Frammentazione e fedeltà
(Studi e ricerche. Sez. teologica)EAN 9788830815162
Il voluminoso lavoro di Alberto Quagliaroli si dispiega in 4 capitoli ciascuno assai diverso dall’altro e che l’A. considera “sezioni”. Nella lunga Introduzione (4-18) si cerca di chiarire l’oggetto proprio della trattazione individuandolo nella fedeltà cristiana, concepita nell’orizzonte biblico-cristiano, posta di fronte alla “frammentazione delle relazioni”. L’arco temporale e culturale preso in considerazione dall’A. è riferito agli ultimi cinquant’anni ove la “frammentazione” o “liquidità” della relazione ha prodotto, per lo più, effetti negativi sul paradigma relazionale proprio della vita spirituale del cristiano. Così, il presente lavoro, si innerva tutto nello scandagliare la perseveranza e il coraggio che il cristiano è chiamato ad avere nel raccogliere tale sfida attingendo dal bagaglio “patrimoniale” costituito dalla fedeltà biblico-cristiana. Il lavoro, nato come tesi di dottorato in Teologia spirituale, tratta nel primo capitolo: Il paradigma della relazione nel mondo contemporaneo (19-95). Qui si produce una riflessione che oltre a «comprovare l’evidenza che esiste un paradigma della relazione» (17), si cerca di illustrare come il pensiero dialogico abbia prodotto una profonda influenza sull’uomo occidentale. Il secondo capitolo: Un’epoca segnata dalla frantumazione dei rapporti? (97-190) si sofferma largamente sul fenomeno della relazione “liquida” o “frammentazione”. Fenomeno questo che ha investito e influenzato società e cultura del mondo occidentale. Scrive l’A.: «Se la nostra epoca è segnata, da un secolo e mezzo a questa parte, dal paradigma della relazione, e se la frammentazione è un fenomeno incisivo […] che investe tutti i generi di relazioni umane […] ne consegue che essa dovrà avere conseguenze serie e diffuse a tutti i livelli della società e degli individui» (17). Nel terzo capitolo, l’A. si misura col proprium del suo lavoro: Frammentazione e vita spirituale (191-252). Le conseguenze negative della frammentazione delle relazioni vengono misurate e opposte agli apporti costituiti dalla fedeltà biblico-cristiana, cioè a quel complesso patrimoniale della fede cristiana che può resistere alle funeste influenze della frammentazione, soprattutto in campo antropologico. Nel quarto capitolo, infine, La fedeltà biblico-cristiana strumento di “deframmentazione” delle relazioni (253-396), l’A. tratta dell’azione positiva operata dalla fede cristiana. Qui la fedeltà viene intesa come dono spirituale elargito dal Dio-Trinità e ne diviene il valore «indispensabile […] per contrastare, arginare, circoscrivere gli effetti negativi» (18) prodotti dalla nefasta frammentazione delle relazioni nell’ambito della vita spirituale. Una Conclusione finale, VII appendici e la Bibliografia (397-425) concludono il volume.
La ricaduta, dunque, della frammentazione delle relazioni nella vita spirituale del cristiano e la reazione a tale situazione negativa affidata alla fedeltà cristiana, costituisco il tema del lavoro qui presentato. L’A. riesce ad essere esaustivo di tutte le complesse componenti che il tema inevitabilmente richiama e mostra una conoscenza specifica di autori e correnti culturali. La maggiore difficoltà, posta all’A., risiede proprio nel padroneggiare temi e discipline diverse che agiscono in base a metodi diversificati. Il lavoro viene svolto con diligenza e, ci sembra, che la parte migliore del lavoro consista nella descrizione degli effetti negativi causati dalla frammentazione dei rapporti. Anche la diffusa descrizione della relazione in senso cristiano riesce a convincere nonostante le difficoltà oggettive che un tale tema comporta. Gli autori citati, i testi riportati in testo e la bibliografia consultata (l’A. è in dialogo continuo con un repertorio davvero vario e vasto), arricchiscono l’intenzione espressa ripetutamente di valutare a fondo quanto la proposta cristiana ha da suggerire all’uomo contemporaneo.
Ma è proprio la vastità, forse, richiamata da tale lavoro a non convincere del tutto sulla bontà del lavoro. Beninteso: si è sempre quasi del tutto d’accordo con le indicazioni finali dell’A., ma non si riesce a condividere metodologicamente il lavoro. La prolissità dell’opera si accompagna ad una varietà incredibile di autori, temi, movimenti culturali che allestiscono, di fatto, un riporto ampio e farraginoso nel voler tener presente lo “scibile”, enucleandolo dalla propria prospettiva. Così il lavoro diviene un po’ confuso, si perde il filo della trattazione e si cade spesso in ripetizioni nocive alla lettura. Ad esempio, oltre alla conclusione generale si contano conclusioni ad ogni singolo capitolo, che erano state annunciate già ad inizio capitolo o in parti di essi. Inoltre all’inizio del lavoro e alla fine di esso si trovano schemi tematici e sintetici redatti con l’intenzione di chiarire meglio quanto esposto. In verità si perde di vista il filo del discorso e, per di più, le troppe sintesi di pensiero altrui non aiutano la comprensione della struttura del lavoro. Si veda quanto detto alla p. 397, dove si indica il riporto di uno schema grafico in appendice capace (di fronte all’evidente difficoltà di tenere insieme il tutto evocato) di assicurare la sintesi tematica della trattazione e i metodi usati per raggiungere i risultati accreditati: alla p. 397 si dice che tale schema si trova a p. 309, in verità esso si trova alla p. 414 e la pessima redazione grafica non permette una proficua lettura. In generale si nota una certa inclinazione a voler convincere il lettore della bontà tematica proposta schierandosi tra posizioni differenti senza che queste vengano esaminate debitamente. Lo stile, poi, a volte involuto e tendente al riassunto tematico – stante la trattazione dell’abbondante materiale già conosciuto – non agevola la lettura. Si va dalla menzione delle migrazioni dei popoli, alle missioni cattoliche, alle scienze matematiche, chimiche, fino alla scoperta delle Americhe e, quasi non bastasse alla sintetica trattazione delle specifiche dei vari metodi – diversi tra loro – usati per redigere la propria ricerca. Materiali, dunque, non sempre consoni allo scopo del lavoro che dichiara di svolgere una analisi teologico-spirituale. Certo che tutto può concorrere all’illustrazione di un proprio pensiero, ma ci sembra non necessario ricorrere ad ogni costo ad un qualche tema, idea o autore, solo per i collegamenti che potranno esistere tra tematiche diverse. Perfino il tema centrale della fedeltà biblico-cristiana diviene, a suo modo, la categoria per richiamare l’intero universo patrimoniale del pensiero cristiano e non solo d’ordine spirituale. Pensiero, quest’ultimo, ricadente, sottilmente, nel giudizio di un tutt’uno compatto e monolitico. Nelle pagine centrali del lavoro (cf.191-209), ad esempio, ci si attarda in una recensione tanto sintetica quanto inutile per illustrare lo scopo del proprio oggetto: si recensisce, cioè, l’apporto teologico-spirituale di alcuni autori recenti per poi concludere alla sola negatività operata della “frammentazione”. Perfino nella scelta operata in proprio circa l’accezione da ritenere di Teologia spirituale, l’A. riesce a non chiarire bene a quale/i autore/autori è debitore e, mentre si dilunga in analisi e sintesi (più o meno rese in parallelo nel suo scritto!) sugli aspetti deteriori dell’influenza che la frammentazione ha prodotto sulla vita spirituale del cristiano, non si vede con chiarezza (nel capitolo 4) quale posto occupa la pur abbondante risposta della fede cristiana. Più semplicemente: non si riesce a capire bene come la criterialità spirituale enucleata nella sola “fedeltà” possa convintamente motivare ogni percorso cristiano. Proprio in questi passaggi ci pare che l’eccessiva verbosità non sempre illumini i pur intelligenti percorsi individuati.
In conclusione il lavoro dell’A. pur nell’offrire un vasto e ambizioso programma di lettura sul tema indicato non riesce a convincere del tutto. In particolare, oltre ai molti refusi di stampa, non riesce a raggiungere una piena maturità nell’offrire una analisi e una sintesi credibile sul rapporto frammentazione-fedeltà/perseveranza cristiana.
Tratto dalla rivista Lateranum n.2/2018
(http://www.pul.it)
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