Affascinato dalla divinità di Cristo, Cirillo d'Alessandria fa di questo argomento, insieme al tema della salvezza delle anime, il punto principale del suo "Commento al Vangelo di Giovanni". L'opera è in tre volumi, il primo comprendente i Libri I-IV, il secondo i Libri V-VIII e il terzo i Libri IX-XII. L'opera rivela da parte dell'autore un'esegesi piena di passione, nella quale gli argomenti scritturistici si arricchiscono della dottrina dei primi Padri della Chiesa.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Capitolo unico
PER L'IDENTITÀ DI NATURA IL FIGLIO È NEL PADRE, E IL PADRE, A SUA VOLTA, È NEL FIGLIO
12, 49-50.
«Perché io non ho parlato per conto mio, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso, mi ha prescritto ciò che dovevo dire ed annunziare. E so che il suo comando è vita eterna. Ciò che dico, dunque, lo dico come il Padre me lo ha detto».
Ricorda al popolo dei Giudei ciò che è stato predetto su di lui da Mosè: con questo ricordo li sferza e, mettendo in evidenza l'empietà che è in loro, li rimprovera apertamente, facendo capire che non sentono nessuno scrupolo ad eludere la Legge, sebbene credano che è stata data da Dio.
Tutti sanno che cosa disse Mosè su Cristo, tuttavia lo ricorderò per spiegare il concetto: «Dai tuoi fratelli susciterò un profeta come te», ossia un legislatore e un mediatore fra Dio e gli uomini; «e porrò le mie parole nella sua bocca, ed egli dirà loro tutto ciò che io gli ordinerò. E chi non ascolterà le parole che quel profeta proferisce in mio nome, io stesso domanderò conto a costui». Nel medesimo passo, dunque. nostro Signore Gesù
Cristo rimprovera il superbo popolo giudaico perché contrasta Dio Padre, e, dicendo di aver il comando da lui, e di non parlare per conto proprio, con sto stesso, afferma di essere egli il profeta predetto dalla Legge e preannunziato, molto tempo addietro, dalla voce di Dio Padre.
Tuttavia, sebbene siano stolti, alla loro memoria che, se non vorranno obbedire alle sue parole, saranno inevitabilmente puniti e subiranno ciò che Dio ha detto.
Coloro, infatti, che trasgrediranno il divino precetto di Dio Padre, e respingono la parola vivificante di Cristo Dio e nostro Salvatore, come non incorreranno in gravissimi mali, o come non rimarranno privati della vita che scaturisce da lui? Giustamente ascolteranno ciò che è stato detto dalla voce del Profeta: «Ascolta, o terra! Ascolta, ascolta la parola del Signore: Ecco, io faccio venire su questo popolo la sventura, il frutto dei loro pensieri, perché non hanno obbedito alla mia legge e hanno rigettato le mie parole».
Troveremo che i Giudei sono rei d'un doppio delitto. Infatti, né rispettarono la stessa Legge, che d'altronde essi ritenevano santa,giacché non accolsero colui che essa aveva predetto, né diedero ascolto alle parole di Cristo nostro Salvatore, sebbene egli apertamente dichiarasse di essere, egli, il profeta predetto dalla Legge, per il fatto che asseriva di dire ciò che gli era ingiunto da Dio Padre.
Né tuttavia qualcuno pensi che, dicendo il Signore di non dire nulla per conto suo, ma quello che gli diceva il Padre, possa, per questo, subire qualche danno, sia riguardo alla stessa natura sia riguardo alla dignità divina. Ma anzitutto pensi a questo e risponda alla nostra domanda: può pensare qualcuno che il nome e la realtà della profezia possa convenire al Dio vero per natura? Penso che tutti diranno che è assurdo che sia chiamato profeta, Dio che parla nei profeti. «Egli - come è scritto - moltiplicò le visioni e fu assimilato nelle mani dei profeti».
Fu dunque chiamato profeta, perché prese il nome a somiglianza della servitù e la forma della nostra somiglianza; e perciò, necessariamente, la Legge gli attribuisce cose che convengono al profeta, cioè l'avere ascoltato qualcosa dal Padre e l'aver ricevuto il comando di ciò che doveva dire e annunziare.
Inoltre, credo che si debba dire anche questo: i Giudei, preoccupati eccessivamente della Legge, credendo che essa fosse stata dettata da Dio, non avrebbero mai accolto i discorsi del Salvatore che trasformava gli antichi comandamenti in culto spirituale.
Ma qual è il motivo per cui essi non volevano accettare la trasformazione dei tipi nella verità? Non sapevano che egli era Dio per natura, né riuscivano a comprendere che l'Unigenito Verbo del Padre avesse preso, per noi, la nostra carne. Altrimenti, cadendo subito in ginocchio davanti a Dio e facendo qualunque cosa volesse, avrebbero dato la gloria conveniente a lui.
Ma, poveretti, pensavano piuttosto che egli fosse uno di noi e, pur essendo un semplice uomo, arrivasse al punto da pensare ad accingersi a sconvolgere le stesse leggi di Dio Padre.
E pertanto, gli dicevano sfacciatamente: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per bestemmia; e perché tu, essendo uomo, pretendi essere Dio» 6. Con singolare e accorto disegno, nostro Signore Gesù Cristo, allontanando dagli ascoltatori quel sospetto, trasferisce il discorso dalla sola e semplice persona umana a colui che, dichiaratamente e senza possibilità di contraddirlo, è adorato, parlo di Dio Padre; confonde, così, in tutti i sensi, il cuore ignorante dei Giudei, traendo a sé. in vari modi, le menti ignoranti e spronandole ad imparare ciò che è vero e più conveniente.