È primaria l'intuizione dell'esistenza nel cervello di un'entità chiamata mente o intelletto, che opera intenzionalmente secondo un piano preordinato, finalizzato, che si attua creando specifiche forme che non esistono in natura. Essa è stata variamente identificata: fuoco "divino" per Eraclito, mondo delle idee per Platone, "messaggero" del cervello per Ippocrate, "entelechia" per Aristotele, "pneuma" per gli stoici, spiriti animali per Galeno, Cartesio e per il neurologo Willis, processo cognitivo per le moderne neuroscienze. La mente, per Epicuro, contiene in sé le forme che attua, che sono quindi una sorta di "immaginazione" del pensiero: per questo filosofo essa ha il compito di studiare la natura per poter giungere a concetti generali.
In sé la mente possiede una volontà intenzionale, che attua un progetto secondo un piano operativo che prosegue verso il fine secondo un autocontrollo. L'energia mentale contiene in sé la forma e per questo è stata detta "Divina". Questa energia, fonte delle idee innate, ha una natura arcana: per il neurofisiologo Du Bois Reymond e per lo psichiatra Emilio Kraepelin è un "mistero" che rimarrà sempre tale, cosi come la natura e il suo legame operativo con la materia del cervello. Il "Demiurgo" per Platone ha depositato nel cervello tutte le idee realizzabili dall'intelletto, che le scopre e così le rende intelligibili: esse per tutti gli studiosi hanno la loro sede nel lobo frontale. L'intelligenza è quindi paragonabile ad un "ladro", che si appropria delle idee innate e le storicizza. Per Schopenhauer è una volontà, per Maine de Biran una tensione mentale, come anche per lo psichiatra Janet: il mondo delle idee vive da sempre nel fondo inconscio della stessa materia, come riteneva Schelling. Il legame fra mente e cervello avverrebbe, per Galeno, per mezzo di forze chimiche, chiamate poi anche da Cartesio "spiriti animali", identificabili negli attuali messaggeri chimici, che sono diretti dall'io ed operano sul cervello usandolo come strumento.
Come pensavano già gli stoici, l'intelletto si muove secondo un piano operativo idiopatico, primigenio: ne nasce così una forma. L'intelletto è puro, autonomo, incontaminato e principio primario attivo in sé. Come volevano Epicuro e modernamente Poincaré, ogni discorso filosofico deve essere supportato dall'analisi scientifica della natura, che così può essere base per speculazioni metafisiche. I risultati delle neuroscienze oggi hanno chiarito oggettivamente tale procedimento: un atto intenzionale dell'io attiva l'energia depositata in centri sottocorticali, che sostiene le operazioni cognitive che avvengono nel lobo frontale. Un'energia sostiene l'emergere di forme come volute dal progetto dell'intelletto, dal banale oggetto alle più elevate elaborazioni scientifiche: le idee innate depositate nel lobo frontale vengono così immesse concretamente nel percorso storico dell'uomo.
GIUSEPPE ROCCATAGLIATA, è laureato in Medicina, specialista in neuropsichiatria e Professore di Psichiatria presso l'Università di Genova. Già insegnante di psicoterapia cognitiva e di psicopatologia, ha pubblicato trenta volumi, di cui tre negli Stati Uniti. È autore di oltre 350 pubblicazioni scientifiche su riviste italiane ed estere. È presidente onorario della Società Italiana di Storia della Psichiatria. Organizza simposi per la Società Italiana di Psichiatria e per la Società Italiana di Psicopatologia. È docente in scuole di specializzazione in Psichiatria presso istituti universitari.