Francesco d'Assisi e la Terra Santa

Scritto con freschezza e vivacità, il libro di Artemio V?´tores Gonza´lez si prefigge prima di tutto di collocare il pellegrinaggio di san Francesco d’Assisi in Terra Santa (avvenuto negli anni 1219-1220) all’interno del movimento delle crociate (cap. 2) e in secondo luogo di far vedere come fin dalle origini la presenza francescana in quelle terre ha saputo incarnare nel vissuto di tanti frati quanto stava a cuore al loro fondatore: incontrare il mondo musulmano in modo non violento, attraverso il dialogo e il rispetto reciproco (cap. 4).

Alla base di questo stile di vita c’e` , nella ricostruzione storica che ne fa il francescano padre Artemio – frate della custodia di Terra Santa alla quale la Santa Sede ha ufficialmente affidato la custodia dei luoghi santi cristiani fin dal 1342 –, proprio l’esperienza del Poverello di Assisi nel suo incontro con il sultano d’Egitto Al- Malik al Kamil. Spinto dal suo profondo amore verso il Crocifisso e desideroso di approdare anche al martirio pur di testimoniare con la propria vita la sua adesione a Cristo (cap. 1), san Francesco «non è un ‘‘«pacifista’’, né un visionario che vuole ‘‘imporre’’ una dottrina di salvezza per gli uomini. E` un povero e umile messaggero di Cristo, di colui che ama gli uomini fino a dare la sua vita per loro, sulla croce» (p. 44).

Non tutto è chiaro sul come si sono svolti i fatti che hanno condotto Francesco e il sultano a incontrarsi, e padre Artemio lo mette bene in rilievo utilizzando sapientemente le fonti a disposizione. E anche se non si può affermare che ci siano state delle vistose conseguenze storiche scaturite da quell’evento, è innegabile tuttavia sia la storicita` dell’evento sia il fatto che «da allora» i frati francescani – denominati «frati della corda» – sono stati per lungo tempo l’unica presenza cristiana in Terra Santa. Presenza che ha saputo costruire ponti di dialogo e di stima con il mondo musulmano, pur conoscendo anche momenti di persecuzione e di martirio. L’autore esprime questo in modo molto sintetico con le seguenti parole: «Con l’arrivo di Francesco si assiste a un evidente cambiamento di prospettiva: la missione invece del confronto, il martirio al posto della lotta armata, il ‘‘crocifisso’’ invece del ‘‘crociato‘‘» (p. 10).

Padre Artemio – conoscendo molto bene le Fonti Francescane riguardanti il Poverello di Assisi, la storia del movimento francescano che da lui ha preso avvio e la teologia della vita religiosa di allora – con stile intenso e coinvolgente riesce a segnalare la «novità» di quanto scelto da Francesco e proposto ai frati di allora come a quelli di oggi (e pertanto sa indicare anche su quali strade continuare a testimoniare i valori evangelici tra ebrei e musulmani). Nella sua analisi l’autore rispetta le fonti storiche senza manipolarle, pur suggerendo ipotesi avvalorate da testimonianze anche se non del tutto certe dal punto di vista storiografico. E ` il caso, per esempio, della visita di san Francesco al sepolcro di Cristo (cap. 3; specie le pp. 58-65).

Il linguaggio comprensibile e non ripetitivo rende gradevole la lettura di questa «epopea francescana in Terra Santa» (p. 6). Ci si permetta, infine, un suggerimento all’autore. Forse varrebbe la pena aggiungere un ulteriore capitolo all’opera, per segnalare come «la storia francescana in Terra Santa, dopo un periodo di interruzione, riprenderà e andrà avanti nei secoli » (p. 117). Si tratta dell’ultima espressione del libro che lascia il lettore con la curiosità di sapere effettivamente per quali strade la presenza francescana si è sviluppata dopo il 1291 e come sta procedendo oggi. Purtroppo è da lamentare che, rispetto all’edizione originale spagnola (2012), troppi sono gli errori presenti nell’attuale traduzione, con l’auspicio che abbiano a essere corretti in una nuova edizione.

Tratto dalla rivista Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte" LIV, 2014, fasc. 1-2
(http://www.centrostudiantoniani.it)