INTRODUZIONE
1. Il «De resurrectione» nell'ambito dell'attività letteraria di Tertulliano
Il trattato sulla resurrezione fa parte di quella che J. Moingt ha definito la «trilogia antimarcionita», la quale comprenderebbe l'Adversus Marcionem, il De carne Christi e, appunto, il De resurrectione. È difficile negare, in effetti, che tra le opere citate esistano strette connessioni tematiche, evidenziate da Tertulliano con richiami interni. Il De carne Christi, ad esempio, si presenta come il fondamento sul quale potranno basarsi le argomentazioni del De resurrectione: quest'ultimo trattato, infatti, secondo quanto afferma il Cartaginese, potrà dare per acquisito che la carne di Cristo è certamente una carne umana, e potrà facilmente dimostrare che tale sarà la natura dei corpi risorti. Lo Evans è giunto ad affermare che i due scritti, nelle intenzioni di Tertulliano, avrebbero forse dovuto costituire le due parti di un'unica controversia. L'Adversus Marcionem, a sua volta, presenta molti brani comuni al De carne Christi nel III libro, dedicato alla confutazione del docetismo marcionita, e nel V libro, aggiunto da Tertulliano in una seconda redazione, fa esplicita menzione del trattato sulla resurrezione, delle cui tesi fondamentali intende fornire un breve riassunto. Altre preziose indicazioni ci provengono dal De resurrectione stesso, nel quale il Cartaginese dichiara di avere già combattuto contro Marcione a proposito dell'unico Dio e del suo Cristo, e contro quattro eresie difendendo la carne del Signore. Sono ricordati, inoltre, il perduto trattato De omni statu animae, diretto contro un certo Lucano, e il De anima'. Tertulliano, dunque, ritiene di poter provare la resurrezione della carne come il corollario dei «teoremi» precedentemente dimostrati, vale a dire l'unicità di Dio, la realtà della carne umana di Cristo, la natura immortale e insieme corporale dell'anima. Tutto ciò dimostra, a nostro avviso, che i principali scritti polemico-dottrinali di Tertulliano non sono «occasionali» nel senso corrente di questo termine. Essi intervengono, certamente, in dibattiti di scottante attualità, ma riescono a cogliere le profonde connessioni concettuali tra problemi apparentemente lontani e distinti.
La grande capacità polemica del Cartaginese, infatti, consiste nel saper individuare con lucidità i presupposti teologici e filosofici della tesi dell'avversario, la quale viene demolita, per così dire, dalle fondamenta. Allo scrittore, dunque, non pareva possibile affrontare il problema della resurrezione senza avere prima fatto chiarezza a proposito dei suoi imprescindibili presupposti, che abbiamo prima citato. Tertulliano, del resto, non aveva avuto difficoltà ad esporre la dottrina cristiana circa la resurrezione in uno dei suoi primi scritti, l'Apologeticum, ma allora si trattava di far conoscere tale fede a chi la ignorava o la derideva, e non di combattere le distorte interpretazioni che ne avevano dato gli eretici. E tuttavia, anche nell'ambito ristretto dell'Apologeticum, la resurrezione è l'ultimo articolo di fede ad essere illustrato, seguendo così, in ultima analisi, l'ordine espositivo della «regola della fede», quale Tertulliano la enuncerà nel De praescriptione haereticorum: «La regola di fede... consiste nel credere che vi è un solo Dio, che è il creatore del mondo, il quale ha tratto dal nulla l'universo per mezzo del suo Verbo, emesso prima di tutte le cose; che questo Verbo fu chiamato suo figlio, apparve ai patriarchi nel nome di Dio sotto diverse figure, si fece intendere in ogni tempo attraverso i profeti, ed infine discese, per opera dello Spirito e della potenza di Dio Padre, nella vergine Maria, divenne carne nel suo seno, nacque da lei e fu Gesti Cristo; che egli predicò poi la nuova legge e la nuova promessa del regno dei cieli, operò miracoli, fu crocifisso, risuscitò il terzo giorno ed elevato in cielo s'assise alla destra del Padre; che egli mandò in sua vece la potenza dello Spirito Santo per guidare i credenti; che egli verrà nella gloria per assumere i santi nel godimento della vita eterna e delle promesse celesti e per condannare gli iniqui al fuoco eterno, dopo la resurrezione degli uni e degli altri e la restaurazione della carne».
Possiamo dunque dire che le varie opere di polemica dottrinale altro non furono, nell'intenzione del loro autore, se non la difesa e l'illustrazione ampia e circostanziata dei punti basilari di quella regola esposta nel De praescriptione . Il De resurrectione, dunque, costituisce una sorta di coronamento della difesa della regula fidei contro l'attacco delle eresie gnostiche. Ciò non esclude, naturalmente, la compresenza di altri elementi contingenti, che potrebbero avere rappresentato un ulteriore stimolo alla composizione del trattato. Secondo il Siniscalco è possibile datare la stesura del De resurrectione intorno al 211, in quanto nel testo sono presenti alcuni indizi che farebbero pensare all'imminenza di una persecuzione, la quale appunto si scatenò, di lì a poco, ad opera del proconsole Scapula. Considerando dunque che l'Ad Scapulam è stato composto, a unanime giudizio degli studiosi, alla fine del 212 o all'inizio del 213, se ne deduce che il De resurrectione è di poco anteriore". «Del resto», scrive lo studioso, «quale stimolo maggiore poteva avere l'autore cristiano a scrivere la sua opera sulla speranza escatologica in un tempo in cui incombeva la persecuzione? Quale aiuto più efficace poteva dare ai suoi correligionari, riconoscendo, come fece, valore e dignità alla carne?». Se dunque tali considerazioni sono plausibili, come a noi sembra, è certo che la data più probabile della composizione del De resurrectione non può precedere di molto il 211. Anche R. Braun, nella edizione aggiornata della sua tesi, colloca nell'ordine, tra il 208 e il 211, i seguenti scritti: Adversus Marcionem IV, Adversus Valentinianos, De anima, De carne Christi, De resurrectione carnis, Adversus Marcionem V13.
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francesco musso il 28 luglio 2017 alle 19:46 ha scritto:
Un libro unico nel suo genere. Un'apologia del Cristianesimo
sul mistero della Verità di Cristo e la sua e nostra Resurrezione
da Figli di Dio. Fondamentale. Da Profeta. Da far leggere in ogni scuola.