EAN 9788830811942
I primi due capitoli delle versioni evangeliche secondo Matteo e Luca hanno occupato, nei secoli, l'attenzione di teologi, pittori, scultori e la pietà popolare, perché affrontano un tema estremamente suggestivo e importante: i presupposti e i primi tempi della vita di Gesù. Sono testi di storia? Sono pura invenzione? La riflessione teologica e culturale si è molto confrontata con questi due ultimi interrogativi, offrendo le risposte più diverse. Ernesto Borghi propone la lettura esegetico-ermeneutica di questi quattro capitoli evangelici per tentare di offrire degli elementi seri di risposta alle seguenti domande: quale importanza hanno questi testi per la fede e la cultura cristiane delle origini e di oggi? Quale genere di storia e quale verità esprimono? Questo volume si rivolge a un vasto pubblico: tutti coloro che vogliono andare al di là di qualsiasi fondamentalismo e devozionismo, quale che sia la loro formazione spirituale e il loro rapporto con la fede ebraica e la fede cristiana, potranno trovare in queste pagine tante occasioni di approfondimento culturale scientificamente fondato e culturalmente aperto e appassionato.
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- Libri → Teologia → Cristologia
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Avv. Studio legale Avv. Francesco Patruno il 2 febbraio 2012 alle 14:11 ha scritto:
Si tratta di un libro che, francamente, ha deluso le mie aspettative. Pensavo che la sua ottica fosse quella di uno studio storico-critico-archeologico sui Vangeli dell'Infanzia di Gesù. Ed invece no. Sembra un saggio più "pastorale"-"spirituale" che storico-critico-archeologico, sebbene non manchino spesso alcuni riferimenti pure a tali profili. Ma certamente questi non sono prevalenti.
Tuttavia, ciò che più mi ha deluso del libro è il riferimento ad una "venerazione mariana", a suo dire, "davvero cristiana" (pp. 85 ss.), in cui si prendono il testo argomenta il modo in cui si debba considerare la devozione a Maria per il raggiungimento - sotto questo profilo - di un'unità tra cristiani. Tralasciando la questione circa il tema della "unità dei cristiani", le proposte avanzate dall'autore mi sembrano decisamente univoche, cioè aperte solo verso il mondo protestante e che possono sostanzialmente riassumersi nella considerazione che, se proprio non se può far a meno, la devozione mariana deve essere resa quanto più ... razionale possibile: di qui, ad es., la proposta di sopprimere ogni incrostazione non biblica e "mariolatrica" alla preghiera del Rosario, la soppressione, in buona sostanza, della preghiera del Salve Regina, l'eliminazione di ogni devizione, processione, ecc. che manifesterebbero un'idea, a detta del nostro autore, quasi "pagana" di Maria (sebbene l'autore accortamente si mantenga nel generico, senza meglio specificare). Ed altre argomentazioni simili.
E che dire della verità di fede della perpetua verginità di Maria? L'autore, anche qui (p. 83), adotta una soluzione ambigua che strizza l'occhio, in maniera evidente, al protestantesimo. Afferma, in effetti, che il testo di Luca relativo all'annunciazione ("non conosco uomo") non legittimerebbe a credere ex se ad un desiderio di Maria di permaneere nello stato di verginità. Anzi, afferma l'autore, il fatto che le antiche professioni di fede non facciano riferimento alla perpetua verginità di Maria, fa pensare che si tratterebbe di "qualcosa di aggiuntivo, non riconducibile alla fede delle origini" ed alla "condizione effettiva della madre del Nazareno" (ibid., p. 83).
Di qui il mio senso di delusione per il testo.
Francesco