L'ente e l'essenza e L'unità dell'intelletto: due brillanti opuscoli filosofici, veri e propri "gioielli" della saggistica minore di Tommaso d'Aquino, che uniscono perfetta padronanza della materia e coerenza argomentativa a lucidità di pensiero e prosa, e gettano luce sulle tappe di uno straordinario itinerario speculativo.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
2. IL TEMA
Il Trattato esprime nel suo titolo l'oggetto: si occupa dell'ente e dell'essenza. San Tommaso fa un discorso — sermo dice in conclusione — filosofico sul fondamento del nostro sapere, un Trattato dei principi dai quali la ragione umana deve procedere. I principi sono decisivi nel processo verso la verità per la quale è data all'uomo l'intelligenza. L'ente è principio e fondamento. La conoscenza della verità sull'ente è punto di partenza per l'uomo. Tutto il sapere si riassume intorno all'ente. Di esso l'uomo conosce l'essenza, significata nel linguaggio. Risultano in questo pro_ cesso dell'uomo verso la verità dell'ente tre fasi correlative: il linguaggio sull'ente, il concetto dell'essenza dell'ente e la modalità universale della conoscenza delle cose singolari esistenti.
L'opuscolo inizia dallo studio dei significati dei nomi con cui noi diciamo l'ente, poi cerca quale sia l'essenza dei diversi enti e infine studia il rapporto dei concetti con gli universali o intenzioni logiche.
Il centro del Trattato verte sull'essenza dell'ente. L'essenza si trova in modi diversi. Nell'ente finito i modi sono due, la sostanza e l'accidente. La maggior parte del Trattato studia l'essenza dell'ente sostanziale. Parte dalle sostanze composte di materia e forma, più note all'uomo, e giunge alle sostanze semplici, quali sono l'anima umana, le sostanze separate, Dio. Questa salita verso la realtà semplice di Dio, partendo dai dati dell'esperienza, in un processo d'implicazioni di pensiero, costituisce il nucleo del Trattato. Da questo vertice raggiunto con la sola ragione, san Tommaso discende attraverso i diversi gradi dell'essere, fondando la molteplicità degli enti sostanziali. Il concetto di ente si risolve nel concetto di atto. Soltanto l'essere assoluto è atto puro. Tutti gli altri enti partecipano dell'atto e hanno un certa composizione con la potenza, e alcuni anche con la materia che è una specie di potenza. L'uomo viene visto da san Tommaso come l'ente che sta al centro di questo grande orizzonte dell'essere, tra il vertice dell'essere puro che è Dio e la base della materia prima che è pura potenza. L'uomo partecipa dello spirito per l'anima, e della materia per il corpo.
Nei tre aspetti indicati, linguistico, ontico e logico, san Tommaso alterna i testi della tradizione filosofica, a partire da Aristotele, con le proprie intuizioni metafisiche. Il pensiero di Aristotele è come la base della tradizione ma il discorso si snoda in un riferimento costante ai filosofi arabi Avicenna soprattutto, e Averroè. Le fonti neoplatoniche sono rappresentate dal Liber de Causis.
L'opuscolo prende posizione nelle questioni radicali della filosofia. Nel corso della sua vita san Tommaso svilupperà in modo più preciso queste prime posizioni, ma resterà fedele a questo punto di partenza: composizione ilemorfica dell'ente cosmico e quindi dell'uomo, unicità della forma sostanziale nel composto, il principio d'individuazione per la materia, semplicità delle sostanze separate, composizione di atto e potenza in tutte le creature, semplicità entitativa in Dio come essere assoluto, puro atto, partecipazione graduale di questo principio nella scala ordinata degli enti, analogia dell'ente, linguaggio umano come segno dell'ente nella misura in cui si conosce. E mentre viene presentato questo sviluppo della verità dell'ente, san Tommaso si preoccupa di denunciare gli errori che deformano questa verità: la concezione dell'intelletto separato ed unico fatta da Averroè, l'ilemorfismo universale anche per le sostanze separate, insegnato da Avicebron.
Il tema dell'ente viene esposto in tutta la sua ampiezza e profondità. Ma viene fatto in sintesi, quasi in nuce.
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Dott. Maria Gloria Campi il 18 agosto 2016 alle 21:31 ha scritto:
Leggere oggi questi "libretti" di San Tommaso rappresenta una riscoperta molto interessante. E' emozionante ritrovarsi all'inizio di quel percorso sulla individuazione di ogni persona umana che oggi diamo per scontato. La speculazione filosofica di San Tommaso anticipa quanto le ricerche dei secoli successivi hanno scoperto sull'uomo: potremmo quasi dire che le imposta! Molto azzeccato è anche il commento del curatore di questa piccola raccolta di scritti. Con discrezione, competenza e scioltezza guida un lettore ormai un po' "arrugginito", ad addentrarsi nei meandri di un approccio filosofico fondamentale per l'identità della cultura umanistica di oggi.
Giuseppe Davide Mirabella il 28 luglio 2017 alle 07:03 ha scritto:
Con il dono della sintesi si potrebbe condensare tutto nella seguente frase: “L'ente è il concreto, l'essenza è l'astratto”. L'ente è lì immobile o in movimento, presente e visibile, ha tre dimensioni o forse meno, esiste; l'essenza invece è nel linguaggio che descrive quello stesso ente, è nella mente di chi scruta l'ente.
Per Tommaso e il Tomismo che da lui si è originato, quest'opera rappresenta l'esordio, l'inizio, il cominciamento di questa corrente filosofica: nasce la Filosofia cristiana più vicina a noi, dopo la Patristica più interessata alla controversistica e alla apologetica e non al confronto con altre scuole di pensiero. Si tenga presente che nello Studio di Parigi dove insegno il magister Tommaso si leggevano e commentavano – in modo nuovo ed originale - opere di autori precristiani e musulmani, traendone il bene (vagliate tutto, tenete ciò che è buono, ammonisce san Paolo).
Chessa Cau GIOVANNA il 22 agosto 2018 alle 23:15 ha scritto:
E' un breve trattato, una delle prime opere, non è di facilissima lettura, io consiglio a tutti di fare uno sforzo iniziale e leggere l'immenso Dottore che Dio ha voluto donarci. Dopo qualcosa in più di noi, minimo e di sicuro, abbiamo conosciuto.