ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
1. Vita
Cirillo, nipote del patriarca Teofilo di Alessandria, nacque a Theodosiou, probabilmente l'attuale Mahalla el Kobra, nel delta nilotico, a circa 120 km. a est di Alessandria, verso il 378.
Abbiamo scarse notizie dei primi anni della sua vita. Studiò grammatica e retorica e, probabilmente dopo un soggiorno di cinque anni in un monastero della Nitria per iniziarsi alle Scritture ed ai principi dell'ascetismo cristiano, fu chiamato ad Alessandria dallo zio, accanto al quale, in qualità di lettore, partecipò, nell'agosto del 403, al conciliabolo della Quercia che depose Giovanni Crisostomo dal seggio di Costantinopoli. Alla morte di Teofilo, sopravvenuta nel 412, malgrado una vivacissima opposizione, il trentaquattrenne Cirillo ne divenne il successore.
Spirito alieno da ogni compromesso, si attirò ben presto l'avversione del governatore Oreste per il suo atteggiamento intollerante nei confronti dei Novaziani e degli Ebrei. Fu anche accusato dell'assassinio della filosofessa neoplatonica Ipazia, ma a questo crimine, compiuto da alcuni cristiani guidati da uno dei suoi lettori, egli risultò completamente estraneo. Il nome di Cirillo è legato principalmente alla controversia nestoriana. Egli, infatti, fu il primo ad accusare Nestorio di eresia e a dare inizio alla seconda grande controversia cristologica, che si concluse con il concilio di Efeso (431) e la condanna di Nestorio.
La controversia ebbe praticamente inizio nel 429 quando, nella lettera pasquale, Cirillo attaccò la teoria dell'inabitazione del Logos in Cristo predicata da Nestorio, patriarca di Costantinopoli, il quale negarci espressamente una unione fisica o ipostatica nel Cristo, insegnava esservi in Lui due ipostasi unite solo moralmente con il Cristo, non già il Logos, come il soggetto riconoscendo getto di tutti gli attributi e di tutti gli atti divini, rifiutava il titolo di theotokos alla Vergine.
Poco dopo la lettera pasquale, inoltre, Cirillo inviò una lettera enciclica ai monaci d'Egitto; infine, dopo un vano scambio di lettere, tanto Cirillo quanto Nestorio si rivolsero al Papa perché dirimesse la controversia. Papa Celestino I radunò allora un sinodo che approvò la teologia di Cirillo e condannò la nestoriana. Cirillo, ricevuto l'incarico di comunicare le decisioni del sinodo a Nestorio, redasse dodici anatematismi e li inviò all'eretico intimandogli, sotto la minaccia di bando, di ritrattare i suoi errori entro dieci giorni.
Per evitare che la controversia sfociasse in uno scisma, l'imperatore Teodosio II convocò i metropoliti ed i vescovi dell'impero ad Efeso, dove si tenne quello che viene riconosciuto come il terzo concilio ecumenico. Il concilio si tenne dal 22 giugno al 31 luglio del 431 e, fin dalla prima sessione, l'assemblea, presieduta dallo stesso Cirillo, scomunicò Nestorio e ne condannò la cristologia.
Quattro giorni più tardi, pero, giunse ad Efeso Giovanni d'Antiochia che, radunato coi suoi suffraganei un contro-sinodo depose e scomunico Cirillo.
Teodosio, informato delle decisioni di entrambe le assemblee, dopo un più attento esame fece imprigionare sia Cirillo sia Nestorio. Cirillo fu rimesso in libertà mentre Nestorio du relegato inun monastero di Antiochia. Il concilio fu sciolto, i dissensi provocati dalle decisioni che vi erano state prese, tuttavia, durarono fino al 433 quando Giovanni d'Antiochia accetto la condanna di Nestorio e Cirillo, a sua volta, accolse il simbolo di fede già proposto ad Efeso dagli antiocheni, e redatto probabilmente da Teodoreto di Ciro, nel quale la maternità divina della Vergine veniva formalmente riconosciuta. Cirillo scrisse a papa Sisto III che ogni controversia era stata composta; in realtà, dovette difendere sino alla morte la sua cristologia contro molti attacchi e false interpretazioni. Negli anni fra il 438 e il 440 minacciò anche di scomunica Teodoro di Mopsuestia, maestro di Nestorio, evitando, tuttavia, per quanto possibile, di giungere a questo passo estremo. Morí il 27 giugno 444.