Santa Elisabetta d'Ungheria
-Nelle fonti storiche del Duecento
(Testimoni nel tempo)EAN 9788825019650
Le celebrazioni per l'VIII centenario della nascita di Elisabetta d'Ungheria (o di Turingia) hanno riproposto all'attenzione degli storici e non solo dei devoti la ricca esperienza umana e l'ardua santità della giovane langravia di Turingia. Nata appunto nel 1207 in Ungheria e ancora giovanissima promessa sposa al langravio di Turingia Lodovico IV, ella consumò in un breve arco di tempo (morì a soli 24 anni il 17 novembre 1231) una vita estremamente intensa e che racchiude in sé i tratti salienti della nuova spiritualità affermatasi a partire dallo scorcio del XII secolo: l'anelito alla sequela letterale dei comandi evangelici, realizzato sia attraverso una doppia spoliazione, di carattere sociale e di carattere materiale, sia con il servizio ai poveri e ai malati – segnatamente i lebbrosi – fino alla condivisione totale con la loro vita. Sta indubbiamente qui il punto di maggior vicinanza tra l'esperienza di Francesco e dei primi frati che giunsero in Germania nel tardo 1221 e quella intrapresa da Elisabetta, un motivo che ben permette di spiegare la precoce intitolazione a san Francesco – nell'autunno del 1228 e dunque a pochi mesi dalla canonizzazione del santo (luglio 1228) – dell'ospedale che ella fondò a Marburgo e nel quale visse e morì. Si tratta di un motivo assai rilevante, se si considera che quella di Marburgo fu la prima chiesa intitolata a Francesco (non solo fuori d'Italia, ma in assoluto), ed era la chiesa di un ospedale/ospizio che costituì l'esempio e il motivo ispiratore per l'edificazione e l'intitolazione della chiesa e dell'ospedale di San Francesco a Praga, pure esso voluto da Agnese di Boemia, un'altra esponente di una famiglia principesca del regno di Germania e imparentata con Elisabetta; anche Agnese avrebbe desiderato condurvi una vita analoga a quella della sua santa cugina. È quanto afferma il papa Gregorio IX nella lettera con cui annunciava a un'altra cugina di Elisabetta, la regina Beatrice di Castiglia, la canonizzazione della sua congiunta. In Elisabetta si ebbe insomma la piena valorizzazione del carisma di Francesco grazie alla sua discesa e umiliazione, dalla condizione principesca a quella dei poveri e degli esclusi. Il volume in questione, per il quale l'infaticabile padre Luigi Temperini si è avvalso della collaborazione di altri studiosi, italiani e stranieri – in particolare delle statunitensi Barbara Haggh e Lori Pieper, nonché di Monika Rener – offre indubbiamente un utile contributo alla conoscenza della vita e dell'ambiente in cui visse Elisabetta. Dopo un ampio Profilo storico e spirituale di santa Elisabetta d'Ungheria, principessa di Turingia, penitente francescana (pp. 23-137), interamente redatto dal curatore, seguono oltre cinquecento pagine con tutta la documentazione duecentesca relativa a Elisabetta, che viene proposta direttamente in traduzione italiana. Il copioso materiale è ordinato secondo tre diverse sezioni tematiche, all'interno delle quale le fonti si susseguono in ordine cronologico. Nella prima parte si trovano i testi definiti dal Temperini «fondamentali per conoscere i dati storici e soprattutto l'esperienza spirituale di santa Elisabetta», vale a dire la lettera di Corrado di Marburgo a Gregorio IX, sui miracoli e la vita della langravia (16 novembre 1232), i Detti delle quattro ancelle (1232-1235), la relazione privata e quella ufficiale dei miracoli, il processo di canonizzazione, la bolla di canonizzazione (27 maggio 1235), la lettera di Gregorio IX a Beatrice di Castiglia e la redazione lunga dei Detti, o Libellus: si tratta del cospicuo dossier agiografico, pubblicato agli inizi del XX secolo da A. Huyskens (Quellenstudien zur Geschichte der hl. Elisabeth, Marburg 1908 e Der sogenannte Libellus, München 1911), al quale si aggiunge per evidente analogia stilistica e tematica la lettera papale. Poiché i preziosi volumi dello Huyskens non sono facilmente reperibili nelle biblioteche italiane, i testi qui riprodotti risultano assai utili. Nella seconda sezione il Temperini ha collocato, sempre in ordine cronologico dall'aprile 1229 all'ottobre 1234, le lettere di Gregorio IX per l'ospedale di San Francesco (nn. 9, 12 e 15, quest'ultima ancora per portare a termine il processo di canonizzazione), una bellissima lettera dello stesso pontefice indirizzata direttamente a Elisabetta, presumibilmente nel 1229, in ogni caso in seguito alla fondazione dell'ospedale, la lettera della badessa Lutrude di Wetter sulla morte di Elisabetta, la lettera di Federico II a Corrado di Turingia e un atto con una donazione di denaro all'ospedale di Marburgo. Nella terza sezione sono pubblicati altri diciotto testi di vario carattere: due uffici liturgici per la festa di santa Elisabetta (1232-1236), il discorso del cisterciense Cesario di Heisterbach in occasione della traslazione del corpo di Elisabetta (1 maggio 1236) e, dello stesso autore la Vita della santa (1236), la lettera scritta dall'imperatore Federico II a frate Elia, ministro generale dell'Ordine dei frati Minori (maggio 1236), in occasione della traslazione del corpo di Elisabetta – che pure era sua cugina –, la nuova edizione della Vita dell'Anonimo di Zwettl (1236-1239), due lettere di Gregorio IX, rispettivamente ai vescovi della Turingia e al ministro provinciale dei frati Minori, due anonime Vitae (1239-1240) e quella di Vincenzo di Beauvais nel suo Speculum Historiale, la lettera di Innocenzo IV (4 novembre 1240) con l'indulgenza per i fedeli che avrebbero visitato la cappella di san Francesco nella nuova basilica (iniziata nel 1235) e dedicata a santa Elisabetta, ancora le Vitae di un Anonimo di Valencienne, di Giacomo di Varazze, di un Anonimo francescano, del domenicano Teodorico di Apolda e, infine, un Discorso di Corrado Holzinger, ministro provinciale dei frati Minori di Sassonia (1247-1262 e 1272-1279). Si tratta di un ricco patrimonio, entro il quale si segnalano anche alcune opere inedite o difficilmente reperibili, tutte precedute da un'introduzione storica e, laddove manca l'edizione critica, nell'introduzione si danno indicazioni sulla tradizione manoscritta e, nel caso dell'Anonimo francescano studiato da Lori Pieper, si riproduce anche lo stemma codicum (pp. 494-516; si veda anche lo studio di Monika Rener in merito alla Vita di Teodorico di Apolda, pp. 554-567). L'apparato di note comprende anche essenziali riferimenti bibliografici, non tutti riportati nell'elenco delle fonti e delle opere citate (pp. 671-676). Matthias Werner, lo studioso che più si è occupato della storia di Elisabetta negli ultimi decenni, non risulta purtroppo citato nella bibliografia, se non per la curatela dei fondamentali e recenti volumi Elisabeth von Türingen. Eine europäische Heilige (2 voll. Petersberg 2007: il primo dei volumi raccoglie gli atti di un Convegno svoltosi alla Wartburg nella primavera del 2006 e il secondo costituisce il Catalogo della grande mostra dedicata a Elisabetta in occasione del centenario della nascita e conclusa nel novembre del 2007). Si tratta indubbiamente di una scelta operata dal curatore, che ha preferito privilegiare l'aspetto divulgativo/informativo – di alta divulgazione, si intende – per sottolineare la francescanità di Elisabetta. La medesima scelta ha suggerito la pubblicazione solo dei testi in traduzione italiana, ma – ripeto – è una scelta comprensibile, soprattutto in considerazione della quantità delle fonti riportate. Forse la suddivisione dei testi avrebbe dovuto basarsi, più che sui motivi legati agli elementi da essi forniti circa la vita e la spiritualità di Elisabetta, sui diversi generi letterari e agiografici. Ad esempio, le belle lettere papali, rispettivamente indirizzate a Elisabetta e a sua cugina Beatrice di Castiglia, sarebbero meglio comprensibili e apprezzabili poste l'una accanto all'altra; un analogo discorso potrebbe farsi per le fonti agiografiche, dove è evidente il progressivo ampliamento e sviluppo degli elementi già raccolti e messi per iscritto nel corso del processo di canonizzazione. Il problema della «francescanità» di Elisabetta, indubbiamente centrale per la comprensione e la valorizzazione della sua vita esemplare di sposa, di madre e di penitente volontaria, costituisce il fuoco di interesse del curatore e dei suoi collaboratori: la scelta della bibliografia appare infatti orientata ad asseverare l'appartenenza di Elisabetta all'Ordine della penitenza. Si potrebbe anzi dire che il messaggio di Elisabetta è ancora più «francescano» di quanto potrebbe garantire la sua assai dubbia appartenenza all'Ordine della penitenza: esso, infatti, attinge direttamente e senza soluzione di continuità all'esempio di Francesco e della prima fraternitas, della quale frate Rudiger è un esponente tipico. Elisabetta segue l'esempio di quei frati che ancora nel 1221 non avevano stabili dimore, ma vivevano negli ospizi/ospedali (dove si svolsero anche i primi capitoli della provincia minoritica di Germania) e si dedicavano al servizio dei poveri e dei lebbrosi, cioè degli esclusi dalla società. Francesco è punto diretto di riferimento per Elisabetta e tutto lo sforzo regolamentatore di Gregorio IX e di Corrado di Marburgo, il suo tutore e direttore spirituale – assai probabilmente un chierico secolare –, mira appunto a distogliere Elisabetta da un'eccessiva imitazione dello stile di vita vagabondo e questuante dei frati e a collocarla entro un orizzonte di vita religiosa meglio definita. Indicativi di tale tendenza sono il divieto di questuare di porta in porta espresso da Corrado a Elisabetta, la quale invece avrebbe desiderato umiliarsi fino a quel punto; o il modo con cui Gregorio IX le si rivolse nella lettera del 1229, laddove il modello indicato a Elisabetta dal pontefice è quello ascetico della donna consacrata e non c'è alcun cenno all'esempio di Francesco e dei suoi frati. Si direbbe che proprio questa sua «santa» ostinazione, accompagnata dalla sincera adesione alle direttive del suo direttore spirituale e del papa, costituiscano la cifra più toccante della santità e della spiritualità penitenziale di Elisabetta.
Tratto dalla rivista "Il Santo" XLIX, 2009, fasc. 1
(www.centrostudiantoniani.it)
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