Un legame liquido. Cambiamenti di stato in Chiara d'Assisi
(Varia) [Copertina in carta]EAN 9788830810778
È un libro denso, «strano» per certi aspetti, forse anche inquietante, quello che l'autrice ci viene a proporre. Strano forse fino a un certo punto in un momento in cui la sociologia, nell'influsso di Zygmunt Bauman, ci parla con frequenza della «liquidità» come codice di interpretazione della realtà attuale. Ed è questo orizzonte a cui invita l'autrice nel delineare con tale codice interpretativo l'esperienza di Chiara d'Assisi (pp. 101-102). Ma è a ben altra liquidità quella a cui ci rimanda l'autrice, affermando che nell'interesse per «il linguaggio contemporaneo, letteralmente chimico e figuratamente sociologico e laico di Bauman», può essere ritrovato il vocabolario che rimanda a una trasformazione diversa, mistica ed esistenziale, «un vero cambiamento di stato» in cui è possibile intravedere l'esperienza mistica clariana (p. 102).
Bisogna approdare comunque alla fine per avere del testo tutti i codici interpretativi e poterlo comprendere nella sua originalità. Il percorso interpretativo (cf. p. 17) della «liquidità» prende l'abbrivo da un versetto di Jacopone da Todi dove ricorda che – nell'ultimo saluto dato da Chiara alla salma di Francesco nella sosta a San Damiano durante la traslazione da Santa Maria degli Angeli a San Giorgio – ella avrebbe voluto quasi «risucchiare» il carneo chiodo delle stimmate ancora visibili. Episodio con qualche fondamento storico dati i legami parentali tra la moglie di Jacopone, Vanna di Bernardino dei conti di Valdimezzo, e una sora Francesca di Messire capitaneo di Coldimezzo, nona testimone al processo di canonizzazione e quindi «informata sui fatti» (p. 20). Un dato che ha avuto poca presa, come rileva l'autrice, nella bioagiografia clariana. Maggior considerazione, in tempi recenti, ha avuto il racconto del sogno di Chiara, riportato da ben tre testimonianze nel processo di canonizzazione: Francesco che allatta Chiara, in cima alla scala per la quale è salita con un asciugatoio. Il sogno – un prezioso «pezzo» psicanalitico – è stato variamente, ma comunque intensamente letto e riletto come segno dell'immagine profonda con cui madonna Chiara vive la sua identificazione con Francesco, «plantula» tenacemente abbarbicata in tutto il tempo della sua esistenza, quando l'Ordine aveva già avuto la ben nota evoluzione storica.
È suadente (e suasiva) la proposta già avanzata da Alfonso Marini e ripresa da Jacques Dalarun che nel «latte» di quel sogno ci possa essere il riferimento al contrasto tra Chiara e Ugolino di Segni. Il cardinale legato impegnato nella riorganizzazione dei vari nuclei di mulieres religiosae del Centro Italia, divenuto papa Gregorio IX, sollecitava Agnese di Boemia ad abbandonare il potum lactis, cibo per infanti, poco sostanzioso, della novitas damianita che avrebbe voluto seguire, con il cibum solidum della consolidata tradizione benedettina (pp. 38-40). Elementi liquidi capaci di rinfrangersi anche nella lettura che l'autrice propone in riferimento allo «specchio»: termine capace di evocare tanti percorsi simbolici, così dinamicamente legati ai linguaggi spirituali comuni alla koinè mistica del medioevo. Quel linguaggio, soprattutto femminile, ignoto (o non usato) nell'eloquio di Francesco, tanto presente invece nella corrispondenza tra Chiara e Agnese di Boemia, come anche nel Testamento della santa di Assisi. Sono passaggi che ci portano dentro all'esperienza mistica dell'acqua sgorgata dal cuore squarciato di Cristo sulla croce, ripetutamente oggetto della sua contemplazione capace di giungere all'esperienza mistica del venerdì santo, in una totale condivisione kenotica con il «liquefarsi» per amore da parte di Figlio di Dio. Sono incontri e incroci con il testo giovanneo e la ricchezza della sua proposta; rimandi a episodi della vita condotta a San Damiano, dove è Chiara a lavare i piedi alle sorelle, è lei a invitare all'uso e al rispetto per l'acqua benedetta, segno sacramentale di altri rimandi.
Un libro particolare nella sua proposta, ritmato sull'onda fluida della poesia di Ada Merini, che apre ogni successiva riflessione dell'autrice; un testo che ha un'originalità evidenziata anche da Guglielmo Spirito (docente di teologia spirituale all'Istituto teologico di Assisi), che firma la presentazione; un testo da «sorseggiare», per restare nel simbolismo della liquidità! Capace di lasciare profonde suggestioni nel lettore, squarci che scaturiscono da un prolungato stare dell'autrice in «compagnia» degli scritti, ma ancora più con la vita di Chiara, «plantula sancti Francisci».
Tratto dalla Rivista "Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte" L, 2011, fasc. 2-3
(http://www.centrostudiantoniani.it)
Il contenuto del libro ruota attorno a due elementi di ri?essione: la famosa visione di Chiara, tratta dal Processo di canonizzazione (III, 29), nella quale sale verso Francesco ed è da lui allattata e in lui si specchia, e la teologia dello specchio ripresa dalla quarta Lettera ad Agnese di Praga (vv.15-26). L’Autrice, mediante l’analisi dei testi e le ri?essioni di molti studiosi, evidenzia il percorso evangelico della Santa, ispirato all’esempio e alla spiritualità del Poverello, che si concretizza nel contemplare e seguire la kenosi di Cristo, dettato da un profondo desiderio di conformazione.
Il volume si articola in tre capitoli, preceduti da una breve prefazione e seguiti da un approfondimento ?nale. Esso è abbastanza breve, ma la lettura risulta molto impegnativa, suscitando spunti di ricerca e di interpretazione circa il vissuto interiore della santa. L’Autrice cita soprattutto autori storici, dimostrando di conoscere bene il loro pensiero e di “muoversi” a suo agio nel panorama degli studi francescani. Sottolinea con attenzione e profondità la metanoia di Chiara che, nell’esperienza di Francesco e nell’amore al Croci?sso, ha due coordinate di importanza capitale. Mostra la santa secondo uno stile decisamente più dinamico, rispetto a quanto la letteratura di tutti i temp
i ci ha abituati, evidenziandone le motivazioni interiori, il coraggio e la determinazione nel suo processo vocazionale e missionario. Le ri?essioni degli storici, dei ?lologi e degli psicologi non sono suf?cienti perché non sono ab- binate con quelle dei teologi-spirituali. Solo la prefazione è scritta da un teologo-spirituale. Inoltre, ci saremmo aspettati l’elenco dei libri citati alla ?ne o all’inizio del volume: ciò avrebbe meglio orientato il lettore. Il titolo del libro e molti para- gra? si prestano ad interpretazioni ambigue. Parlare di “legame liquido” potrebbe portare il lettore ad orizzonti diversi da quelli – pur validissimi – espressi dall’Autrice.
Troviamo che la terminologia usata è molto simbolica, forse troppo, se consideriamo il fatto che le parole di Chiara sono già ricche di metafore. Per esaltare un percorso di trasformazione interiore occorre maggiore concretezza d’espressione. Il lavoro della Santambrogio, a nostro avviso, resta molto valido nelle intuizioni e nell’articolazione dei capitoli. Ci saremmo aspettati una migliore impostazione scienti?ca che lo avrebbe reso, senza dubbio, più solido nei contenuti e nell’apparato critico. La stessa parte introduttiva e le conclusioni lasciano un po’ di mistero sulle intenzioni dell’Autrice che, tuttavia, ha il merito di stimolare ulteriori ricerche ed approfondimenti sul cammino di Chiara.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n.I-II/2011
(www.seraphicum.it)
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