ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Ottato, vescovo di Milevi, e il donatismo
L'opera, qui presentata per la prima volta in traduzione italiana, ebbe la sua origine nell'Africa romana nella seconda metà del IV secolo. Autore ne fu sant'Ottato, vescovo della città di Milevi, nella Numidia (oggi Mila, in Algeria). Il carattere dello scritto è apologetico e polemico nel tempo stesso, poiché fu dettato in uno dei periodi più agitati dell'Africa romana, periodo sottolineato dall'insorgere e dallo svilupparsi dello scisma donati-sta, durato, o almeno sopravvissuto, fino all'invasione musulmana.
Della vita dello scrittore, oltre all'essere egli autore dell'opera indicata, si sa ben poco. Egli risulta non solo il primo che si sia preso l'impegno di scrivere contro l'insorgere e il dilagare dello scisma donatista, ma anche l'unico deciso ad affrontare questo stesso impegno prima di sant'Agostino. E non è certamente questo un motivo di poco merito. Da oltre mezzo secolo l'arroganza e la violenza dei dissidenti s'inponevano quasi ovunque; libelli diffamatori e calunnie venivano diffusi in ogni parte contro la Chiesa cattolica; da ultimo, il nuovo capo del movimento scismatico, Parmeniano, Si era imposto con un'opera manifestamente pretestuosa, ma, nel tempo stesso, ricca di motivi biblici e dottrinali, dal titolo già per se stesso provocatorio: Contro la chiesa dei traditori (362-364?).
Il modesto vescovo di una città di provincia, qual era Milevi, si senti abbastanza sicuro per far fronte e rispondere al capo onnipotente della chiesa rivale, a Parmeniano, vescovo di Cartagine. Per quanto si può dedurne da vaghi accenni, sparsi qua e là nella sua opera o di altri autori, Ottato sembra nativo della stessa città di Milevi: quasi certamente di famiglia pagana, ignoriamo i motivi della sua conversione. Come molti della sua età, dalla istruzione letteraria com'era ormai costume diffuso nelle città che godevano della cittadinanza romana, senti il vuoto della filosofia e della religione pagana, e trovò nel cristianesimo il porto sicuro delle leggi morali e religiose. La preparazione di una cultura e di una dialettica a largo raggio l'avevano già ben disposto a rispondere all'opera provocatoria del già famoso avversario. E lo fece con assoluta serenità, come chi è convinto e cosciente di difendere una causa giusta. Il lettore potrà anche scoprirvi l'orgoglio tipico dell'africano che, ironicamente, non tacerà il suo disprezzo per un avversario, qual era Parmeniano, di origine gallica o spagnola. Egli scrisse la sua opera negli anni 364-367 o, più probabilmente, 366-367. Quasi vent'anni dopo (385?), preparò forse una seconda edizione, senza però riuscire a condurla a termine. Da quell'anno si perdono le sue tracce. E forse la sua vita non duro ancora a lungo, se san Girolamo, nel 392, parla di lui come di uno scrittore dalla fama già assicurata.
Uno dei rimproveri mossi da Orlato al suo avversario Parmeniano e quello di non essersi informato bene, essendo egli uno straniero, dei fatti svoltisi nel primo cinquantennio dello scisma. Lo stesso Oliato non poté trattare, se non di quanto era connesso con quel periodo. Pertanto anche noi, nel tracciare la storia del movimento donatista, creatosi durante il IV secolo, dobbiamo premettere che non entra direttamente nel nostro assunto delineare un quadro completo ed esauriente di tutto lo sviluppo dello scisma. Il nostro compito e quello di descrivere l'origine dell'opera di Ottato, e di inserirla nel tempo giusto, in cui essa ebbe a maturarsi. Quanto avvenne negli anni successivi all'apparire del suo scritto, sarà per noi di minore importanza, pur comprendendo avvenimenti di eccezionale interesse, di cui saranno protagonisti sant'Aurelio, vescovo di Cartagine e, più ancora, sant'Agostino.
Per quanto riguarda l'opera di Ottato, per ben comprenderla, dobbiamo rifarci fin dalle origini dello scisma donatista, ed è quanto dire, agli anni che videro scatenarsi l'ultima persecuzione, quella di Diocleziano (303-305).