apostoli pescatori di uomini, si in trecciano in un modo del tutto naturale. E come il profeta ha compiuto la sua missione per il popolo? Soprattutto con la Parola di Dio, districando gli intrecci delle reti della Parola. Origene si mette in queste reti, ne è catturato e cattura a sua volta i lettori.
Sì, i profeti sono degli uomini catturati, egemonizzati dalla Parola di Dio. «È inevitabile l'amarezza e l'incomprensione della solitudine, di cui deve essere colmata la totalità della loro esistenza. Unica causa di tutto ciò, nell'innocenza della loro fede e della loro moralità, è il peso con cui la Parola di Dio li segna, questa Parola, senso della loro vita, che oggi li sfinisce nelle prove e costituirà la loro gioia nel secolo venturo. E la tua Parola per me sarà gioia. Non è adesso ma sarà. Per ora la tua Parola corrisponde per me a carceri, processi, sofferenze, ingiurie, fatiche. Ma la conclusione di tutto ciò è gioia. E la tua Parola per me sarà gioia ed esultanza del mio cuore, poiché su di me è invocato il tuo nome, Signore onnipotente».
«Per Origene la Scrittura è del tutto dialettica ed in ogni iota ed in ogni versetto custodisce un mistero. Se riporta la storia di un uomo, non lo fa in quanto storia umana, ma in quanto essa è storia profetica; inizio, annuncio e figura della storia della Salvazione. Ogni atto, ogni parola di Geremia — per quanto insignificante o perfino derivante da riconosciuto errore nella tradizione manoscritta — assumono allora necessariamente un senso esemplare e tipico: una volontà cui il cristiano deve ogni volta attendere, superando la storia come tale, e che rappresenta l'unica giustificazione del ricorso nella Bibbia di un racconto qualsiasi».