"Io sto facendo un libro della Pratica di amar Gesù Cristo, dove ho posto molte belle cose dell'amore di Gesù Cristo e dell'amore che gli portiamo": così Alfonso Maria de Liguori annuncia in una lettera del 1767 il contenuto dello scritto che avrebbe visto la luce nel 1768 e che egli stesso definì "la più devota ed utile delle sue opere". Nella Pratica l'autore spiega quali siano le virtù da acquistare e praticare, quali i difetti da evitare per conservare e accrescere l'amore che conduce il cristiano a Dio. Un testo di profonda spiritualità, oltre che un vero trattato di morale, originale e popolare ad un tempo, da riscoprire in tutta la sua bellezza.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
8. LA «PRATICA DI AMAR GESÙ CRISTO»
Fino al 1980, di quest'opera si sono contate complessivamente e con assoluta certezza ben 535 edizioni. In lingua italiana, il volume è stato edito almeno 168 volte; in quella francese, più di 260. E oggi lo si può trovare, oltre che in tutte le lingue europee, in quasi tutti gli idiomi parlati del mondo, compreso il cinese, il senegalese, l'arabo, il vietnamita. Dunque, anche per quest'opera il successo è stato enorme fin dalla prima pubblicazione, avvenuta nel 1768. Infatti, proprio in quell'anno de Liguori così ne scriveva al proprio stampatore veneziano: «Ho inviato a V. S. Illustrissima il mio libro della Pratica di amar Gesù Cristo, il quale in Napoli ha incontrato molto applauso» (30 giugno 1768).
Precedentemente, aveva già parlato di questa operetta. In una missiva del 18 novembre 1767 a suor Brianna Carafa, nel monastero di San Marcellino, a Napoli, il Santo accennò al contenuto del volume: «Io sto facendo un libro della Pratica di amar Gesù Cristo, dove ho posto molte belle cose dell'amore di Gesù Cristo e dell'amore che gli portiamo». Il 16 novembre 1767, appena due giorni prima, confidando all'editore veneto un giudizio «la più devota ed utile di tutte le altre». E sull'opera, nel marzo del 1768, al medesimo scrisse: «Ivi si tratta di tutte le virtù, con bellissimi detti e fatti dei santi, che ho trovato con molta fatica».
È composta di 17 capitoli, di cui i primi quattro sono introduttivi e spiegano quanto Gesù Cristo merita di essere amato N l'amore che ci ha dimostrato nel soffrire liberamente la passione la morte, e nell'istituire il sacramento dell'Eucaristia; quanto deve Eucaristia; essere grande la nostra fiducia e la nostra confidenza in lui, proprie a causa del suo immenso amore nei nostri confronti; e quanto deve essere profonda la nostra riconoscenza e generosa la nostra risposta Gli altri 13 capitoli — che commentano i versetti 2-7 del capitolo 13 della prima lettera che san Paolo invia alla comunità di Corinto - insegnano quali siano le virtù da acquistare e praticare, quali i difetti da evitare, per conservare e accrescere l' amore che, passo passo conduce il cristiano alla uniformità con la volontà di Dio, sempre, in tutto, per tutto.
Il volume si conclude con una brevissima presentazione delle virtù - delle quali l'autore ha parlato ampiamente nel testo - necessarie per convincersi di praticare realmente la carità nei confronti di Dio e dei fratelli.
Il contenuto del volume è dominato dalla convinzione che l'amore è l'unica risposta che l'uomo può dare al suo Creatore. In una pagina della Novena del Sacro Cuore, il Santo scrive: «Chi ama, necessariamente desidera di essere amato. Il cuore domanda il cuore, l'amore cerca l'amore». E nell'opuscolo Dell'amore divino e dei mezzi per acquistarlo, ancor più esplicitamente afferma: «Il nostro buon Dio, perché molto ci ama, molto desidera di essere amato da noi; e perciò non solo ci ha chiamati al suo amore con tanti inviti ripetuti nelle Sacre Scritture e con tanti benefici comuni e particolari, ma ha voluto anche obbligarci con espresso precetto».
Ancora qualche considerazione: in tutta l'operetta, non Si' trova una definizione dell'amore. Per Alfonso, evidentemente, non è necessario né importante sapere che cosa è l'amore; forse, al limite, non è importante nemmeno sapere che cosa significa saper amare. Due devi però sono urgenti: fare la volontà di Colui che si desidera amare e rivivere in se stessi, per quanto possibile, la vita del Signore Gesù. Il primo impulso a scrivere questa operetta gli fu dato dalla constatazione che proprio nella sua Napoli, dove si era recato nel 1767, Gesù Cristo non era più amato come prima e i suoi insegnamenti non erano più seguiti. Nuovi emendamenti, specialmente quelli degli illuministi, si andavano sostituendo a quelli della Chiesa. La Ragione, nuova e allettante divinità, si stava per insediare ai piedi del Vesuvio, come orgogliosamente andava ripetendo Voltai-re. E nuovi settori della società borbonica continuavano a staccarsi dalla pratica della morale cristiana, la quale aveva reso quella società fedelissima nei confronti di Dio e de a sua legge.
Decise però di farlo con tecniche e modalità diverse da quelle usate precedentemente: non sono indicate le motivazioni dell'opera; non ci sono confutazioni stringenti contro dottrine perniciose, né calorose apologie, e nemmeno aspre contestazioni dialettiche. L'esperienza e la saggezza degli anni gli hanno insegnato anche a combattere il male senza nominarlo, senza affrontarlo direttamente, quasi ignorandolo. Perciò propone — appassionatamente, ma in maniera confidenziale ed esortativa — insegnamenti, riflessioni, atteggiamenti ed esempi di santi, che conducono a una mentalità di piena adesione a Cristo e al suo messaggio, e ad una impostazione di vita il più vicino possibile alla legge d'amore vissuta e insegnata dal Maestro.
Oltre che testo di profonda spiritualità, quest'opera — val bene ribadirlo — è un vero trattatello di morale, originale, popolare, pratica, staccata cioè da quella della casistica e delle dispute, riservata a pochi iniziati. La Pratica è un testo di spiritualità e di comportamento, valido in ogni tempo, per tutti, alla portata di tutti, per guidare, sulla via della santità, tutti, dato che «Dio vuole tutti santi».
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Studente Guido Chiesa il 7 agosto 2011 alle 09:29 ha scritto:
Stupendo.
Mi ci è voluta una vita per capire che il nocciolo della religione è sopportare le croci con pazienza e anzi essere contenti di averle e poterle offrire al Signore . Accettare le umiliazioni con gioia. Essere contenti di poter essere disprezzati come lo fu Lui. Ma ci sono riuscito anche grazie a questo eccellente libretto.
Michele Pagnoni il 31 agosto 2012 alle 21:44 ha scritto:
Veramente un validissimo testo di grande attualità, da consultare anche come una sorta di manuale, per chi voglia progredire nel cammino verso Cristo.
Con una modalità molto chiara e diretta affronta diversi temi di vita quotidiana, suscitando riflessioni importanti.
Dott. mario ferrigno il 8 settembre 2012 alle 12:52 ha scritto:
La traduzione di questo libretto è fatta in italiano corrente e ciò consente di leggerlo in modo più scorrevole e semplice. Questo testo va letto meditandolo punto per punto ogni giorno, per trovare molti spunti illuminanti di riflessione. Dopo aver letto questo libro vale la pena continuare la lettura di altri scritti di Sant'Alfonso Maria de Liguori come "Apparecchio alla morte".
P S il 6 novembre 2012 alle 21:51 ha scritto:
I libri di Sant'Alfonso si commentano da sè, sono eccezionali e mai banali nè scontati. Di questo, in particolare, segnalo l'ultima parte, quella dedicata al combattimento spirituale e nello specifico alla desolazione, al deserto e aridità interiore, a quello stato che altri mistici chiamano "notte". La semplicità con cui è descritto nei dettagli è a dir poco impressionante e facilmente comprensibile per chi ha avuto modo di attraversare momenti di buio nella vita. E' di grande conforto e incoraggiamento se letto nei momenti di dolore e di maggior difficoltà, quando tutto sembra incomprensibile e non si vede via di uscita. Dio c'è, è presente non solo vicino a noi ma anche nel nostro cuore e lavora, opera incessantemente per noi, anche quando ci sembra troppo lontano per ricordarsi di noi.
Ale S il 30 luglio 2014 alle 20:26 ha scritto:
Come tutti i libri di Sant'Alfonso, anche questo è bellissimo. Consiglio la lettura a tutti, soprattutto dovrebbero consultarlo coloro che hanno responsabilità nei seminari, coloro che sono chiamati a discernere le vere e false vocazioni, perché questo libretto contiene indicazioni pratiche e sicure da tenere sempre presenti. In ogni caso, la lettura è consigliata a tutti, laici, consacrati, e anche a coloro che vogliono conoscere meglio la vita di fede per decidersi a fare il primo passo.
mariasilvia roveri il 8 novembre 2017 alle 21:28 ha scritto:
molto bello e profondo. superando la difficoltà del linguaggio di altri tempi è un aiuto molto grande ed efficace nel cammino cristiano
Chessa Cau GIOVANNA il 28 agosto 2018 alle 22:43 ha scritto:
Dicono sia l'opera più conosciuta del Santo e leggendola si capisce il perchè. Molto profonda e allo stesso tempo intrisa di argomentazioni pratiche. E' un trattato molto chiaro, se uno vuole intendere, intende come deve essere amato il Cristo.
La perfezione della santità consiste nell'amare Cristo. Questo afferma in sintesi. Poi tante preghiere, la spiegazione della bellissima lettera di S.Paolo ai Corinzi. Insomma uno di quelli che non si può non aver letto.
Studente nicola badiale il 2 novembre 2018 alle 22:50 ha scritto:
Rendiamo Grazie a Gesù Maria e Giuseppe per tutti gli scritti di San Alfonso Maria De Liguori
Antonio Caputo il 2 febbraio 2019 alle 14:35 ha scritto:
"Semplicemente" un testo da leggere e rileggere, un testo straordinario da studiare, da interiorizzare. E' anche un libro per pregare (alla fine di ogni capitolo c'è infatti una preghiera) per iniziare un cammino di conversione, di riscoperta della propria fede. Un vero e proprio "manuale" di spiritualità. Anche per i giorni d'oggi.
parrocchia san silvestro il 2 novembre 2019 alle 10:06 ha scritto:
bella lettura edificante