ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
1. Vita
Salviano nacque agli inizi del V secolo nella Gallia renana, a Treviri, o forse, a Colonia. Appartenne a famiglia cristiana e frequentò le scuole di grammatica e retorica. Si applicò alla giurisprudenza, e dai suoi scritti si rileva una sicura conoscenza della terminologia giuridica. Adolescente, nel 418, assistette al sacco di Treviri operato dai Franchi. Non tanto l'impressionò la terrificante visione delle rovine cagionate dagli invasori, quanto lo spettacolo dei concittadini che si dicevano cristiani mentre conducevano una vita indegna. Una situazione questa degli abitanti di Treviri che si ripeteva in tante e tante città della Gallia, della Spagna, dell'Africa, e di altre regioni dell'impero romano in completo disfacimento.
Poco più che ventenne, Salviano sposò Palladia, una pagana che egli converti al cristianesimo. Dal matrimonio ebbe una figlia che chiamò Auspiciola. Tuttavia, qualche anno dopo le nozze, volle dedicarsi a vita ascetica. Non gli fu difficile convincere la consorte a seguirlo. Di comune accordo i due giovani, ormai non più marito e moglie ma fratelli, stabilirono, verso il 425 circa, di ritirarsi con la piccola Auspiciola nel monastero fondato da sant'Onorato il futuro vescovo di Arles, a Lérins, piccola isola di fronte a Cannes. I genitori di Palladia, Ipazio e Quieta, i quali avevano insieme con la figlia abbracciato il cristianesimo, non approvarono la decisione dei coniugi e ruppero con loro ogni rapporto.
A Lérins, Salviano strinse fraterna amicizia con Onorato e Vincenzo. Eucherio di Lione gli affidò l'educazione dei suoi due figli Salonio e Verano, destinati entrambi a diventare vescovi. Motivo questo, forse, per cui Salviano è detto dal biografo Gennadio « maestro di vescovi ». L'appellativo gli deriva anche dall'aver redatto omelie per uso di alti prelati. Intorno al 439, ordinato sacerdote, si trasferí a Marsiglia. In questa città si guadagnò fama di valente predicatore. Non è da escludere che abbia visitato l'Africa e vi abbia soggiornato per qualche tempo. Era ancora in vita nel 480 circa: Gennadio, che allora attendeva alla composizione del trattato Gli uomini illustri della Chiesa, dice che lo scrittore « era vecchio e ancora in buone condizioni di salute ». Nessuna notizia di Palladia, di Auspiciola, dopo che si furono stabilite nel cenobio di Lérins. Abbiamo una lettera che Salviano indirizzò ai suoceri, nel tentativo di riallacciare con loro le relazioni interrotte da più di sei anni. Egli invoca il perdono, anche se, come dichiara, non è certamente un crimine l'essersi consacrato a Cristo. Scongiura i suoceri non soltanto a nome suo, ma della moglie e della piccola Auspiciola. L'epistola è piena d'affetto, di pietà filiale. Non sappiamo, tuttavia, quale effetto ebbe sull'animo di Ipazio e di Quieta.
2. Opere
Di Salviano, oltre allo scritto del quale diamo la traduzione, ci sono pervenuti il trattato che s'intitola Il governo di Dio, e nove epistole. Delle lettere alcune sono assai brevi, altre indirizzate a destinatari che non conosciamo: di rilievo, la quarta scritta ai suoceri, e la nona a Salonio, vescovo di Ginevra, che può considerarsi di prefazione al trattato Contro l'avarizia.
Gennadio ci dà notizia di altre opere, che sono andate, però, perdute: di natura ascetica (Sulla verginità), esegetica (Esposizione dell'ultima parte dell'Ecclesiaste; Esposizione della prima parte della Genesi, in versi), epistolare (un libro di lettere, del quale ignoriamo se facessero parte quelle cui si è accennato), omiletica (numerosissime prediche, molte delle quali redatte, come si è detto, per uso dei vescovi). Il trattato che s'intitola Ilgoverno di Dio o anche Il giudizio presente, consta di otto libri, l'ultimo dei quali incompleto. E' dedicato a Salonio, figlio di sant'Eucherio. Fu composto tra il 440 e il 450: in esso si accenna come ad avvenimento recente alla sconfitta del generale Litoriopresso Tolosa nel 439.