Su invito dell'amico Destro, prefetto del pretorio, nel 393 Girolamo compone il De viribus illustribus, una raccolta di 135 vite di autori cristiani particolarmente dediti allo studio della Bibbia, dalle origini fino al 393, tra i quali l'Autore inserisce anche gli ebrei Filone e Giuseppe e il filosofo pagano Seneca insieme a diversi eretici.
L'ultimo medaglione con il quale si conclude la raccolta è dedicato allo stesso Girolamo. Modellata sul De viribus illustribus di Svetonio e sul Brutus di Cicerone, l'opera dipende quasi totalmente dalla Storia Ecclesiastica e dalla Cronaca di Eusebio di Cesarea per i primi 78 medaglioni, mentre si avvale negli altri, come fonte quasi esclusiva, della vasta erudizione dell'Autore. Nei ritratti si forniscono rapide notizie sulla vita e le opere. Attraverso questa galleria di nomi più o meno illustri, Girolamo si propone di confutare le accuse di scarsa levatura culturale che alcuni intellettuali pagani avevano lanciato contro i seguaci di Cristo. Durante il Medioevo il libro ha riscosso uno straordinario successo, divenendo nei secoli una sorta di pietra di paragone di qualsiasi dettato storico di letteratura cristiana e fonte primaria di documentazione nell'ambito della letteratura cristiana antica.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Attraverso questa galleria di nomi più o meno illustri nell'ambito della letteratura cristiana, l'autore si propone di confutare le accuse di scarsa levatura culturale che alcuni intellettuali pagani, come Celso, Porfirio e Giuliano avevano lanciato contro i seguaci di Cristo.
Una certa compiacenza di Girolamo amo per questa sua novità letteraria si può arguire, oltre che dai ritocchi via via apportati, dall'ultimo profilo dedicato a se stesso: malcelata consacrazione del proprio talento?
Certo è che l'opera, nel suo complesso, denuncia enuncia notevoli mende, imputabili in parte al metodo sovente affrettato della composizione geronimiana: difetti peraltrogià rilevati dal contemporaneo sant'Agostino, che pure non mancò di sottolineare la grande utilità di un simile lavoro.
A conferma di questo giudizio sostanzialmente favorevole, si può ricordare il tributo di ammirazione incondizionata che il libro riscosse nei secoli medievali. Ben presto conosciuta anche in Oriente, grazie ad una versione greca comunemente attribuita a Sofronio, l'opera ebbe molti continuatori entusiasti, divenendo per vari secoli una sorta di pietra di paragone di qualsiasi dettato storico di letteratura cristiana. A mero titolo esemplificativo, vai forse la pena di accennare alle opere analoghe di Gennadio di Marsiglia
I(verso il 480); Isidoro di Siviglia (tra il 615 e il 618) , defonso di Toledo (morto nel 667); Sigeberto di Gembloux (sec. XII); Onorio di Autun (prima metà del sec. Anonimo di Melk (sec. XII): Giovanni Tritemio (morto nel 1516). Fino al XVIII secolo il De viris illustribus gerommiano fu modello insostituibile per tutte le opere concernenti lo studio dei Padri.
In altri termini, pur con le dovute riserve su vari aspetti dell'opera - come la scarsa originalità dell'impianto e l'evidente parzialità di taluni giudizi —, non si può certo negare che lo scritto geronimiano, primo nel suo genere costituisce una fonte primaria di documentazione nell'am bito della letteratura cristiana antica.
In ultima analisi, non si può che condividere tout court la dotta e calibrata disamina di Ceresa-Gastaldo nella sua magistrale introduzione alla recente edizione del De viris illustribus, della quale qui si propone un interessante passaggio: «La cultura antica non si trova invece isolata nel pensiero di Girolamo, ma conservata da un'altra cultura che, oltre ogni condizionamento dovuto alle singole personalità e ai diversi ambienti, sarà destinata ad imporsi nei secoli: la cultura biblica». "Cultura classica" e "cultura biblica" sono a loro volta le componenti essenziali della nuova "cultura cristiana" che, nonostante fasi di tensioni e di contrasti legate al loro graduale e progressivo sviluppo, non si presenterà mai come opposizione, ma come originale rielaborazione della cultura antica. Da questo punto di vista si potrebbe dire che, fra tutti gli autori citati, Origene rappresenti per Girolamo il modello ideale soprattutto perché in lui la cultura diventa tanto più vasta e profonda quanto più è ispirata dall'unico intento di testimoniare e di diffondere il messaggio di Cristo.
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Prof. Giovanni Lo Cascio il 20 dicembre 2015 alle 22:09 ha scritto:
operetta di Girolamo fresca, intelligente, istruttiva, gradevole. E' sempre utile per un confronto e una verifica storico/biblistica e teologica. un buon approccio per una prima conoscenza del cristianesimo delle origini.