Morto e risorto. Commento alle letture bibliche della settimana santa
(Shemà. Ascolto e annuncio)EAN 9788825019698
L’agile volume ha un intento divulgativo, mettendo però a frutto la lunga esperienza con l’esegesi e gli studi personali, come ben si avverte nella lettura (tra le opere va ricordata la sua tesi dottorale: Struttura e teologia della Prima lettera di Giovanni. Analisi letteraria e retorica, contenuto teologico, Editrice Pontificio istituto Biblico, Roma 1998). L’autore è monaco benedettino, attualmente docente di Nuovo Testamento alla «Theologische Schule» nel monastero di Einsiedeln (Svizzera), di cui è stato anche preside. Egli propone una riflessione sulle pagine bibliche, tra le più luminose e intense, che la liturgia eucaristica offre alla chiesa durante la settimana santa, per celebrare il «mistero pasquale» del Cristo morto e risorto. Come rappresentazione che focalizza la settimana, è posta in copertina una miniatura del codice 600 della biblioteca di Einsiedeln. Essa pone al centro della rappresentazione della Trinità [«trono della grazia» (cf. Eb 4,16), cioè il trono del Padre che mostra il Figlio, mentre lo Spirito di libra in alto] il «costato trafitto» di Gesú, ponte tra la morte e la risurrezione: prova di Gesú morto, ma anche segno di riconoscimento del Risorto. Partendo da queste premesse, l’autore svolge il suo compito nello stile della Lectio divina, offrendo pennellate essenziali, ma precise, utili e gustose, che rivelano la sua consuetudine con i testi sacri e con l’esercizio stesso della Lectio. Dove è necessario, offre dei quadri generali, come l’introduzione ai «canti del Servo del Signore», ai racconti evangelici della passione e a quelli della risurrezione; non sono tralasciati alcuni problemi storici o di calendario, come il rapporto tra «ultima cena» e «passione e morte» di Gesú. Ogni lettura segue un itinerario con sequenze progressive. Inizia con «leggere la Parola» a cui segue il testo della nuova traduzione della Bibbia approvata dalla Conferenza Episcopale italiana (CEI), riassumendo brevemente i principali tratti del racconto, le sue sottolineature o accentuazioni rispetto ad eventuali brani paralleli. Segue la sezione «comprendere la Parola» che traccia il significato teologico mediante annotazioni esegetiche che valorizzano i simboli e l’arte narrativa (spazio, tempo, stati d’animo, ecc.), spesso mettendo in risalto ed esplicando anche le preziose pre-posizioni, come nell’annuncio pasquale di Paolo (Rm 6,3-11): battezzati «in Cristo», «con Cristo», «viventi per lui». Infine, l’«attualizzazione» offre stimoli per passare dalla Parola alla vita. Quest’ultimo compito, spesso il più difficile, è svolto con intelligenza, senza perdersi in sentimentalismi o dispersione di parole, ma indirizzando il lettore e suggerendo senza sbavature, perché, chi si è accostato correttamente al testo, possa continuare la personale meditazione, recupe-rando e valorizzando anche la forza dei riti connessi alla celebrazione, come la reposizione dell’Eucaristia al giovedì santo e l’adorazione della croce al venerdì. Confluiscono nel testo naturalmente anche i risultati di studi personali, come il commento a una espressione che pare illogica nel contesto della lavanda dei piedi (Gv 13,10-11) e che perciò molti esegeti, sulla base di alcuni manoscritti, saltano: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti» (Gv 13,10). Egli spiega le parole in base a ritrovamenti archeologici che documentano la prassi seguente: «i pellegrini, dopo aver fatto il bagno rituale di purificazione (a cui accenna Gv 11,55), si dovevano di nuovo lavare i piedi prima di salire al tempio. Nell’ultima cena Gesú compie questo secondo bagno lavando i piedi ai discepoli. Di fronte alle resistenze di Pietro, Gesú spiega il duplice bagno tradizionale. Anzitutto ricorda la prassi giudaica: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro». Poi interpreta quella prassi in riferimento a se stesso «Voi siete puri, ma non tutti. Sapeva infatti chi lo tradiva» (p. 83). L’insieme è sintetico. Va letto perciò con calma, giorno per giorno della settimana santa, meditando e valorizzando le indicazioni che spingono a ritornare sul testo e a gustarlo, per trasformarlo in riflessione personale, per pregare la Parola e assumere uno stile di vita corrispon-dente. Inoltre, non è secondario il fatto che dom Giurisato in copertina abbia posto come sintesi e commentato un’opera d’arte; ciò ha permesso di accostare Bibbia e arte, un binomio sempre fecondo per l’interpretazione della Parola e per la sua traduzione visiva. Accanto agli orecchi per ascoltare, dobbiamo mettere in atto gli occhi, nel silenzio che permette di accostarci al «mistero» di Cristo morto e risorto in atteggiamento contemplativo.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2008, nr. 2
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