VÌCTOR MORLA ASENSIO, si è licenziato in filosofia, teologia e filologia trilingue e ha conseguito il titolo di dottore in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. Insegna attualmente Filosofia Medievale e Lingue Classiche presso l'Università di Deusto (Bilbao). Fra le sue pubblicazioni, oltre a numerosi contributi su riviste specializzate: El fuego en el Antiguo Testamento. Estudio de semàntica linguistica (Valencia, 1988), Proverbios. Texto y comentario (Estella 1992), Eclesiàstico. Texto y comentario (Estella, 1992), Cien libros al seruicio del estudio de la Biblia (Bilbao, 1993), Libros sapienciales y otros escritos (Estella, 1994), La Biblia por fuera y por dentro (Estella, 2003) e, tradotto in italiano, Poemi d'amore e desiderio. Cantico dei Cantici (Borla, Roma 2006). Ha collaborato come direttore assistente all'opera, diretta da Luis Alonso-Schöóóííkel, Diccionario biblico ebreo-espanol (Madrid, 1994). Ha infine diretto la revisione dell'Antico Testamento della Nueva Biblia de Jerusalen (Bilbao, 1998).
Lamentazioni, uno dei libri più piccoli della Bibbia ebraica, riecheggia paradossalmente la più grave catastrofe storica conosciuta dal popolo ebraico: la distruzione di Gerusalemme e la definitiva scomparsa delle sue istituzioni politiche e religiose ad opera delle truppe neobabilonesi nei primi anni del VI secolo a.C. Il libro delle Lamentazioni si caratterizza per la sua aura di abbandono, solitudine, morte e desolazione, situazioni, queste, accompagnate da continui rimproveri al Dio nazionale Yahvè, ripetutamente accusato di aver abbandonato il suo popolo eletto e di connivenza con il nemico. La tragedia (anche psicologica ed etica) rivestì dimensioni tali da influire in maniera decisiva sul risorgere, nel corso dei secoli successivi, di una rinnovata concezione teologica della storia e di una nuova visione del ruolo delle istituzioni. Si aggira per le pagine del libro l'ombra di un uccello di mal augurio teologico, che trafigge il poeta, o i poeti, con la tragica domanda:«dov'è il tuo Dio?». Sebbene sotto certi aspetti somiglino a numerosi modelli del Salterio, i poemi che compongono questo libro sono in parte caratterizzati dalla mancanza di una sincera confessione della colpa nazionale e dall'incomprensibile assenza di parole di perdono.