INTRODUZIONE
1. Contesto storico
I Vandali sono quella popolazione di stirpe germanica, proveniente dalla Scandinavia, che nel I secolo d.C. si trovava nella regione baltica, compresa tra l'Elba e la Vistola, ed era divisa nei due gruppi dei Silingi e degli Asdingi.
Agli inizi del V secolo, costretti dalla pressione degli Unni a riversarsi sul confine renano, superano la resistenza dei Franchi e invadono la Gallia. Nel 409 passano in Spagna, dove nel 411 vengono riconosciuti come foederati dall'imperatore Onorio: agli Asdingi e ai Suebi tocca la Galizia, ai Silingi la Betica, agli Alani la Lusitania e la Carthaginiensis. Nel 416 il re visigoto Vallia d'accordo con Onorio sbaragliò gli Alani e i Silingi, il cui re Fredbal fu condotto prigioniero in Italia. Da questo momento il nome dei Silingi scompare dalle fonti storiche.
Il re Gunderico raccolse allora sotto di sé il popolo dei Vandali e i resti degli Alani, col titolo di «re dei Vandali e degli Alani».
Alla sua morte, gli succede il fratello Genserico (422477), col quale ha inizio l'avventura africana.
Nel 429 Genserico, approfittando del dissidio fra il governatore della provincia Bonifacio e il governo imperiale, attraversa lo stretto di Gibilterra con 80.000 uomini, di cui 30.000 combattenti, e sbarca in Africa, ivi attratto dalla ricchezza e dalla fertilità della regione.
Sbarcati a Tingi (nella Mauretania), i Vandali avanzano verso Oriente e dopo una serie di successi militari costringono Bonifacio a chiudersi in Ippona ( durante l'assedio vandalico della città muore Agostino, il 28 agosto 430).
Solo dopo la caduta della città l'imperatore invia in Africa delle truppe comandate dal patrizio Aspar, che vengono sconfitte: Bonifacio e costretto a imbarcarsi per l'Italia, Aspar si rifugia in Oriente e Genserico resta padrone dell'Africa.
L'11 febbraio 435, Genserico stipula con l'imperatore il trattato di Ippona, che riconosce ai Vandali la qualità di federati e il loro stanziamento nel proconsolato di Numidia. In realtà Genserico più che da federato si comporta da vero e proprio sovrano e, in dispregio del trattato di Ippona, il 19 ottobre 439 conquista Cartagine.
Un nuovo trattato stipulato nel 442 con l'imperatore d'Occidente, riconoscendo l'indipendenza del dominio vandalico e la sua estensione ad altre regioni africane, costituisce l'atto di nascita dello Stato vandalico: i barbari non ricevono più l' hospitalitas in una provincia dell'Impero, ma una porzione del territorio africano, sulla quale possono esercitare la propria sovranità.
Genserico, pur lasciando immutata la legislazione e l'organizzazione finanziaria romana, si comporta da conquistatore. Sottopone gli Africani romanizzati, così diversi dai Vandali per costumi lingua e cultura, a persecuzioni durissime, che hanno nello stesso tempo valenza politica e religiosa. Quel che l'arianesimo era stato nei piani imperialistici di Costanzo durante la sua marcia verso l'Occidente, lo era ora nei programmi di governo, tirannico e assolutistico, di Genserico. I nuovi sudditi insieme con i più intimi consiglieri, che re aveva portato con sé dalla Spagna, furono costretti ad abbracciare la fede ariana.
Morto Valentiniano III, Genserico, rifiutandosi di riconoscere nell'imperatore Massimo il legittimo erede al trono, rompe la tregua e con una flotta sbarca in Italia, dove il 2 giugno 455 saccheggia per quindici giorni Roma, risparmiando però le chiese grazie all'intervento di papa Leone I. Ritorna quindi in Africa con un ingente bottino e con ostaggi illustri, fra i quali la vedova di Valentiniano, Eudossia, e le sue figlie Eudocia (data in moglie al figlio Unerico) e Placidia (successivamente rilasciata insieme con la madre).
Anche l'imperatore di Bisanzio riconosce nel 476 il regno vandalico che si estendeva su un'ampia superficie: l'intera provincia d'Africa, le Baleari, la Corsica, la Sardegna e la Sicilia, la quale, poi, eccettuata la città di Lilibeo, fu ceduta a Odoacre in cambio di un tributo annuo.
A Genserico succede il figlio Unerico (477-484), il quale, dopo una fase di relativa tolleranza, riprende il programma dell'«arianizzazione del popolo africano». La contesa tra ariani e cattolici è solo in apparenza contesa di formule di fede e di articoli dogmatici. Si tratta in realtà di un inconciliabile contrasto di mentalità e di civiltà. Il regno vandalico rappresentava il tentativo dell'organizzazione nazionale dell'Africa; l'ortodossia esprimeva, invece, la tendenza all'unione con l'Impero.
Dopo la serena parentesi del regno di Guntamondo (484-496), che riapri al culto le chiese cattoliche e richiamò in patria gli esiliati, le persecuzioni dei cattolici ripresero — sia pure con asprezza minore — con Trasamondo (496-523). In questo periodo fu esiliato Fulgenzio, vescovo di Ruspe, che fu richiamato in patria dal re che voleva tentare un compromesso sulle questioni trinitarie. L'intransigenza costò a Fulgenzio un nuovo esilio a Cagliari.