ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Ambientazione storica I monaci di Gaza
Nella prima metà del VI secolo, nella Palestina meridionale, si ebbe una grande fioritura della vita cenobitica, iniziatavi due secoli prima da sant'Ilarione che l'aveva introdotta ritornando a Gaza e più precisamente nel villaggio di Thawata, suo paese natale, dall'Egitto dove era stato alla scuola di sant'Antonio il Grande, nel deserto. È circa all'inizio del VI secolo che si colloca in quella stessa regione, e verosimilmente nella stessa località di Thawata, la fondazione del monastero dell'abate Serido, uno dei più famosi. La sua fama era dovuta alla presenza in esso dei due Anziani autori delle nostre lettere: Barsanufio, detto il Grande Anziano, e Giovanni il Profeta, indicato nelle lettere come l'altro Anziano.
Come risulta dal titolo che sta in testa all'epistolario, e da alcune altre poche fonti, oltre che dall'epistolario stesso, i due Anziani erano esicasti, cioè monaci che avendo raggiunto un certo grado di perfezione, vivevano una vita di solitudine nella ricerca e nella esperienza della hisichìa: quella condizione in cui l'anima riposa nella quiete perfetta dell'unione profonda con Dio. Gli esicasti non uscivano mai di cella, ma Barsanufio e Giovanni vivevano addirittura reclusi, cioè non vedevano né si facevano vedere da nessuno; unica eccezione facevano per Serido, il superiore del cenobio che prestava loro i servizi necessari e, in particolare, fungeva da segretario e scriveva le lettere che essi gli dettavano per i loro corrispondenti.
Nell'epistolario sono ricordate due occasioni in cui, separatamente, l'uno e l'altro Anziano si mostrarono alla comunità dei fratelli riuniti: Barsanufio, il giorno in cui, per liberare uno di essi dal dubbio che la sua presenza fosse una mistificazione di Serido, convocò tutti i fratelli e lavò loro i piedi 4; Giovanni, al momento della propria morte'.
Di fatto però, come si vedrà dalle lettere presentate in questo volume, la solitudine ricercata per la pura contemplazione di Dio non impediva a questi santi di esercitare verso chiunque ricorreva alla loro sapienza spirituale un servizio di carità e una assunzione di responsabilità incomparabili, che testimoniano in essi una reale e incontestabile perfezione di ogni qualità umana, raggiunta per la sola forza dell'amore divino.
I due Anziani dovevano essere già famosi nell'ambiente dei monasteri della regione prima che venissero a stabilirsi accanto al cenobio dell'abate Serido, come si ricava da una lettera dello stesso Barsanufio: « ... tieni per certo che tutto avviene per misericordia di Dio e non dipende da colui che vuole o da colui che corre' [...]. Quanti infatti ci avrebbero voluto, noi anziani, e correvano e non fu loro dato. C'era invece chi stava seduto e il Signore ci mandò a lui e lo fece nostro vero figlio».
Barsanufio e Giovanni
Il più autorevole dei due padri è Barsanufio, come si può ricavare anche dall'appellativo con cui viene indicato nelle lettere, cioè il Grande Anziano. Egli è, del resto, maestro e padre dello stesso Giovanni il Profeta. A un corrispondente che si rivolgeva anche a lui dopo avere già ricevuto una risposta da Giovanni, il Grande Anziano dice: «Fa' come ti ha detto il fratello Giovanni [...] il Dio di Barsanufio e di Giovanni è unico» .
In effetti, nelle risposte dei due Anziani — i quali attingono alle stesse fonti: Scrittura, apoftegmi, Asceticon di Isaia, e vivono in una comunione strettissima di preghiera e di intenti — non è possibile cogliere una differenza sostanziale: alcune lettere più brevi, che non consentono una particolare connotazione dello stile, è stato difficile finora attribuirle all'uno piuttosto che all'altro dei due.
Altra cosa è quando si tratta di lettere più lunghe nelle quali, sull'ala di un tessuto biblico continuo, è facile riconoscere l'espressione e l'espansione della personalità di Barsanufio, lanciata in voli profondi, profetici e anche poetici, trascinata e sostenuta dalle preghiere dei santi, vivi e defunti, cui sempre si appella.