
EAN 9788831130790
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Premessa
Il Commentarius in epistulas paulinas, insieme con le Quaestiones Veteris et Novi Testamenti, forma l'opera di un grande «anonimo» dell'antichità cristiana: l'Ambrosiaster. Il nome rivela come questi scritti siano stati attribuiti all'opera di Ambrogio di Milano, mentre è stato chiamato in causa lo stesso Agostino per le Quaestiones.
I. Cenni sulle caratteristiche del commentario
Un primo tratto caratteristico e il piano di decisa inferiorità stilistica su cui si pone il Nostro rispetto ad Ambrogio e ad Agostino: si veda la forte del periodare e la ripetitività di forme come «infatti», «poiché», «pertanto», «allora» che finiscono per appesantire il discorso, facendolo apparire come una sorta di ripetuto sillogismo.
Il testo, poi, nonostante i frequenti «come ho detto» e «ho ricordato», appare frammentato in una molteplicità di brevi dimostrazioni. Da ciò, l'assenza di ampie ed articolate riflessioni teologiche.
Si è già visto nel Commento a 1 Corinzi che il discorso dell'Ambrosiaster ruotava intorno a determinate istanze fondamentalmente teologiche. Anche il Commento a Galati ha mostrato l'emergere di alcune linee di pensiero ben chiare: in specie, il rapporto-chiave Cristo/Legge, vissuto in maniera drammatica nella comunità galata. Contrariamente a quanto ci aspetteremmo, l'Autore — pur ribadendo più volte il legame che intercorre fra 1 e 2 Corinzi — non solo non evolve il discorso teologico ultimo di 1 Corinzi, ma anche finisce per mettere in luce un aspetto che avvicina 2 Corinzi a Galati. In effetti, la situazione descritta nelle epistole è simile per le due Chiese: in ambedue i casi la comunità è sconvolta dalla presenza di sobillatori e falsi predicatori («falsi fratelli» e «pseudo-apostoli»). Tutti costoro hanno lo scopo evidente di turbare la comunità allontanandola dal retto insegnamento ricevuto, riportandola nell'ambito di un'osservanza fortemente giudaizzante.
Per raggiungere il loro scopo essi si servivano anche del discredito da gettare sull'Apostolo durante le sue assenze dalla Chiesa. In quelle che nel corso della traduzione indicheremo come «apologie dell'Apostolo» o «di Paolo», l'Ambrosiaster amplifica, puntualizza, drammatizza quegli spunti autobiografici che l'Apostolo semina nel testo: in tal modo l'agire sociale, le scelte pedagogiche ed apostoliche di Paolo risultano sempre e comunque giustificati con il raggiungimento del bene della Chiesa e dei singoli.
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