INTRODUZIONE
Vita e scritti di Diadoco - La figura del vescovo di Fotica attraverso la dottrina dei « Cento capitoli »
1. Autore della nostra centuria fu certamente Diadoco, vescovo di Fotica in Epiro. Ciò risulta non soltanto dal preambolo alla stessa opera ascetica ma anche dalla Biblioteca di Fozio (cod. 201), che parla pure del « vescovo di Fotica di nome Diadoco » (cod. 231) aggiungendo che egli fu avversario del monofisismo.
Congetturabili le date di nascita e di morte del Nostro (400?-474?). È probabile che egli abbia redatto o almeno firmato una lettera dei vescovi epiroti all'imperatore Leone I (Mansi); che sia stato maestro spirituale di Pomero (autore di un trattato stilla vita contemplativa) e di Eugenio, futuro vescovo di Cartagine. Terminus ante quem della sua morte è sicuramente il 486, data in cui Vittore di Vita lo nomina nel prologo alla sua Storia della persecuzione dei Vandali. Giustamente il Tilleuiout identifica l'autore dei Cento capitoli col Diadoco di cui fa le lodi Vittore di Vita.
Null'altro di certo sappiamo sulla sua vita, e poco possiamo persino dire della città di cui egli fu vescovo.
Di Fotica infatti non resta più niente. Secondo Procopio, distrutta da terremoti e inondazioni, sarebbe stata ricostruita da Giustiniazzo. Poi sarebbe stata di nuovo abbattuta all'epoca delle invasioni slave. Si fini cosi col perderla di vista, tanto che gli storici per lungo tempo non seppero darne con precisione la posizione geografica. Da alcuni è stata identificata con Vella a nord di loannina. L'errore, originato soprattutto dall'interpretazione della Descriptio di Giorgio Cipriota, fu ripetuto finché dall'epirota Panagiotides non furono scoperte due iscrizioni, una latina nel 1890 e l'altra greca nel 1906, che chiaramente collocano Fotica in Tesprozia, a sud di Vena e a nord di Paramythia (Aidonat), precisamente nella località chiamata Liboni o Limboni, non lontana dal canale di Corfú.
2. La spiccata figura di Diadoco ci è notaperò soprattutto attraverso le opere che ci sono rimaste 2, e che tutta la tradizione èquasi unanime nel mettere sotto il suo nome:
1) Discorso sull'ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo (difesa delle due del Cristo), PG 65, 1141-1148; É. des Places, pp. 164-168.
2) Visione (dialogo con san Giovanni Battista sulla conoscenza per visione beatifica), É. des Places, pp. 169-179.
3) Cento considerazioni sulla conoscenza della fede * (lett. Cento capitoli gnostici). J.E. Weis-Liehersdorf Lipsia 1912; E. des Place.s, pp. 84-163 (una precedente edizione di K. Popov, Kiev 1903, si fonda soprattutto sul cod. M = Mosqu. Svnod. gr. 184).
4) La Catechesi non è riportata da tutti i codici sotto il nome di Diadoco; edita per la prima volta nel 1952, si trova ora in des Places, op. cit., pp. 180-183. A. Wenger in « Revue des etudes byzantines », 1952, 10, 141 scrive che la teoria della conoscenza di Dio quale è proposta dall'autore della Catechesi in forma di domande e risposte ha piuttosto l'impronta di Simeone il Nuovo Teologo (cui molti manoscritti l'attribuiscono) che quella di Diadoco; sarebbe inoltre « enunciata in formule che preannunziano il Palamas ». Ma si potrebbe trattare di elementi diadochei assimilati dalla mistica seriore.
3. Alcune notizie biografiche possiamo desumere come sopra accennato dagli scritti diadochei. Quelle autobiografiche interne ai Cento capitoli gnostici (il titolo originale da me tradotto Cento considerazioni sulla conoscenza della fede) sono velate da un senso umano e cristiano di umile pudore, che mi sembra trovi la sua espressione piú significativa in certe affermazioni attribuite ad un personaggio non bene identificato ma che potrebbe essere individuato nello stesso Diadoco, che si nasconde sotto l'anonimato. Quando egli nel c. 13 parla di uno che ama tanto Dio eppure si cruccia di non amarlo abbastanza, probabilmente, secondo i
critici, allude a se stesso. Forse anche parla di sé quando nel c. 91 dice di aver sentito da un tale espressioni rivelatrici di un sommo desiderio di conoscenza e di bruciante amore di Dio che gli fa bramare la morte per gioire infine dell'unione celeste con lui.