ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
L'anonimato costituisce la prima e piú evidente caratteristica dell'Ambrosiaster. Essa è condivisa dal Nostro con altri celebri nomi dell'antichità cristiana. Sotto il nome di Ambrosiaster sono raccolti il Commentarius in epistulas paulinas e le Quaestiones Veteris et Novi Testamenti.
Tutta l'opera dell'Autore va posta nell'arco di tempo in cui Damaso fu vescovo di Roma: dal 360 al 384. Il periodo è segnato da eventi storici importanti sia per la Chiesa universale sia per la Chiesa romana, tutti posti sotto il segno dello sforzo dì unificazione ecumenica (da oikoumene), tanto della fede cristiana quanto dell'impero romano che, ormai, vi si riconosceva del tutto. È l'epoca segnata dalle grandi assise conciliare del 325, 381, ecc., ma è individuata anche — in campo esegetico — da uno spiccato interesse per il corpus paulinum.
Come se non bastasse, la Chiesa apre la propria riflessione su ambiti tradizionalmente battuti dalla cultura classica, quali la storiografia e la cronografia, reinterpretandoli alla luce delle proprie esigenze teologiche, pur adoperandone i medesimi canoni espressivi.
Il testo ci è pervenuto in più recensioni.
Come già fatto per il commentario all'Epistola ai Galati, cui rimandiamo per ciò che riguarda la tematica del rapporto Legge-Cristo, anche per il nostro testo offriamo l'esposizione delle linee portanti del pensiero dell'Autore.
Il testo è caratterizzato, come per le altre epistole, da un Prologus argumentum) nel quale l'Autore prospetta in maniera sintetica il contesto che ha provocato la redazione dì 1 Corinzi.
Il dato di fondo è quello della presenza di situazioni ecclesiali e morali non in sintonia con l'annuncio portato da Paolo. L'Ambrosiaster specifica questa situazione elencando ben dieci causae all'origine dell'epistola: ad esse afferma che bisogna aggiungerne altre, che si ripropone di esplicitare nel corso del commento.
Accanto a questa indicazione di massima sull'epistola e sulla comunità destinataria, il Nostro pone anche tratti generali sul comportamento assunto da Paolo. Attraverso la « confidenza », la « carità », l'« ammonimento », le « blandizie » ecc., Ambrosiaster vede l'adeguamento dell'Apostolo alle varie situazioni ma, soprattutto, alle reazioni possibili o reali da parte dei credenti. Per lui è un dato importante, questo, che definiremmo umano o psicopedagogico di Paolo: ne è riprova — all'interno del commento — l'immancabile sottolineatura dei vari atteggiamenti.
È dopo aver offerto questa duplice inquadratura generale che l'Ambrosiaster affronta direttamente l'epistola. Questa risulta impostata sulle molteplici tensioni che scuotono la comunità: il caso dell'incestuoso, le divisioni interne, le discordanze dalla traditio apostoli, le questioni della quotidiana vita ecclesiale, le collette per le comunità bisognose, la grande problematica della risurrezione.
Su ciascuna di esse Paolo si sforza di intervenire con l'autorità apostolica, ma sempre lasciando trasparire l'amore per la Chiesa corinzia e la volontà di ricomporre le divisioni che la lacerano.
Tutto questo materiale sarà affrontato dall'Ambrosiaster talora con la speculazione teologica — non particolarmente sviluppata in maniera originale ma, tuttavia, ortodossa — talvolta, e più spesso, con la para frasi del testo e la sottolineatura degli elementi che venivano a contrapporsi nelle suddette tensioni. Volentieri indugia, si vedrà ampiamente, sul moralismo e sulla' parenesi.