LIBRO QUINTO
7, 25. Alcuni Gerosolimitani, allora, dicevano: «Non è lui che cercano di uccidere?»
Poiché si festeggiava, secondo la Legge, la festa delle Capanne, detta Scenopegia, e i Giudei venivano, per così dire, da tutta la regione limitrofa a Gerusalemme (così era stato stabilito dal legislatore), Cristo dava il suo insegnamento a tutti: non parlava, infatti, soltanto a quelli che abitavano in città.
Perciò, chiunque è desideroso di apprendere e di ascoltare, è necessario che indaghi perché mai il divino evangelista sia stato spinto a presentarci tutta l'altra folla dei Giudei che se ne stava in silenzio senza parlare, mentre ci presenta soltanto gli abitanti di Gerusalemme come quelli che dicevano queste cose; e indaghi anche sulle loro intenzioni mentre dicevano queste cose, giacché queste parole rappresentano una figura. Ma risponderemo su questo più in là.
Poiché Cristo nostro Salvatore aveva compiuto in città moltissimi miracoli e più spesso dimorava a Gerusalemme, e in qualche modo cercava di convincerli, alcuni di quelli che dimoravano in città si recarono da lui perché volevano credergli. Ma questi non osavano acconsentire a lui che parlava, in modo aperto e liberamente, atterriti dalla violenza dei capi e per paura d'essere puniti.
Ci e stato chiaramente esposto dal beato evangelista quando, prima, disse che nessuno poteva parlare di lui liberamente per paura dei Giudei (col nome di Giudei, in questo passo, intende chiamare i loro capi, vergognandosi, penso, di dare l'appellativo di capi a uomini così malvagi).
Poiché, dunque, Gesù Cristo nostro Salvatore inveiva contro la cattiveria dei capi, e diceva chiaramente che essi non si preoccupavano del legislatore, ma ognuno cercava di assecondare le proprie passioni e i propri interessi, e temerariamente escogitavano, come se fosse un crimine da nulla, di ucciderlo; poiché, tuttavia, nonostante questo, non subiva nulla da parte di quelli che sembrava volessero ucciderlo, i Gerosolimitani prendono questo fatto come una buona prova per mettere in evidenza il potere divino insito in lui e, aggiungendo anche questo a ciò che prima avevano ammirato, e accumulandolo con i fatti precedenti, sono spinti a credere più fervidamente a lui.
Per questo, raccogliendo logicamente, a guisa d'indagine, la notizia, dicono: «Non è lui che cercano di uccidere?».
Pensa, infatti, che essi per mostrare Cristo che li rimproverava, alzavano quasi la mano e la portavano in giro per indicarlo, e se la ridevano, assistendo al fatto che la loro ferocia era già mitigata non certamente da motivi razionali, ma piuttosto dalla potenza e dalla virtù divina.
Bisogna, poi, osservare che soltanto i Gerosolimitani dicevano cose contrarie a quelle che pensavano tutti gli altri Giudei: dirò in che modo.
Quando Cristo nostro Salvatore diceva cose meravigliose, e i farisei cominciavano a digrignare i denti, e dentro di sé pensavano all'audace delitto, spinti com'erano a compiere l'omicidio, egli li accusò di peccare contro la Legge, perché avevano deciso di cercare l'occasione per ucciderlo: «Mosè non vi ha dato la Legge? Eppure, nessuno di voi pratica la Legge. Perché cercate di uccidermi?».
In verità, tutto lo scopo di queste parole è rivolto contro le persone dei capi: tuttavia la moltitudine si turba e, mal sopportando glie parole. risponde molto aspramente: «Sei indemoniato! Chi cerca di ucciderti. Invece, penso che a tutti sia chiaro che Cristo dica queste cose perché si accorgeva che i farisei pensavano già di ucciderlo.
Perché, dunque, mentre alcuni, a questo pulito, negano il fatto, e gridano: «Chi cerca di ucciderti?», soltanto i Gerosolimitani si discostano dagli altri, e dicono: «Non è lui che cercano di uccidere?».
Ma fanno bene a chiedere questo, affinché un sì audace delitto fosse attribuito soltanto ai capi. Perciò una convincente ragione ci induce a credere che il resto dei Giudei non fosse a conoscenza del disegno dei capi: quelli di Gerusalemme, invece, che stavano moltissimo con loro, e abitavano la stessa città, e li incontravano molto spesso, sapevano molto bene che l'intenzione di uccidere Cristo era ben radicata negli animi di quelli.
E questa nefasta classe giudaica non fu accusata soltanto dalle parole del Salvatore, ma anche dalla gente che, per loro colpa, si perdette e precipitò nel baratro.
Infatti, da ciò che è stato detto, si può vedere che essa aveva già sete ed era quasi infiammata dal desiderio della fede in Cristo, e aveva poco bisogno d'essere condotta per mano: se avesse ottenuto la fede, avrebbe accolto, come abbiamo fatto noi, chi è venuto dal cielo. I pastori, perciò, sono responsabili della perdita delle pecore.
E ciò lo attesterà, di nuovo, il profeta Geremia che così dice: «I pastori sono divenuti insensati, e non hanno ricercato il Signore: per questo tutto il gregge non ha capito, ed è stato disperso» .
7, 26. «E guarda: parla liberamente senza che gli dicano nulla! Sono sempre più convinti, e la loro convinzione è rafforzata dall'azione che era più evidentemente dimostrativa, nel vedere che Cristo parlava liberamente senza alcun rischio. Sono, perciò, anche stupefatti nel constatare che quegli empi, che prima si erano fatti conoscere nella loro ferocia, ora dimostravano un'insolita affabilità e presentavano una strana mitezza. Perciò essi nutrono ragionevoli sospetti: di nuovo, per quelle cose per cui li ammirano come equanimi, e per cui, in nessun modo, ci si potrebbe adirare contro di loro, proprio per questo sono sorpresi come loro accusatori, giacché quelli erano abituati a inveire indistintamente contro i maestri delle cose buone, e ad attaccare, per così dire, molto aspramente chiunque, nella eventualità che costui dissentisse anche per poco, e prendesse in qualche punto la difesa della Legge.
È terribile l'orgoglio farisaico, e la loro pazza audacia non ha limiti.
Chi, dunque, essi dicono, è colui che li addolcisce sul momento, e chi ha imposto le briglie della saggezza al loro sfrenato furore? Chi ha incantato quelli che, come serpenti, assalivano in modo feroce, e li ha resi mansueti? «Ecco, parla liberamente senza che gli dicano nulla!». Non soltanto parla, dicono, ma parla con libertà. E, penso, nessuno potrebbe riprenderli per aver mitigato la loro ira, se chi era ricercato avesse parlato contro di loro segretamente. Infatti, non sapendolo, non si sarebbero accesi i loro animi. Ma ora, Cristo parla contro di loro apertamente e molto aspramente (questo, infatti, significa l'espressione libertà di parola); ed essi non solo non si sono indignati, sebbene fossero molto portati all'ira, ma rimangono indifferenti alle sole sue parole. «Infatti, non dicono niente».