Catholica. Cum ecclesia et cum mundo
(Studi religiosi)EAN 9788825014235
Fuori catalogo
CHI HA ACQUISTATO QUESTO PRODOTTO HA SCELTO ANCHE
DETTAGLI DI «Catholica. Cum ecclesia et cum mundo»
Tipo
Libro
Titolo
Catholica. Cum ecclesia et cum mundo
Autore
Scognamiglio Edoardo
Editore
Edizioni Messaggero
EAN
9788825014235
Data
2004
Peso
435 grammi
Dimensioni
14 x 21 cm
Collana
Studi religiosi
COMMENTI DEI LETTORI A «Catholica. Cum ecclesia et cum mundo»
Non ci sono commenti per questo volume.
Lascia un tuo commento sui libri e gli altri prodotti in vendita e guadagna!
Recensioni di riviste specialistiche su «Catholica. Cum ecclesia et cum mundo»
Recensione di Gaudenzio Zambon della rivista Studia Patavina
Edoardo Scognamiglio, frate minore conventuale, docente di teologia dogmatica presso la Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, sezione san Tommaso d’Aquino, e presso la Facoltà teologica san Bonaventura in Roma, dopo Koinonia e diakonia. Il volto della Chiesa (Padova 2000), pubblica un’altra opera di ecclesiologia con la medesima casa editrice. Nella prima sono già presenti i temi fondamentali sui quali viene sviluppata la riflessione ecclesiologica della seconda: la fondazione teandrica della Chiesa, la vocazione ad essere germe del Regno di Dio nella storia, in conformità a Cristo ed in spirito di servizio e di comunione. Se nella prima, l’Autore indicava nella nozione di ‘comunione’ la chiave di lettura del pensiero conciliare sulla chiesa e dell’ecclesiologia contemporanea, nella seconda sviluppa, con senso critico, un’ermeneutica teologica sulla Chiesa attraverso il principio della cattolicità. Tale principio, riduttivamente interpretato lungo la storia come indice di appartenenza alla Chiesa di Roma, ha bisogno di essere rimotivato e riespresso in tutta la sua ricchezza semantica ed ampiezza teologica. E ciò in ragione di un principio già utilizzato da Congar in Vrai et fausse réforme dans l’Église (1950): la categoria della storia è una categoria essenziale per la ‘ragione teologica’. Per il teologo francese, infatti, il mondo è partner della chiesa. Esso, in molti momenti della storia, con i suoi eventi e mutamenti culturali, ha contribuito a cambiare il volto della Chiesa ed avviare importanti processi di rinnovamento al suo interno. Nella “Intoduzione” a Catholica, Scognamiglio espone la medesima convizione: «Le chiese del terzo millennio sono chiamate a ripensare il senso teologico della catholica. Molti avvenimenti — della storia e nella chiesa — ci spingono a considerare il sensus plenior della cattolicità. In modo particolare, il dialogo interreligioso, la sfida ecumenica, il confronto con il mondo, l’impegno fraterno per la salvaguardia del creato, il rischio globale, la lotta alla povertà e alla fame, la preghiera comune per scongiurare la fine di guerre fratricide, la solidarietà internazionale per il superamento di attentati terroristici, di razzismi e di pulizie etniche, la protesta dei no-global» (p. 9). In altre parole, la chiesa per essere catholica deve imparare a guardarsi attraverso gli occhi di Dio e quegli degli uomini, a riconoscere il suo esistere come un dono proveniente da lontano (ab Abel) e ad avere comprensione di sé cum ecclesia et cum mundo.
L’opera è divisa in tre capitoli preceduti da una breve introduzione (pp. 9-14) e seguiti da un epilogo “Tutti là sono nati” e da una ricca “Bbliografia generale” (pp. 381-398). Nel primo capitolo, “Quale cattolicità?” (pp. 15-128), l’Autore indica le ragioni per un superamento del senso storico-letterale della cattolicità: «Dio ha creato l’uomo tendenzialmente cattolico, cioé ecclesiale, in quanto essere relazionale e comunionale, aperto alla reciprocità» (p. 18); più di ogni altro secolo, il nuovo millennio «ha bisogno del dialogo e del confronto con le diversità del mondo» assolutamente differenti dai modelli di comunicazione e di confronto derivanti dalla cultura cristiana (p. 22). Tutto ciò contribuisce a ricondurre la cattolicità alle originarie dimensioni divine ed universali che non sembrano recepite nel loro senso pieno in alcuni recenti documenti del Magistero della Chiesa (Vaticano II e CCC). Lo sono, invece, nei testi dei Padri della Chiesa almeno fino al III secolo quando i confini semantici del termine ‘cattolico’ cominciano a farsi abbastanza labili e poco solidi. Oggi, occorre ritrovarne il significato simbolico ed universale che trascende il mistero stesso della chiesa. Non si nasce cattolici ma lo si diventa con il tempo. La chiesa, sebbene arricchita dal dono della indefettibilità, non sarà mai perfettamente cattolica. Essa deve convincersi che il significato originario del termine «non è giuridico né morale, ma comunitario e cristologico, cioé sacramentale» (p. 128) e deve riconoscere di non averne esaurita la comprensione dogmatica (vedi excursus storico sulla nota della cattolicità: pp. 121-127).
Nel secondo capitolo su “Immaginare la chiesa cattolica” (pp. 129-216), l’Autore espone in modo dettagliato il contributo offerto da alcuni teologi sul tema della cattolicità: H. de Lubac con la nozione di “grâce du catholicisme” ha affermato «non solo la gratuità del dono, della rivelazione, del mistero ecclesiale, ma anche e primariamente la sua matrice sociale: una grazia gratis data della quale gioire in comunione con altri» (p. 147); Y.M. Congar ha indicato i punti fermi per un ecumenismo cattolico ossia per una cattolicità della chiesa intesa sia in termini di estensione e di quantità sia in termini di intensità e di qualità. Recentemente, il tema della cattolicità si trova affrontato in quei manuali di ecclesiologia che sono attenti alla prospettiva ecumenica e al dialogo interreligioso e che intendono rendere ragione della missione universale della Chiesa nel contesto culturale contemporaneo segnato dall’interculturalità e dal multietnicismo. In tale quadro ermeneutico della cattolicità, l’Autore colloca i contributi di S. Dianich - S. Noceti (ecclesiogenesi della cattolicità), quello di H. Küng (cattolicità nella identità), quelli di B. Mondin, di U. Casale, di David J. Bosch, di J. Werbick e Ch. Duquoc (cattolicità della missione) ed infine quelli di M. Kehl e di alcuni documenti magisteriali riguardanti la delimitazione teologica della nozione di chiesa (carisma e istituzione).
Nel terzo capitolo su “Cattolicità dell’ ‘oikoumene’” (pp. 217-374), l’Autore rovesciando l’ordine dei termini indicato da Y.M. Congar (ecumenismo cattolico), sostiene l’idea che la «cattolicità è rivendicata da tutte le chiese cristiane (soprattutto dagli anglicani e dalla chiesa riformata olandese), anche se per il passato costituiva il segno distintivo della chiesa di Roma» (p. 217). Ciò è stato maturato in seno alla chiese in seguito alla affermazione della centralità della Parola nella chiesa, del primato della vita secondo Spirito e alla acquisizione di un atteggiamento di conversione. A questo punto, l’Autore si chiede se l’incontro con le religioni mette in pericolo la cattolicità. La risposta è certamente negativa. Non solo perché le religioni esistono di fatto ma anche perché «la missione e la kenosi dello Spirito del Padre e del Figlio, assicurano l’autentica trascendenza di Dio come Trinità, pure se ci è dato il volto del padre attraverso la figura storica del Figlio. Ed è questo volto umano a tutelare l’autentica trascendenza d Dio e a far sì che ogni religione ne interpreti una parte, un segno, delle azioni» (p. 298). Pertanto, il danno maggiore che la nozione di cattolicità può subire ai nostri giorni non è l’apertura della chiesa al dialogo interreligioso bensì la chiusura al trascendente accompagnata dalla creazione di un pensiero idolatrico su Dio. Nell’ultima parte del capitolo, viene approfondito il senso simbolico della cattolicità a partire dalla relazione che la chiesa intrattiene con il mondo. L’invio ad gentes comporta da parte della chiesa un ripensamento del mondo come cifra di Dio. Il mondo infatti è uscito dalla mani di Dio e ne rivela la sua bontà. Con esso la chiesa intrattiene un rapporto di natura simbolica e di mediazione con Dio. Se il cosiddetto ‘mondo’ viene fatto scomparire dall’orizzonte della chiesa, non esistono ragioni per parlare di missio ad gentes. Al contrario, occorre imparare a «vedere la realtà della missione secondo l’altra faccia della medaglia: non a partire dal significato teologico-dogmatico e storico-culturale, o ecumenico religioso, cioé dalle sue origini e dai suoi sviluppi, ma dalla fine, dal destinatario della missione che è il mondo umanizzato» (p. 331). Il capitolo termina con un paragrafo sulla “testimonianza” come impegno della chiesa di mostrare il volto di Cristo al mondo in solidarietà con esso e nell’ottica della condivisione, «raggiungendo gli uomini lì dove sono, anche nel loro peccato, negli abissi della morte, del loro rifiuto di Dio, incontrandoli con simpatia e amore» (p. 373).
Con il suo lavoro, l’Autore intende recuperare il senso pieno della cattolicità della chiesa cum ecclesiae et cum mundo. Si tratta di una proprietà o dimensione costitutiva ed essenziale che deve riflettersi nella coscienza di chiesa, nella disponibilità al rinnovamento, in una sincera apertura alle istanze positive del mondo ma anche in quegli ambiti istituzionali dove le chiese stabiliscono relazioni tra loro e con il mondo. Questo secondo aspetto della cattolicità non sembra analizzato e approfondito sufficientemente lasciando nel lettore l’impressione di una impostazione astratta del tema. È pregevole l’attenzione riservata dall’Autore al pensiero dei Padri. Così pure la cura con la quale egli espone il pensiero dei teologi e la sensibilità con la quale si accosta alle istanze della cultura contemporanea e al cammino ecclesiale della chiesa che è in Italia. Forse, egli poteva curare maggiormente il collegamento tra i capitoli con considerazioni riassuntive e con una conclusione finale.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
L’opera è divisa in tre capitoli preceduti da una breve introduzione (pp. 9-14) e seguiti da un epilogo “Tutti là sono nati” e da una ricca “Bbliografia generale” (pp. 381-398). Nel primo capitolo, “Quale cattolicità?” (pp. 15-128), l’Autore indica le ragioni per un superamento del senso storico-letterale della cattolicità: «Dio ha creato l’uomo tendenzialmente cattolico, cioé ecclesiale, in quanto essere relazionale e comunionale, aperto alla reciprocità» (p. 18); più di ogni altro secolo, il nuovo millennio «ha bisogno del dialogo e del confronto con le diversità del mondo» assolutamente differenti dai modelli di comunicazione e di confronto derivanti dalla cultura cristiana (p. 22). Tutto ciò contribuisce a ricondurre la cattolicità alle originarie dimensioni divine ed universali che non sembrano recepite nel loro senso pieno in alcuni recenti documenti del Magistero della Chiesa (Vaticano II e CCC). Lo sono, invece, nei testi dei Padri della Chiesa almeno fino al III secolo quando i confini semantici del termine ‘cattolico’ cominciano a farsi abbastanza labili e poco solidi. Oggi, occorre ritrovarne il significato simbolico ed universale che trascende il mistero stesso della chiesa. Non si nasce cattolici ma lo si diventa con il tempo. La chiesa, sebbene arricchita dal dono della indefettibilità, non sarà mai perfettamente cattolica. Essa deve convincersi che il significato originario del termine «non è giuridico né morale, ma comunitario e cristologico, cioé sacramentale» (p. 128) e deve riconoscere di non averne esaurita la comprensione dogmatica (vedi excursus storico sulla nota della cattolicità: pp. 121-127).
Nel secondo capitolo su “Immaginare la chiesa cattolica” (pp. 129-216), l’Autore espone in modo dettagliato il contributo offerto da alcuni teologi sul tema della cattolicità: H. de Lubac con la nozione di “grâce du catholicisme” ha affermato «non solo la gratuità del dono, della rivelazione, del mistero ecclesiale, ma anche e primariamente la sua matrice sociale: una grazia gratis data della quale gioire in comunione con altri» (p. 147); Y.M. Congar ha indicato i punti fermi per un ecumenismo cattolico ossia per una cattolicità della chiesa intesa sia in termini di estensione e di quantità sia in termini di intensità e di qualità. Recentemente, il tema della cattolicità si trova affrontato in quei manuali di ecclesiologia che sono attenti alla prospettiva ecumenica e al dialogo interreligioso e che intendono rendere ragione della missione universale della Chiesa nel contesto culturale contemporaneo segnato dall’interculturalità e dal multietnicismo. In tale quadro ermeneutico della cattolicità, l’Autore colloca i contributi di S. Dianich - S. Noceti (ecclesiogenesi della cattolicità), quello di H. Küng (cattolicità nella identità), quelli di B. Mondin, di U. Casale, di David J. Bosch, di J. Werbick e Ch. Duquoc (cattolicità della missione) ed infine quelli di M. Kehl e di alcuni documenti magisteriali riguardanti la delimitazione teologica della nozione di chiesa (carisma e istituzione).
Nel terzo capitolo su “Cattolicità dell’ ‘oikoumene’” (pp. 217-374), l’Autore rovesciando l’ordine dei termini indicato da Y.M. Congar (ecumenismo cattolico), sostiene l’idea che la «cattolicità è rivendicata da tutte le chiese cristiane (soprattutto dagli anglicani e dalla chiesa riformata olandese), anche se per il passato costituiva il segno distintivo della chiesa di Roma» (p. 217). Ciò è stato maturato in seno alla chiese in seguito alla affermazione della centralità della Parola nella chiesa, del primato della vita secondo Spirito e alla acquisizione di un atteggiamento di conversione. A questo punto, l’Autore si chiede se l’incontro con le religioni mette in pericolo la cattolicità. La risposta è certamente negativa. Non solo perché le religioni esistono di fatto ma anche perché «la missione e la kenosi dello Spirito del Padre e del Figlio, assicurano l’autentica trascendenza di Dio come Trinità, pure se ci è dato il volto del padre attraverso la figura storica del Figlio. Ed è questo volto umano a tutelare l’autentica trascendenza d Dio e a far sì che ogni religione ne interpreti una parte, un segno, delle azioni» (p. 298). Pertanto, il danno maggiore che la nozione di cattolicità può subire ai nostri giorni non è l’apertura della chiesa al dialogo interreligioso bensì la chiusura al trascendente accompagnata dalla creazione di un pensiero idolatrico su Dio. Nell’ultima parte del capitolo, viene approfondito il senso simbolico della cattolicità a partire dalla relazione che la chiesa intrattiene con il mondo. L’invio ad gentes comporta da parte della chiesa un ripensamento del mondo come cifra di Dio. Il mondo infatti è uscito dalla mani di Dio e ne rivela la sua bontà. Con esso la chiesa intrattiene un rapporto di natura simbolica e di mediazione con Dio. Se il cosiddetto ‘mondo’ viene fatto scomparire dall’orizzonte della chiesa, non esistono ragioni per parlare di missio ad gentes. Al contrario, occorre imparare a «vedere la realtà della missione secondo l’altra faccia della medaglia: non a partire dal significato teologico-dogmatico e storico-culturale, o ecumenico religioso, cioé dalle sue origini e dai suoi sviluppi, ma dalla fine, dal destinatario della missione che è il mondo umanizzato» (p. 331). Il capitolo termina con un paragrafo sulla “testimonianza” come impegno della chiesa di mostrare il volto di Cristo al mondo in solidarietà con esso e nell’ottica della condivisione, «raggiungendo gli uomini lì dove sono, anche nel loro peccato, negli abissi della morte, del loro rifiuto di Dio, incontrandoli con simpatia e amore» (p. 373).
Con il suo lavoro, l’Autore intende recuperare il senso pieno della cattolicità della chiesa cum ecclesiae et cum mundo. Si tratta di una proprietà o dimensione costitutiva ed essenziale che deve riflettersi nella coscienza di chiesa, nella disponibilità al rinnovamento, in una sincera apertura alle istanze positive del mondo ma anche in quegli ambiti istituzionali dove le chiese stabiliscono relazioni tra loro e con il mondo. Questo secondo aspetto della cattolicità non sembra analizzato e approfondito sufficientemente lasciando nel lettore l’impressione di una impostazione astratta del tema. È pregevole l’attenzione riservata dall’Autore al pensiero dei Padri. Così pure la cura con la quale egli espone il pensiero dei teologi e la sensibilità con la quale si accosta alle istanze della cultura contemporanea e al cammino ecclesiale della chiesa che è in Italia. Forse, egli poteva curare maggiormente il collegamento tra i capitoli con considerazioni riassuntive e con una conclusione finale.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
LIBRI AFFINI A «Catholica. Cum ecclesia et cum mundo»
-
-
-
-
-
-
18,00 €→ 17,10 € -
ALTRI LIBRI DI «Scognamiglio Edoardo»
-
24,00 €→ 22,80 € -
12,00 €→ 11,40 € -
9,90 €→ 9,40 € -
12,90 €→ 12,25 € -
14,00 €→ 13,30 € -
20,00 €→ 19,00 € -
18,00 €→ 17,10 €
ALTRI SUGGERIMENTI
LIBRI AFFINI DISPONIBILI USATI
-
-
-
-
-
-
-
145,00 €→ 72,50 €
REPARTI IN CUI È CONTENUTO «Catholica. Cum ecclesia et cum mundo»