Chiara e Francesco
-Due volti dello stesso sogno
(Convivium assisiense. Sez. Itinera franciscana)EAN 9788830814325
Benché sia imprescindibile il riferimento a Francesco, è Chiara la protagonista del volume di Pietro Maranesi: riprendendo anche i suoi precedenti lavori, in particolare lo studio sulla clausura, l’autore si prefigge di indagare la peculiare modalità che la Santa assisiate adottò per aderire al sogno di Francesco, difendendo quella forma di vita come irrinunciabile sigillo della sua identità. Lo studio si articola in tre tappe: la prima di carattere più storico volta a contestualizzare la percezione della funzione maschile e femminile all’interno della società medievale; la seconda sezione considera «quale sia stato il sogno evangelico, la ‘‘parola profetica’’, in ‘‘rottura’’ con la logica sociale del loro tempo, a cui aderì Chiara legandosi a Francesco» (p. 8); la terza parte si propone di mettere in rilievo come Chiara di fatto abbia concretizzato la sua adesione all’ideale di Francesco, nella difficile conciliazione tra la sua condizione di donna nobile e la scelta radicale di una vita di povertà. L’excursus storico che occupa il primo capitolo (La struttura socio-religiosa medievale nel vissuto di Chiara e Francesco, pp. 11-22), cogliendo in una panoramica generale gli aspetti salienti del tessuto valoriale degli uomini e delle donne medievali, ne mette in luce le specificità: se al maschio erano riconosciute delle funzioni all’interno della compagine sociale piramidale della città, la donna doveva realizzare la sua femminilità o nel chiuso della casa, a servizio dello sposo terreno, o nella clausura monastica, a servizio dello sposo celeste (cf. p. 21). Maranesi nota come Francesco e Chiara furono indubbiamente influenzati dal contesto, ma al tempo stesso vi introdussero delle novità dirompenti e profetiche. Esse emergono nella ricostruzione del sogno evangelico perseguito dai due santi di Assisi: nel secondo capitolo del volume (Scoperta e adesione ad un comune sogno evangelico, pp. 23-39), l’autore indaga gli elementi essenziali della novità vissuta da Francesco, per verificare poi «quanto e come essi siano stati accolti da Chiara nelle sue scelte di vita» (p. 23). Ponendo attenzione, a partire dal testo fondamentale del suo Testamento, ai valori ribaltati e assunti nel processo di conversione e soffermandosi sulla forma di vita adottata dal Santo e i primi compagni, Maranesi tratteggia il volto di Francesco nel quale Chiara scopre la sua stessa identità. Si tratta, specifica l’autore, «di un volto però ‘‘espanso’’ nel volto dei fratelli con i quali egli stava dando vita ad un sogno comunitario di fraternità evangelica» (p. 31). Chiara, da parte sua, continuamente ribadisce una relazione di dipendenza identitaria da Francesco. Maranesi ne dà prova prendendo in esame lo stesso Testamento clariano e la Regola, riflettendo sul peculiare stile penitenziale inteso e abbracciato anche dalla giovane assisiate, evidenziando la ricaduta del legame obbedienziale con cui Chiara si lega a Francesco: «Consegnandosi insieme alle altre sorelle all’obbedienza di Francesco, la giovane, non solo con libertà ma anche con gioia, esce dal mondo della struttura piramidale medievale per creare, come Francesco, una ‘‘cosa nuova’’: entrare nella condivisione circolare della vita mediante la loro collocazione tra coloro che stanno in basso, tra i minori, tra i poveri, e diventare ‘‘sorella povera’’. È l’inizio di un sogno ricevuto da Francesco e condiviso fin da subito insieme ad alcune sorelle» (p. 38). Il capitolo successivo, il terzo (La fatica della ricerca del proprio volto di sorelle povere, pp. 41-96), è quello fondamentale nell’economia del volume: l’autore si sofferma su tre passaggi essenziali del processo di formazione identitaria vissuto da Chiara.
Il primo è la cura di Francesco nei riguardi della giovane consacrata – un impegno di cui ella fa memoria tanto nella Regola che nel Testamento e che dura tutta la vita – di cui sono prova gli scritti inviati dal santo a Chiara, in particolare la forma vitae che egli avrebbe elaborato per le sorelle. I testi vengono confrontati e letti nei loro snodi significativi dal Maranesi, rilevandovi due temi chiave: l’amore vicendevole e l’osservanza della povertà, due elementi «cardini di un sogno comune» (p. 49).
Il secondo passaggio preso in esame riguarda il perché della scelta di San Damiano come luogo identitario per le sorelle povere e quale stile di vita vi si conducesse. Da un lato, dunque, è messa in luce l’opportunità di San Damiano come conciliazione tra semplicità e povertà anche esteriori e «la salvaguardia dello stato protetto che ogni donna nobile doveva attuare per assicurare la sua onestà e la sua giusta posizione nella Chiesa» (p. 55), dall’altro è indagato lo stile della comunità damianita nel suo processo evolutivo in una direzione via via più marcatamente claustrale.
Il terzo passaggio concerne la scelta di una propria forma di vita ricercata e tenacemente difesa dalla santa. Il Maranesi riprende qui i testi giuridici di Chiara, la Regola e il Testamento, nei quali gli sembra di poter cogliere «una tensione tra la sua identità minoritica e la proposta claustrale di Gregorio IX» (p. 63). Si tratta di un’interessante disanima, in cui l’autore appunta la sua attenzione sul ruolo determinante di Francesco nell’autocoscienza di Chiara, sugli snodi fondamentali della forma di vita da lei enucleata nei suoi testi giuridici e, infine, sulla ‘‘necessità’’ della clausura nel contesto storico-culturale a lei coevo. Quest’ultimo punto, già ampiamente approfondito dal Maranesi in un suo precedente volume, appare certamente il più ‘‘scottante’’.
Se i temi dell’unità tra le sorelle e della povertà sembrano fortemente identitari negli scritti clariani, nel Testamento è assente qualsiasi riferimento alla clausura, elemento invece centrale della regola ugoliniana. Maranesi argomenta quindi la sua tesi di una «diversificazione tra il progetto papale e la realizzazione a San Damiano voluta da Chiara del suo sogno evangelico» (p. 94), manifesta anche nella eccezionalità della forma di vita damianita – approvata due giorni prima della morte della santa il 9 agosto 1253 – rispetto al movimento femminile del centro Italia. La Regola clariana acquisiva uno statuto speciale, facendo uscire di fatto le sorelle «dalle ‘‘monache rinchiuse’’ dell’Ordine di San Damiano per farle definitivamente – e identitariamente – appartenere ‘‘all’Ordine delle sorelle povere istituito dal beato Francesco’’» (p. 93). In fase conclusiva, l’autore si sofferma a considerare le ricadute, in senso (e)involutivo (cf. p. 97), delle tensioni sociali ed ecclesiali rilevate, sintetizzando lo sviluppo e dei frati minori e delle sorelle povere in un passaggio dalla rottura profetica all’integrazione sociale (pp. 97-101). «Mi sembra», conclude provocatoriamente il Maranesi, «che, sinteticamente, si possa dire che si realizzò un movimento in cui la rottura profetica degli inizi si integrò progressivamente dentro la società medievale confermandone i suoi processi sociali e culturali» (p. 98).
Tratto dalla Rivista "Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte" LV, 2015, fasc. 1-2
(http://www.centrostudiantoniani.it/)
Il nuovo libro di P. Maranesi, ottavo nella collana Convivium Assisiense Itinera Franciscana, mette in paragone e in confronto due modi di realizzare la proposta della vita evangelica comune per loro. L’A., adoperando la categoria del sogno, nei tre brevi capitoli espone l’impatto della radicalità della scelta del rovesciamento delle strutture sociali e religiosi da parte di Francesco e di Chiara. Lo stesso fascino per il Vangelo, per la povertà volontaria e la fraternità con gli ultimi dell’epoca, che furono uguali per tutti e due i figli d’Assisi, non poterono però avere lo svolgimento omogeneo. Infatti Maranesi già nell’introduzione avverte il lettore: “[…] se dagli scritti di Francesco risulta un ruolo quasi assente di Chiara nella sua vicenda, la figura di lui, invece, resterà nelle parole della Santa sempre l’elemento identitario fondamentale per la propria autocoscienza. […] Sebbene l’adesione al progetto evangelico di Francesco avesse obbligato Chiara ad affrontare la stessa fatica vissuta da lui all’inizio della sua esperienza nella ricerca delle modalità specifiche per vivere quel progetto, bisogna riconoscere però che Chiara ha dovuto affrontare una sfida ancora più impegnativa, avendo dovuto trovare e organizzare una forma femminile in cui declinare un sogno che sembrava adatto più per uomini che per le donne medievali appartenenti alla classe nobile condizionate da regole sociali difficilmente conciliabili con la novità evangelica abbracciata da Francesco e dai suoi compagni” (p. 6-8).
Il primo capitolo esprime la problematica della struttura sociale in cui si nota una netta cesura tra i maschi e le femmine, in cui i primi svolgevano le funzioni nel tessuto della città, invece le seconde furono relegate unicamente alle funzioni familiari tra le mura della casa o alla scelta della reclusione nella clausura del monastero. “È all’interno di queste categorie antropologiche e di tali valori sociali che vivono Francesco e Chiara” (p. 21). Sulle ultime pagine di questo capitolo Maranesi pone la domanda di fondo: se e come queste circostanze potessero condizionare il valore evangelico scoperto e proposto da parte dei Santi. Per arrivare alla possibile risposta, tentata nella conclusione del libro, l’A. indica le analisi che compie nelle due successive parti del testo.
Maranesi, nella dialettica annunciata fin dall’introduzione, presenta nel secondo capitolo la novità dell’adesione di Francesco al Vangelo e la formazione della sua identità cristiana. Percorrendo le tappe della conversione, espresse e rivelate dall’Assisiate nel Testamento, giunge all’affermazione di squisito sapore antropologico, a volte non sufficientemente rilevata dagli studi o dalle prospettive unicamente spirituali e teologiche: “Il processo di conversione vissuto da Francesco dunque è un evento sì ‘religioso’ ma che riguarda l’uomo nei suoi bisogni di vita: è un evento che non risponde innanzitutto alla domanda su Dio, ma sull’uomo nel suo desiderio di senso e di vita” (p. 28). Insieme con questo viene colto anche il ribaltamento sociale iniziato dalla scelta di coloro che non potevano ripagare in nessun modo la misericordia e il dono di sé. Tale esempio, dopo non molto tempo, contagiò altre persone che avevano inteso e sentito lo stesso “desiderio-bisogno” del senso nuovo di umanesimo cristiano (p. 28-30). Per quanto riguarda Chiara, Maranesi indica che lei scopre la propria identità “nel volto di Francesco”, è ciò trova la sua conferma negli scritti della Santa: “Ne sono prova sicura le qualifiche utilizzate da Chiara nel suo Testamento per determinare quale ruolo ebbe il Santo per la sua vita: «colonna, unica consolazione dopo Dio e sostegno», ma anche «fondatore, piantatore e cooperatore nostro nel servizio di Cristo»” (p. 31). Di seguito vengono presentati e analizzati due aspetti di quella prospettiva: il clariano “fare penitenza” e il suo rapporto d’obbedienza all’Assisiate (p. 33-39).
Il terzo capitolo, il più ampio della pubblicazione (p. 41-96), costituisce il nucleo dell’analisi sull’identità della Santa e delle sue “sorelle povere”. L’A. lo divide in tre punti in evoluzione, e cioè la cura di Francesco, la scelta di San Damiano come luogo più adatto per lo stile povero della vita religiosa femminile, e infine la scelta della propria forma di vita, dunque la maturazione della proposta clariana dell’ideale del Poverello. Maranesi in queste pagine ribadisce la posizione già annunciata nelle sue precedenti pubblicazioni, che presenta particolarmente la questione della reclusione (necessaria, tipica per il monachesimo femminile e come luogo di sicurezza e di protezione per le donne), non appartenete al sogno evangelico di Chiara, tanto che nel Testamento non si trova la parola clausura, invece nella Regola (cap. V, XI-XII) ci sono le prescrizioni su di essa che riflettono le norme ugoliniane. La discussione sull’argomento è esposta anche nelle note a piè di pagina, dove l’A. si differenzia non poco dalle consolidate e tradizionali posizioni degli altri studiosi, che tentano di far convergere tutte le problematiche di fedeltà di Chiara alla proposta di Francesco in un progetto sereno, in cui le vedute diverse del papato e della Santa si incontrano idealmente nella dialettica dell’obbedienza. L’analisi degli scritti clariani, anzitutto della Regola e del Testamento, testimonia esplicitamente la predilezione all’eredità di Francesco nella percezione di Chiara, messa al centro della sua legislazione e memoria, e solo in una forma di rivestimento le norme del monachesimo femminile di allora. Maranesi afferma: “E sebbene il Testamento non fosse più necessario, esso di fatto rappresenta una specie di griglia interpretativa della Regola, mettendo in evidenza la chiara diversificazione tra il progetto papale e la realizzazione a San Damiano voluta da Chiara del suo sogno evangelico. I due progetti non si sovrapponevano, ma vivevano di una tensione interna che non solo li diversificava ma anche, in certi casi, li divaricava. E Chiara volle difendere la forma da lei vissuta a San Damiano con le sue sorelle nel dare volto specifico al sogno ricevuto da Francesco” (p. 93-94).
Nella breve conclusione l’A. esprime la sua risposta alla domanda iniziale, sull’impatto e sulla reazione della proposta del cambiamento della gerarchia sociale e religiosa in ottica del Signore povero, della sfida di vivere secondo il Cristo povero ed emarginato nella società di allora. La risposta che sottolinea sì la novità profetica dell’Assisiate e della sua Pianticella, ma che tristemente evidenzia una certa sconfitta. Infatti scrive: “Tuttavia i processi evolutivi che seguirono le due realizzazioni specifiche di quel sogno evangelico (da parte dei frati minori e da parte delle sorelle povere di San Damiano), mostrano una specie di e/ in-voluzione interna dei gruppi. […] …si assiste di fatto ad una specie di involuzione, i cui punti di arrivo delle due esperienze nate da Francesco e da Chiara sembrano ritornare a quei valori sociali-religiosi dai quali essi si erano voluti allontanare” (p. 99-100). In questo modo la novità profetica è stata in qualche modo canalizzata sui percorsi presenti prima, comunque cambiando la percezione del modo degli ultimi e la sensibilità verso i poveri nella storia ecclesiale e civile.
La pubblicazione è un interessante punto nel dibattito della proposta e dell’eredità dei due santi d’Assisi. Solo dopo la lettura dell’intero testo di Maranesi si può capire meglio il sottotitolo del libro, soprattutto il termine “sogno”, si crede qui in tutti e due i suoi significati principali, e cioè un desiderio, e qualcosa di sfuggevole dopo il risveglio. Questa categoria e terminologia ultimamente entra spesso nelle riflessioni pubblicate in diversi campi della spiritualità, si spera che non diventi però una giustificazione della fragilità e instabilità, o ancora peggio, dell’impossibilità di realizzare la realtà del Vangelo oggi.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n. I-II/2015
(http://www.seraphicum.com)
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