INTRODUZIONE
1. Il libro di Giosuè
L'unità fondamentale del libro di Giosuè è data dalla sua strettissima connessione con i libri che lo precedono, entro il complesso, quindi, della Torah. Sia nella tradizione che nella critica contemporanea, si ama parlare, per i primi libri della Scrittura, di Esateuco; il Pentateuco sarebbe in certo senso incompiuto senza il libro di Giosuè, nel cui testo è come l'emergere e il risultare di quelle promesse fatte ai Padri, nelle quali si esprime la vicenda pasquale, e di cui il libro dell'Esodo raccontava il fatto e trasmetteva il mistero.
Dal punto di vista, dunque, della teologia biblica, noi possiamo riscoprire nel libro di Giosuè il compiersi misericordioso di tutte le promesse e benedizioni donate da Dio al popolo.
La benedizione prima era stata data ad Abramo nel suo muoversi da una terra lontana e straniera: Esci dalla tua terra e va' nella Terra che io ti mostrerò. Certamente quella benedizione era molto piú grande della Terra, ma questa esprimeva lo strumento in cui attuare, con cui concretare, sperimentare, vivere la benedizione stessa.
Rispetto, così, alle grandi attese dei libri precedenti e alla stessa meditazione del libro del Deuteronomio, Giosuè, che pure ne riprende tutti i temi fondamentali, si presenta come la storia della conquista e, in una certa misura, l'annuncio del riposo rispetto alle fatiche e alle lotte del cammino precedente. Ma d'altra parte, e va subito detto, la realtà annunciata dal libro di Giosuè è dinamica: accanto alla conquista si profila una ulteriore attesa. E questa è la vera tensione spirituale che il libro di Giosuè consegna a Israele e, noi diciamo, alla Chiesa.
In verità il popolo non incontra mai veramente il riposo; ne conosce la promessa, ne sperimenta per anticipo dei possessi, ma ne vive nell'intimo di sé la precarietà. Cosí, nel libro dei Giudici, fin dall'inizio si rnostrerà di fatto il dramma di una conquista in un certo senso già
tutta donata e in un altro ancora tutta da realizzarsi. Del resto la dinamica profonda fra il primo conseguimento e l'attesa del possesso definitivo, costituisce poi il cuore della teologia dell'Antico Testamento.
Se c'è una reale attuazione della promessa, ben presto, con Salomone stesso, la realizzazione rivela la sua incompiutezza, ma già nel libro di Giosuè c'è l'indicazione fondamentale per la lettura dei fatti avvenuti. Non troveremo, nell'esplicarsi e nel rivelarsi della teologia della grazia, nell'esprimersi della benedizione del Cristo nel Nuovo Testamento, e in tutta la prima meditazione cristiana sul libro di Giosuè, in particolare in quella che consideriamo, cioè la lettura di Origene, più di quanto già il libro antico annunci; lo troveremo esplicitato, ma resterà identico l'annuncio fondamentale.
La conquista avviene attraverso una guerra patita e condivisa da Israele, ma sostanzialmente combattuta da Dio. Esiste sempre un'enorme sproporzione fra Israele e le genti, e il Signore non la elimina, anzi chiede al popolo che la fede in lui sia così forte da trasformare la guerra in un rito, in una liturgia, la quale dia modo a Dio di esplicare la propria potenza. Più che una strategia e un modo di combattere, vale il suggerimento di Dio.
Quando al termine del libro ci troveremo di fronte al sommario della teologia e spiritualità che esso esprime, che cosa vedremo? Ancora la gratuità mirabile e assoluta del dono divino e Dio che chiede a Israele la fedeltà.