ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
I. Biografia o panegirico?
Gli antichi distinguevano la biografia dal panegirico, sebbene i due generi abbiano tra loro stretta relazione.
La biografia greca, inizialmente di tipo aristotelico, considerò l'uomo, di cui narrava le gesta, non nella sua progressiva formazione ma nel pieno del suo sviluppo, come esempio quindi e tipo di un perfetto modo di vivere. A questo genere biografico ne subentrò, in età ellenistica, un altro che tendeva ad inquadrare, per argomento, senza preoccupazione di ordine cronologico, la vita pubblica e privata del biografato, i suoi studi, le imprese, gli scritti, il suo carattere.
La biografia romana, dal De imaginibus di Varrone alle biografie di Cornelio Nepote e di Svetonio, segui questo indirizzo ellenistico, dando però rilievo alla personalità del biografato, con tendenza moralistica e con l'intendimento di mostrare l'uomo faber suae fortunae.
La letteratura cristiana e medievale fu caratterizzata prevalentemente da intenti di edificazione spirituale ma fu influenzata anche dalle tendenze culturali della biografia classica.
Perciò gli scritti agiografici riecheggiano spesso luoghi comuni del tardo ellenismo e vogliono dare al lettore non solo un materiale edificante ma anche interessante. Un primo tentativo biografico lo fece il diacono cartaginese Ponzio che, non contento di tramandare ai posteri gli Atti del martirio di san Cipriano, volle ricordare, ?iena Vita di Cipriano, l'opera del martire anche sotto il profilo pastorale e letterario.
La novità letteraria non ebbe però molta fortuna finché Atanasio, vescovo di Alessandria, non compose, verso il 357, la biografia di sant'Antonio, padre del monachesimo cristiano. La biografia si proponeva di esaltare l'ideale monastico, offrendo in Antonio il modello d'una vita totalmente consacrata al servizio di Dio.
Per quest'opera Atanasio si ispirò al modello dell'eroe e del saggio delle biografie antiche e creò un nuovo tipo di biografia a scopo di edificazione e di esaltazione dell'ideale monastico.
La novità piacque e Atanasio fu imitato, nell'area latina, da san Girolamo nelle Vite di Paolo, Malco e Ilarione e soprattutto da Sulpicio Severo nella Vita di s. Martino e da Paolino nella Vita di Ambrogio.
Le imitazioni non si esauriscono qui, ma non è il caso di passarle in rassegna, giacché il discorso ci porterebbe lontano.
Voglio soffermarmi piuttosto su un altro tipo di composizione che, come ho detto sopra, ha stretta attinenza con la biografia: questo è il panegirico.
In origine discorso encomiastico pronunciato in un'adunanza festiva del popolo greco, il panegirico fu poi un discorso per elogiare un personaggio illustre.
Nell'antica Grecia era detta panegyris ogni assemblea pubblica riunita essenzialmente per motivi agonistico-sacrali: erano queste, in particolar modo, le quattro feste nazionali panelleniche Pitiche, Istmiche, Nemee) dove, in occasione di tali celebrazioni, si tenevano i discorsi denominati, per questo, panegirici. Famosi sono l'Olimpico di Lisia (388 a.C.), il Panegirico e il Panatenaico di Isocrate.
A Roma, il primo panegirico in versi e quello di Messalla del Corpus Tibullianum; poi l'anonimo Panegirico di Pisone forse in lode di Gaio Calpurnio Pisone, capo d'una congiura contro Nerone. Tra i panegirici in prosa, celebre è il Panegirico a Traiano, scritto e letto in senato da Plinio il Giovane, per elogiare la virtù dell'imperatore Traiano.
Fatte queste premesse, viene da chiedersi se il presente scritto di Gregorio di Nissa debba chiamarsi biografia o panegirico. Sebbene infatti il titolo dello scritto riportato dal Migne (PG 46) Vita di san Gregorio Taumaturgo ci richiami alla biografia, tuttavia, tenendo conto di trovarci di fronte ad un discorso che ha come programma quello di esaltare Gregorio Taumaturgo, e di mettere in luce solo gli aspetti positivi del biografato, dovremmo pensare piuttosto ad un vero e proprio panegirico in onore del santo. Se pensiamo poi alla formazione letteraria di Gregorio di Nissa, alla sua predilezione per la retorica greca contemporanea e alla sua fama di oratore del suo tempo, non c'è da meravigliarsi che egli, in questo scritto, si sia attenuto al genere panegirico dell'antichità ed abbia voluto trasmettere, sotto questa forma, le lodi di Gregorio Taumaturgo.