L'eredità di Frate Francesco
-Lettura storico-critica del Testamento
EAN 9788827006726
Verso la fine della sua vita Francesco detta un testo spirituale, noto come Testamento, che ha avuto successivamente accentuazioni e valorizzazioni molto disparate. Il vol. è uno studio ampio, argomentato e scientifico di quel fondamentale testo secondo una duplice attenzione. Da un lato ogni elemento dello scritto va coordinato con gli altri e non è lecito prenderne alcuni per ignorare riflessioni considerate eccentriche o implausibili. In secondo luogo ciò che è scritto va legato a quanto è successo, la coscienza di Francesco agli eventi fondativi di cui fa memoria. Ne emerge un quadro compiuto scandito dalle due parti: la lettura introduttiva e di contesto e la lettura sistematica, la quale dà origine alle note sull’eredità per l’oggi.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 2/2010
(htto://www.ilregno.it)
Che il Testamento di san Francesco occupi un posto di fondamentale rilievo all’interno del corpus degli scritti dell’Assisiate è cosa ammessa pressoché all’unanimità da parte degli studiosi di francescanesimo. Tale posizione viene riaffermata con chiarezza da G. Miccoli nella prefazione a questo lavoro di Maranesi, che dopo l’Esser risulta essere «il primo ad offrirci in un denso volume una lettura analitica e sistematica di tutto il Testamento [...]. Le ricerche e le discussioni che non mancheranno in futuro potranno partire, grazie a questo volume, da una piattaforma solidamente definita nei suoi principali aspetti» (p. 9).
Il percorso attraverso cui il lettore viene condotto a leggere e a interpretare lo scritto di Francesco muove i primi passi prendendo in esame innanzitutto il contesto generale in cui si colloca il Testamento, sia da un punto di vista storico, sia da un punto di vista esistenziale. Sotto quest’ultimo aspetto vengono portati all’evidenza i nuclei tematici riconoscibili nel tessuto compositivo del documento. Più che di temi, tuttavia, si dovrebbe parlare di orientamenti di fondo; l’Autore, infatti, individua la compresenza di tre diversi orizzonti, che aprono lo sguardo verso il passato, verso il presente e, da ultimo, verso il futuro. L’orientamento rivolto al passato consente al Santo di esprimere un giudizio di fede sulla propria vita e di manifestare gratitudine a colui che viene considerato come l’attore principale della sua storia personale, il Signore. Il riconoscimento che da Dio procede il dono di una nuova intuizione radica Francesco a un tempo presente da vivere nella fedeltà e nella responsabilità. La passione per i suoi frati, infine, lo spinge in direzione del futuro; il Santo, infatti, intende segnalare con chiarezza la strada che occorre saldamente proseguire dopo la sua morte. Dal contesto di formazione, con il secondo capitolo si passa a un’accuratissima analisi della composizione da un punto di vista strutturale. Chiedendosi, in primo luogo, se sia legittimo parlare di una vera e propria struttura di questo breve testo, l’ipotesi che viene seguita dall’Autore è decisamente incline a considerare plausibile tale possibilità.
La tesi secondo cui occorre riconoscere nel Testamento un impianto strutturale smentirebbe, tra l’altro, l’idea talvolta avanzata che ci si trovi dinanzi a un testo dalla natura spontanea, occasionale; si tratta, invece, del frutto di una meditazione lunga ed elaborata nella quale il Santo volle «dare consistenza e precisione ad un congedo rivolto alle persone più importanti della sua vita: i suoi frati» (p. 45). In questa analisi viene proposta una lettura del documento che si profila sulla base di uno schema tripartito: un momento storico-narrativo contenente i ricordi di Francesco, memorie che vengono considerate come l’anima del testo, in dialogo con il presente e in grado di orientare a una particolare forma di vita; una seconda parte, di carattere ammonitivo-esortativo, nella quale il Santo domanda obbedienza ai suoi frati in vista di alcune scelte ben precise che occorre fare non in ragione di un atto di forza, bensì come decisioni da compiere in coerenza con le rivelazioni degli inizi; infine una sezione interpretativa e conclusiva del testo. La sezione narrativa risulta anch’essa a sua volta suddivisibile in tre tappe: la conversione, la fede nelle chiese, la fraternità. Se tuttavia questa viene accostata a un ulteriore livello di analisi è possibile individuare al suo interno anche un impianto bipartito: una parte appare così focalizzata sull’intuizione-rivelazione dell’identità personale; una seconda, invece, ci trasmette l’intuizione-rivelazione dell’identità comunitaria. I due momenti, come è comprensibile, sono approfonditi in stretta continuità: ciò che Francesco scopre per sé diviene modalità di vita condivisa in ambito comunitario.
L’Autore prosegue lo studio del Testamento dedicando il secondo blocco del suo lavoro a un esame puntuale e sistematico dello scritto di Francesco, facendo tesoro degli elementi nel frattempo già emersi grazie all’individuazione di una struttura compositiva per niente casuale. Nel primo capitolo l’attenzione è rivolta all’identità personale del Santo, così come si dà a vedere sulla base del ricordo che ci viene trasmesso di due incontri fondamentali: l’incontro di misericordia con i lebbrosi; l’incontro di fede con Cristo Crocifisso e con la Chiesa. Nel capitolo seguente lo sguardo si dirige sull’identità comunitaria; facendo leva sui ricordi del passato, il Testamento consente in primo luogo di portarne all’evidenza i tratti costitutivi: il dono dei fratelli; una precisa forma di vita, quella evangelica; il rapporto con la Chiesa romana alla quale il Santo ha voluto chiedere l’approvazione. In un secondo momento l’identità comunitaria trova precisazione in riferimento alle scelte da fare per il futuro affinché siano fedelmente perseguiti quegli aspetti del vissuto considerati come essenziali: la scelta di una vita in povertà; la recita della preghiera liturgica; il carattere della sudditanza-minorità; il lavoro manuale; l’annuncio della pace.
Il capitolo conclusivo esamina la parte finale del Testamento, una sezione che viene giudicata possedere, nei confronti dell’opuscolo, «un valore risolutivo, perché ne costituisce l’interpretazione generale offerta dall’autore stesso e la spiegazione “obbligante” di come esso debba essere impiegato da parte dei frati» (p. 303). Tale sezione può essere adeguatamente compresa individuando i tre momenti che la costituiscono: l’indicazione degli obiettivi globali del testo, riassumibili nell’intenzione da parte del Santo di raccomandare un’osservanza «migliore» e «più cattolica» della Regola; la segnalazione delle modalità per raggiungere tali obiettivi; la benedizione finale.
Tramite il Testamento, fa osservare l’Autore in conclusione, si è messi in contatto con un’esperienza di fede vissuta in grande profondità, un’esperienza che può essere ricevuta come un’eredità preziosa anche per l’oggi a patto che ci si sappia lasciare coinvolgere dalle dinamiche di un circolo ermeneutico in cui trovano posto tre poli fondamentali: l’intuizione originaria di Francesco e dei suoi primi frati, così come da loro stessi è stata vitalmente sintetizzata; l’istituzione di tale vissuto per il tramite di uno scritto che ne consenta la trasmissione ad altri; la situazione del lettore alla ricerca di una risposta significativa per la sua vita.
La lettura storico-critica del Testamento che quest’opera ha saputo pazientemente mettere a punto consegna al lettore un approfondimento di indiscutibile rilievo su un testo di valore essenziale per chi voglia comprendere adeguatamente l’esperienza religiosa di san Francesco. Tra i pregi del volume va segnalata innanzitutto la chiarezza espositiva e la linearità del linguaggio, che sa procedere gradualmente nello spessore di un’analisi altrimenti non sempre agevole, richiamando efficacemente a più riprese il punto della situazione. L’esame serrato di ogni singolo versetto, considerato nel contesto di un impianto strutturale precisato con cura, permette di cogliere i rimandi interni alle varie parti del testo che, in tal modo, diviene complessivamente in grado di esprimere con rinnovata eloquenza il senso dell’esperienza tramandata e, contemporaneamente, l’urgenza delle prescrizioni raccomandate. Va senz’altro apprezzata, infine, la precisione con cui si è di volta in volta avvertiti sui criteri ermeneutici che hanno saputo opportunamente guidare lo studio.
Tratto dalla Rivista "Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte" L, 2010, fasc. 1
(http://www.centrostudiantoniani.it)
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