Intorno al 416 Agostino compone il "Commento al Vangelo di Giovanni". Frutto non di un lavoro "a tavolino", ma nato nella predicazione liturgica al popolo di Dio, Agostino sceglie non casualmente di commentare il quarto Vangelo. Nella convinzione infatti che il fine dell'esegesi è la carità e che la predicazione è il momento adatto alla dispensazione della parola di Dio, un modo per trasmettere ai fedeli ciò che lo Spirito gli aveva ispirato, tra i quattro Vangeli quello di Giovanni si dimostra per la ricchezza dottrinale e la profondità dei temi spirituali, il più adatto a offrire una parola di Dio ricca ed efficace per la formazione cristiana dei fedeli.
INTRODUZIONE
PANORAMICA GENERALE
NOTE STORICO-CRITICHE
1. Perché Agostino ha commentato il Vangelo di Giovanni
Quando Agostino iniziò a commentare il Vangelo di Giovanni già altri esegeti si erano misurati in questa non facile impresa, o stavano per farlo. Il commentario agostiniano, almeno inizialmente, è nato nella predicazione liturgi ca al popolo e non a tavolino. Questo fatto e altri elementi ci permettono di capire perché egli, tra i quattro Vangeli, abbia scelto di commentare proprio quello di Giovanni. Come vescovo considerava la predicazione il momento adatto alla dispensazione della parola di Dio, un modo per trasmettere ai fedeli ciò che lo Spirito gli aveva ispirato.
A questa ben radicata concezione formativo-pastorale della predicazione va unita la sua visione dell'esegesi, esposta in La dottrina cristiana dove viene espressa l'idea che il fine precipuo dell'esegesi è la carità; esegesi che in campo direttamente pastorale deve essere al servizio dell'edificazione e della crescita spirituale dei fedeli, mediante la predicazione. A partire da questi presupposti è facile capire che il quarto Vangelo ha esercitato sul vescovo d'Ippona una grande attrazione perché, proprio per la sua ricchezza dottrinale e la profondità dei temi spirituali, gli permetteva di spiegare una parola di Dio ricca ed efficace per la formazione spirituale dei fedeli 6. Il motivo di fondo del commento a Giovanni è nella volontà del pastore di formare il popolo cristiano attraverso la parola di Dio che esprime verità solide e profonde. Tale motivazione poi, come vedremo, ha assunto due aspetti distinti e, nello stesso tempo, uniti insieme: l'esposizione dei grandi temi dottrinali e spirituali contenuti nel Vangelo di Giovanni e la messa in guardia dei fedeli dagli errori di interpretazione e dalle eresie che da essi hanno origine.
Riguardo al primo aspetto Agostino esprime più volte, nel corso del commento, i motivi della sua ammirazione e del suo interesse per l'autore del quarto Vangelo. Ai suoi occhi questo Vangelo è il più profondo in quanto l'apostolo stava appoggiato sul petto del Signore da cui ha attinto ciò che ora ci comunica. Ha ricevuto dal Signore i segreti più profondi e il dono di annunziare, intorno al Figlio di Dio, verità capaci di stimolare anche le intelligenze dei semplici. Giovanni come un'aquila si è elevato al di sopra di tutte le realtà e del suo stesso spirito, per contemplare il Verbo di Dio. Gli altri evangelisti hanno seguito il Signore nella vita terrena, lo hanno considerato principalmente nella sua umanità; Giovanni invece lo ha visto nella sua preesistenza e ha elevato il suo annuncio ad altezze vertiginose, deciso a trascinare nel suo volo pure i nostri cuori, anche se vola così in alto che è difficile seguirlo con la nostra intelligenza.
Ciò che affascina Agostino nel quarto Vangelo è soprattutto la cristologia, la maniera di presentare la realtà della persona di Cristo. Anche gli altri Vangeli sono, per loro natura, cristocentrici, ma questo, ponendo l'accento sulla divinità di Cristo, gli consente di formulare un discorso globale che afferma la realtà della sua natura umana e divina. Gli permette di fare una predicazione completa su Cristo, rispettando un principio a cui è rimasto sempre fedele nell'attività di pastore: la predicazione cristiana è essenzialmente predicazione di Cristo, perché in lui trova il suo senso e valore .
Agostino sottolinea che un'errata impostazione cristologica è alla base di tanti errori teologici: nell'ambito della teologia trinitaria, dell'ecclesiologia, della sacramentaria e della soteriologia. Egli evita questa eventualità fondandosi sulla sana catholica fides che afferma in Cristo la realtà delle due nature, e insegna ai fedeli a fare altrettanto: Tutto ciò che avete sentito dell'umile condizione del Signore Gesù Cristo, è da considerare, nella logica del mistero dell'incarnazione, conseguenza di ciò che egli è diventato per noi, non di ciò che era quando ci creò. Tutto ciò invece che di sublime, di superiore ad ogni creatura, di divino, di uguale e coeterno al Padre, di lui sentirete o leggerete in questo Vangelo, sappiatelo riferire alla sua natura divina, non alla sua natura di servo... La fede cattolica, invece, mantenendosi nella verità da una parte e dall'altra e predicando ciò che crede, ha sempre ritenuto e creduto che Cristo è Dio ed è uomo; poiché l'una e l'altra verità risulta dalla Scrittura, l'una e l'altra è certa... che Cristo è Dio, che Cristo è uomo (36, 2). Nella stessa omelia e nello stesso paragrafo parla di coloro che non hanno seguito questa regola e hanno fermato la propria attenzione su uno degli aspetti della persona di Cristo: o sulla divinità o sulla umanità, sbagliando irreparabilmente.
Quest'ultima considerazione ci induce ad approfondire il secondo aspetto che ha motivato in Agostino la scelta del quarto Vangelo: la messa in guardia del popolo dalle eresie. Egli vede nella presenza degli eretici uno stimolo positivo ad approfondire la riflessione teologica, basata soprattutto sull'interpretazione delle Scritture, ma li considera nemici pericolosi della sana dottrina. È cosciente del fatto che gli eretici, in un modo o nell'altro, per dare sostegno alle loro teorie si basano sulla Scrittura e, nel caso specifico, sul Vangelo di Giovanni, di cui valorizzano alcune espressioni. In particolare considera due atteggiamenti caratteristici degli eretici: quello di introdurre dottrine del tutto nuove, di matrice extra-biblica e quello di valorizzare solo parte del materiale biblico a disposizione.
Di fronte agli errori il vescovo di Ippona adotta un metodo che si basa su due principi fondamentali. Il primo, regula sanitatis consiste nell'accettare come cibo sostanzioso quanto riusciamo a capire alla luce della fede che ci è stata trasmessa; nel respingere e rimandare la comprensione ad un altro momento di quanto non riusciamo a conciliare con la sana regola della fede (cf 18, 1).
Il secondo principio consiste nel fissare le linee principali della regula fidei, da utilizzare poi — nell'interpretazione della Scrittura —, come modelli di paragone. Nell'omelia 18, 2 ne espone in particolare due che gli eretici generalmente non tengono in considerazione: la duplice natura di Cristo, Dio e uomo, e l'uguaglianza del Figlio con il Padre, riguardo la divinità, la sua inferiorità, riguardo la natura umana assunta.
In base a questo metodo, ampiamente utilizzato nelle opere teologico-polemiche, egli ottiene un triplice scopo: quello di istruire il popolo su tutte le verità contenute nel quarto Vangelo; di rendere i fedeli capaci di evitare il pericolo delle eresie; di valorizzare anche i brani biblici che sembrano apparentemente inspiegabili o in contrasto con altre verità, contenute nella Scrittura.
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Don Solmonese Cristian il 13 settembre 2016 alle 11:20 ha scritto:
Un Classico che non deve mancare nelle case e soprattutto di chi vuole conoscere una lettura esegetica dell'analogia delle Scritture. Consigliato!
Giovanni Basile il 7 maggio 2017 alle 16:35 ha scritto:
Gran libro in cui c'è tutta la raffinatezza della conoscenza del vangelo, in questo caso quello di Giovanni, di Agostino. 124 omelie in 1200 pagine che, nonostante la mole del lavoro, si leggono scorrevolmente. Lettura necessaria per approfondire la comprensione dell'evangelo giovanneo.
daniele salini il 14 aprile 2023 alle 09:10 ha scritto:
libro veramente profondo, una inesauribile fonte di meditazione per qualsiasi persona voglia approfondire la propia fede con la profondita di san Agostino,io lo uso molto spesso per le omelie che come diacono devo preparare.