Il principio dimenticato
-La fraternità nella riflessione politologica contemporanea
(Idee. Politica)EAN 9788831101516
I due volumi dei quali si tratta [Il principio dimenticato. La fraternità nella riflessione politologia contemporanea, Baggio Antonio Maria, 2007 e La fraternità come principio del diritto pubblico, Manzanati-Mattioni, 2007] –oltre ad essere quelli di esordio di una nuova collana «IDEE/Politica», inaugurata dalla nota casa editrice e diretta da Antonio Maria Baggio e Alberto Lo Presti – vanno letti insieme, pur nella loro specificità scientifica, perché compendiano un’esperienza culturale davvero entusiasmante: la riflessione sul concetto di fraternità. Ed infatti, il primo volume cerca di indagare la questione, partendo dalla constatazione che i principi di libertà espressi dalla Rivoluzione francese sono diventati simili ad un tavolo zoppo, proprio perché ai tre piedi dell’ideale mobile manca quello della fraternità. «Liberté, egalité,…» senza «fraternité». E allora, «che cosa comporta, quali conseguenze produce porsi, oggi, tale domanda all’interno delle diverse discipline che riguardano, ciascuna nel proprio modo, la politica?». Il volume sonda «la possibilità della fraternità come categoria politica».
Lo si fa con saggi, che appartengono a diverse discipline, «ma cercano di aprire delle piste di riflessione – sostiene Baggio – proprio in questa direzione, nel sondare, cioè, la possibilità della fraternità come categoria politica» (p. 22). Si parte da una riflessione di filosofia politica e si passa alla storia delle dottrina politiche; si percorrono i campi della scienza politica, del diritto costituzionale, del diritto e della politica internazionali. «Si è sondato il fondamento teologico della fraternità – avverte ancora il curatore –, e il suo rapporto con la comunicazione: ognuno di tali ambiti è, nel suo modo, centrale, irrinunciabile». Così, è proprio A. M. Baggio a introdurre il dibattito con un’analisi dell’«Idea di “fraternità” tra due rivoluzioni: Parigi 1789- Haiti 1791. Piste di ricerca per una comprensione della fraternità come categoria politica» (p. 23), mentre Rocco Pezzimenti analizza «il perchè di una eclissi» con riferimento alla fraternità (p. 57 e ss.), e Massimiliano Marianelli pone il problema su «I miti e la fratellanza degli uomini: Simone Weil e il “luogo” dell’incontro» (p. 79). Piero Coda, quindi, da par suo, propone elementi «Per una fondazione teologica della categoria politica della fraternità». Sono parole dense, le sue. Osservando, tra l’altro, come «il termine fraternità compaia 26 volte nei documenti del Concilio Vaticano II, di cui 12 nella Gaudium et spes», egli afferma che nella Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, «non solo si individua nella fraternità universale ciò che corrisponde all’altissima vocazione dell’uomo (cf n. 3) e si descrive il mondo quale «spatium verae fraternitatis» (n. 37), ma si indica nel comandamento dell’amore reciproco la legge fondamentale dell’umana perfezione e insieme della trasformazione della storia (n. 38)».
Quindi scrive: «La questione teologica, ma anche pratica, che dobbiamo porci è allora: Gesù ha salvato solo il singolo o anche la relazione sociale tra le persone? Non è problema di poco conto, avendo anzi la risposta che si dà alla domanda, decisive conseguenze per la comprensione/attuazione della fede sul piano ecclesiale e sociale» (p. 107). E su questo piano di riflessione indubbiamente elevato, si prosegue con Giuseppe Savagnone che affronta il tema della «Fraternità e comunicazione» (p. 109); con Daniele Ropelato che propone «Cenni su partecipazione e fraternità» (p. 163) e con Alberto Lo Presti, che riflette su «Il potere politico alla ricerca di nuovi paradigmi» (p. 191). Le argomentazioni di Filippo Pizzolato sulla «Fraternità nell’ordinamento giuridico italiano» (p. 211) aprono l’ideale sezione di contributi scientifici dell’ambito giuridico. Ad esse infatti, seguono le puntuali riflessioni di Vincenzo Buonuomo su «Vincoli relazionali e modello di fraternità nel diritto della Comunità internazionale» (p. 227) e quelle di Marco Equini su «Fraternità e diritti umani ».
Tutti insieme, i tre contributi, hanno una funzione propedeutica al saggio di Pasquale Ferrari su «La fraternità nella teoria politica internazionale. Elementi per una ricostruzione» (p. 277), leggendo il quale, e tirando le somme, non si può non considerare come il riavviato dibattito accademico-scientifico sulla fraternità, trovi in queste pagine nuovi spunti di riflessione a 5 anni di distanza da quel 2 marzo 2002, data del congresso internazionale di Port-au-Prince su «Politique et économie: les voies de la fraternità». Di più: si può ben dire che le pagine che si propongono aprono un orizzonte possibile, rimosso probabilmente, ed ora riproposto nella sua giusta, necessaria dimensione. È stato osservato, però, come «il principio di fraternità appartiene da secoli alla riflessione filosofica e politologia, ma sin dalla rivoluzione francese, la sua traduzione in istituti giuridici è sempre stata difficoltosa» e come, soprattutto in questi ultimi anni, si registri un «ripensamento, nella direzione di cogliere e valorizzare il legame strutturale tra libertà e solidarietà, tra diritto e doveri, ricercando la costruzione di una sfera pubblica per via di socialità e di libertà, che può essere descritta proprio in termini di fraternità».
Ed il volume, curato da due giuristi come Anna Marzanati e Angelo Mattioni – ordinario di istituzioni di diritto pubblico, la prima, ordinario di diritto costituzionale, l’altro – esplora le dimensione di questo principio. Ed apre proprio Mattioni riflettendo su «Solidarietà giuridicizzazione della fraternità» (p. 7); quindi Filippo Pizzolato dissoda il campo «dal personalismo alla fraternità: fondamenti e condizioni per una solidarietà pubblica» (p. 45). Seguono Emanuele Rossi e Andrea Bonomi con un articolato saggio su «La fraternità fra “obbligo” e “libertà”. Alcune riflessioni sul principio di solidarietà nell’ordinamento costituzionale» (p. 61), nonché Felice Giuffrè che tratta de «Il riflesso giuridico della fraternità nel rinnovamento dello stato sociale » (p. 101) ed Angela Marzanati che affronta il tema affascinante de «La fraternità intergenerazionale: lo sviluppo sostenibile» (p. 127). Concludono l’opera tre riflessioni oltremodo interessanti: Lidianna Degrassi parla de «La “sussidiarietà orizzontale” negli Statuti regionali di seconda generazione» (p. 157); Salvatore La Porta affronta il tema de «I diritti del consumatore “fraterno” nell’ambito della cooperazione internazionale allo sviluppo.
Profili giuspubblicistici del Commercio Equo e Solidale» (p. 179) e Vincenzo Satta, infine, parla de «La fraternità interterritoriale nella Costituzione italiana» (p. 227). I curatori, senza eccessivi preamboli, sono dell’avviso che «emerge un movimento promettente: la solidarietà tende a rientrare nell’alveo della libertà e, di questo movimento, il principio di fraternità può essere davvero il motore» (p. 6). E come, dunque, non assentire, aggiungendo che questi due volumi suscitano entusiasmi non sono negli ambiti degli addetti ai lavori? Un motivo per tutti: le recenti parole del card. Camillo Ruini, nel presentare il documento preparatorio alla 45ª Settimana Sociale dei cattolici italiani appena conclusa. L’allora presidente della CEI sostenne come non bastasse la declinazione della libertà e dell’equità, perché l’unico collante in grado di mediare tra queste due istanze è la fraternità. Egli affermò che tocca al cristiano dimostrare che «il principio di fraternità è capace di ispirare scelte concrete nell’agenda politica». Leggendo questi due volumi ci si accorge che è proprio così, e non altrimenti.
Tratto dalla rivista "Parola e Storia" n. 2/2007
(http://www.scienzereligiose-br.it)
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