La penna autorevole del professore Gino Ragozzino, già docente di Storia delle religioni nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale ed esperto del dialogo islamo-cristiano, ci permette di approfondire la conoscenza pratica che i musulmani hanno della Vergine Maria e il culto che, per antica tradizione, l’islam e l’Oriente non solo cristiano le riservano. Fin dall’introduzione, l’autore ci ricorda che «la visione islamica di Maria è del tutto coerente con la concezione di Dio e dell’uomo che il Corano proclama e insegna » (p. 7).
La madre di Gesù è vista soprattutto come uno strumento nelle mani dell’Onnipotente e un segno del suo amore misericordioso e benevolo verso i credenti. Il breve saggio si compone di sei capitoli ben coordinati tra di loro che offrono una visione abbastanza organica della concezione di Maria nel Corano e nella tradizione araba popolare. Dopo aver richiamato i cardini della dottrina islamica nel capitolo primo (pp. 9-32), l’autore presenta in maniera chiara e lineare la figura di Maria nel Corano, commentando le sure 3, 19, 21, 23 (capitolo secondo, pp. 33-44). È chiaro che l’attenzione è posta sulla sura 3 intitolata La famiglia di ’Imrân (capitolo terzo, pp. 45-56). Il ruolo di Maria, nel Corano, trova posto non nella missione profetica, bensì nel quadro generale del soccorso dato dal Misericordioso all’umanità. È in questa prospettiva che bisogna intendere l’annunzio angelico (cf. p. 43).
Maria appare, nel Corano, come una bambina consacrata a Dio: la stessa maternità di Anna è già di per sé un segno della misericordia di Dio. Secondo il Corano, la madre di Maria, Anna, consacra a Dio la creatura che ella porta in seno, nella speranza di ottenere dall’Onnipotente un figlio maschio. Maryam è messa con la sua discendenza sotto la protezione di Allah, contro Satana, il Lapidato. Iddio, che è l’Audiente, accoglie ed esaudisce la preghiera della moglie di ’Imrân. Sono tanti i segni di benevolenza che Dio rivolge a Maria: la bambina crebbe sana e bella e la diede in cura a Zaccaria che, tutte le volte che entrava nella camera di lei, la trovava provvista di cibo. «I commentatori musulmani concordano nel dire che i sacerdoti del tempio di Gerusalemme si disputavano l’onore di assumersi la custodia di Maria bambina, lasciata nel santuario da sua madre come creatura offerta a Dio, e, a risolvere la contesa, si affidarono al sorteggio, che nella storia delle religioni è un modo assai antico e diffuso d’interpellare la volontà divina» (p. 51).
La punizione di Zaccaria, il fatto cioè di restare senza voce, serve nel Corano per esaltare ancora di più l’onnipotenza divina e l’infinita misericordia di Allah. Alla fede dubbiosa di Zaccaria subentra la fede piena e certa di Maria. Il capitolo quarto (pp. 57-82) è dedicato alla maternità di Maria: lo stato verginale della fanciulla di Nazaret è la risposta all’elezione di Dio. Il valore della verginità di Maria è strumentale: serve, cioè, per esaltare l’onnipotenza di Dio. «La maternità verginale di Maria è uno dei massimi “segni” dell’onnipotenza di Dio, un segno che sta alla pari con la creazione di Adamo. A Maria, infatti, l’angelo evoca il comando divino della creazione: kun! “sii!”. Ai dottori musulmani, perciò, non interessa sapere se la verginità di Maria, oltre che nel concepimento, rimase intatta anche nel parto e dopo il parto. A giudicare dalle parole del Corano, questa permanenza nel parto sembrerebbe escludersi. Ma i dottori musulmani, su questo punto, non si pronunziano, perché la cosa a loro non interessa. Al musulmano interessa credere e confessare che Maria concepì Gesù restando vergine.
E la tradizione islamica attribuisce a Maometto questa dichiarazione: “Io confesso che Gesù figlio di Maria è lo Spirito di Dio e il suo Verbo, che egli gettò in Maria, la Vergine, la Santa, la Pura”. Una confessione che va a lode e gloria dell’Onnipotente» (pp. 78-79). Il capitolo quinto è dedicato all’eccellenza di Maria (pp. 83-92), in quanto la Vergine ottiene i favori divini ed è eletta al di sopra di tutte le donne. L’umiltà di Maria, la serva del Signore, non fa altro che avvicinarla all’Altissimo. Il capitolo sesto riguarda il musulmano e Maria (pp. 93-102) nel culto soprattutto popolare. Il musulmano comune, di Maria, sa ben poco. Tuttavia, nella pietà popolare, Maria è vista come una persona amabile, venerabile, giusta, eletta da Dio, pur non attribuendole il titolo di santa. «Quando parlano di lei, i musulmani la chiamano “la Signora Vergine” (as-Sitt al-’Adra) oppure “la Madre del Salvatore” (Umm-al-Mukhallis), soprattutto quando fanno giuramento rivolgendosi a un cristiano.
Ma il nome più ricorrente è quello di “Nostra Signora Maria” (Sittinâ Maryam). Com’è facile notare, si tratta di nomi e titoli che scavalcano senza troppi scrupoli gli insegnamenti del kalâm. Più prudenti sono la radio e la televisione, che generalmente si attengono all’appellativo coranico “Maria l’Eletta” (Maryam al-Mustafât o Maryam al-Mukhtârah). Nel mondo musulmano v’è grande rispetto per Maria. Mai nessuno si sognerebbe di scherzare sulla sua persona e sul suo nome […]. Le donne musulmane credono fermamente che Maria possa fare miracoli. E se ne ricordano in tutti i momenti difficili della vita» (pp. 94-95). Pur non venerando alcuna immagine, volentieri i musulmani, soprattutto le donne, portano con sé un’immagine della Vergine Maria ma senza il volto di Gesù. Maria resta una donna perfetta che ha compiuto la missione che Iddio le aveva affidata. Tuttavia, la Vergine non rappresenta un modello di vita, bensì uno strumento nelle mani di Dio.
Eppure, in Egitto come in Libano, in Iraq come in Turchia, spesso le donne musulmane partecipano alle feste mariane che si svolgono nelle chiese. Inoltre, nel mondo musulmano capita abbastanza spesso che si facciano voti alla Vergine. Nel Magreb, Maria è lâlla, cioè la donna più vicina ad Allah. Numerosi sono i musulmani che vanno a pregarla nella chiesa di Notre-Dame d’Afrique in Algeri (cf. pp. 99-101).
Il saggio del professore Ragozzino si completa con delle buone indicazioni bibliografiche, l’appendice e notizie utili sugli autori musulmani citati: costituisce un nuovo piccolo gioiello che va a impreziosire la collana Hiwâr-Dialogo, dedita all’approfondimento non solo teologico, ma anche storico-critico e socio-culturale, nel dialogo tra cristianesimo e islam.
Tratto dalla rivista "Asprenas" n. 1-4/2012
(http://www.pftim.it)
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Dott. DONATELLA PEZZINO il 6 ottobre 2020 alle 16:52 ha scritto:
Interessante, chiaro e scorrevole, letto in poche ore. La prima parte è dedicata al concetto islamico di Dio e ai punti fondamentali in cui differisce da quello cristiano; nella seconda e nella terza parte si parla della presenza di Maria nel Corano. È stato bello per me scoprire che anche l'Islam riconosce la grandezza della Madonna.