Cantico dei cantici
(Dabar-logos-parola) [Libro in brossura]EAN 9788825010213
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DETTAGLI DI «Cantico dei cantici»
Tipo
Libro
Titolo
Cantico dei cantici
Autore
Lorenzin Tiziano
Editore
Edizioni Messaggero
EAN
9788825010213
Pagine
168
Data
gennaio 2001
Peso
184 grammi
Dimensioni
12 x 21 cm
Collana
Dabar-logos-parola
COMMENTI DEI LETTORI A «Cantico dei cantici»
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Recensioni di riviste specialistiche su «Cantico dei cantici»
Recensione di Marcello Milani della rivista Studia Patavina
I volumi in questione fanno parte di una collana che già ha edito diversi testi dell’Antico come del Nuovo Testamento nella forma della Lectio divina popolare, cioè come sussidio per conoscere, pregare, vivere la Parola. Ogni volume offre anzitutto essenziali notizie di carattere introduttorio, per fornire al lettore i parametri che aiutano a comprendere il testo – spesso articolato nella sua struttura, per aiutare il lettore a cogliere fin dall'inizio le parole ripetute o più importanti – e a situarlo, per quanto è possibile, nel suo contesto storico e letterario. L’esegesi si preoccupa di fornire i dati essenziali che derivano da una attenta lettura esegetica, per giungere poi all’attualizzazione teologica, spirituale e pratica, indicata talora già nei titoli, accompagnati o definiti spesso con frasi bibliche. In tal modo inizia una spiegazione della Bibbia con la Bibbia. L'esame del testo si sussegue secondo una sequenza comune, pur nel variare dei linguaggi: il testo offerto informa strutturata, esegesi e interpretazione che cerca di cogliere il messaggio centrale del brano, attualizzazione o suggerimenti per la vita. Delle appendici informano, mediante un breve vocabolario, sui termini e sui principali temi teologici del testo biblico affrontato. È un modo semplice di attuare l’antica pratica medievale, riservata ai monaci, che ora si vuole proporre a tutto il popolo di Dio.
I primi due titoli sono curati da Gianni Cappelletto. Il primo volume, nell'introduzione, precisa anzitutto l’ambiente storico che ha generato l’attenzione alle origini, per cogliere l’identità della fede ebraica e aprirla al futuro: chi sono i padri che hanno scritto (autori che dopo l’esilio babilonese e il ritorno rileggono l’essenziale della propria storia raccogliendo e organizzando materiali precedenti), che cosa raccontano, come raccontano (ossia il genere letterario), come leggere (mette in atto gli elementi essenziali della metodologia della Lectio: lettura del testo – sincronica e diacronica, che comprende la stilistica e talora il contesto liturgico, l’interpretazione, l’applicazione). Poi analizza 10 pericopi, che seziona cinque grandi parti (Gen 1; 2-3; 4,1-26; 5-9; 10-11), inquadrandole nel loro contesto: 1,1-2,4a, le origini o “in principio”, soffermandosi su 1,26-31 (facciamo l’umanità) e 2,11-4a (Dio si riposa); 2,4a-3,24: “la persona umana: una creatura ferita”, soffermandosi su 2,4b-17 (Adam divenne un essere vivente), 2,18-25 (Non è bene vivere isolati), 3,1-7 (diventerete come Dio), 3,8-24 (Adam, dove sei?); integrale è l’analisi della sezione di Caio e Abele, 4,1-26 (dov’è tuo fratello?); brani scelti sono tratti da Genesi 5-9 e 10-11. Le due appendici che concludono il volume contengono una ulteriore visione d’insieme, ribadendo il metodo esemplificato e i principali contenuti, un piccolo lessico. Va ricordato che non sono dimenticati i tipici problemi inerenti a questo particolare genere di testi che offrono riflessioni di carattere cosmologico e antropologico, usano linguaggi diversi tra cui quello mitico (che viene spiegato nel significato più profondo di cogliere la realtà perenne, il senso del mondo e dell’uomo). Sono ricordati anche i diversi metodi usati dagli studiosi, ponendo accanto alle questioni di carattere storico-critico, una lettura “continua” dell’attuale testo che pone in risalto le tecniche narrative. L’attualizzazione inizia già nei titoli che si affidano per lo più a frasi bibliche che collegano i nostri brani ad altri passi della Bibbia. I complessi problemi teologici, cosmici, antropologici ed ecclesiali che questi capitoli concentrano in sé e hanno determinato in passato tensioni notevoli, sono tenuti presenti e offerti in chiave positiva, orientando a cogliere soprattutto le linee portanti del messaggio biblico.
Il secondo volume ha per oggetto Genesi 12-50, i “racconti dei Padri”, anzitutto con una visione d’insieme; quindi analizza la storia di Abramo (Gen 11-12; 15; 18; 22), i racconti su Isacco (Gen 26) e Rachele (Gen 35), quindi Giacobbe in cui è inserito il racconto di Giuseppe e dei fratelli (Gen 28; 37; 41-42; 44-45); concludono l’opera le benedizioni di Giacobbe che rappresentano l’attesa della salvezza del Signore (Gen 49). Il tutto è riassunto nei due termini: misericordia e alleanza.
Tiziano Lorenzin, nel proporre il Cantico dei Cantici, tra le due interpretazioni classiche, letterale e allegorica, preferisce una terza, quella “intertestuale”, che colloca il libro all’interno della Bibbia. Essa tiene conto dei due registri fondamentali: amore umano e amore divino, privilegiando quest’ultimo come punto di arrivo: «L’esperienza più o meno grande dell’amore di Dio costituisce la misura della nostra intelligenza del cantico» (p. 9). Nell’analisi distribuisce il libro in 16 unità, secondo il seguente schema: 1) osservare, che riassume il tema e la struttura e le caratteristiche essenziali del brano; 2) interpretare, compiuto in tre momenti, a) lettura del testo, b) lettura intertestuale, c) lettura cristiana; 3) una breve attualizzazione che conclude ogni unità. La parte più originale dell’opera credo possa essere individuata nella capacità di dosare con buona sapienza i commenti dei Padri della chiesa e i testi della tradizione, soprattutto quella francescana, che rivela la sensibilità e l’appartenenza dell’autore (OFMC).
Renato De Zan, che si ferma alla prima parte del libro di Isaia (Isaia 1-39), nella brevissima introduzione, si sofferma soprattutto su problemi di carattere storico-critico riguardanti il testo e i dati della vita del profeta; manca un po’ una visione di insieme del libro nella sua forma attuale. Quindi prosegue seguendo il solito schema: leggere, interpretare, applicare. Il più sviluppato è il secondo momento che diventa esegesi e confronto con altri testi biblici allo scopo di far emergere il senso teologico del brano esaminato. Il primo momento si sofferma soprattutto a delineare il genere settario, il profilo letterario dell’unità e la sua struttura, che fa ben emergere le connessioni nella narrazione o nell’oracolo. Esso serve spesso anche a inquadrare il brano nell’insieme del libro. Il terzo momento - applicare - serve spesso ad allargare il senso del testo e la sua interpretazione nel Nuovo Testamento. Egli propone i seguenti nove brani dai titoli significativi: la verità del culto, l’autenticità della fede, la testimonianza della vita (Is 1,10-20); il grande pellegrinaggio alla fine dei tempi (Is 2,1-5); Il profeta, il “diletto”, la vigna e la speranza (Is 5,1-7); l’iniziazione profetica (Is 6,1-8); Emmanuel: Dio con noi (Is 7,1-17); il Bambino: gioia, luce e pace del suo popolo (Is 8,23-9,6); il virgulto che germoglia dalla radice di Iesse (Is 11,1-10); il monte del banchetto escatologico (Is 25,6-10a), il futuro di liberazione (Is 35,1-10). La conclusione, oltre a offrire il solito lessico, si sofferma a delineare alcuni problemi e alcuni temi teologici: Isaia e la sua scuola; la fede come esperienza di Dio; l’Emmanuele, il futuro salvifico.
Che dire a conclusione? La collana, che nel frattempo si arricchita di diversi altri volumi, rivela, nello schema ricorrente, l’inevitabile varietà degli autori, dei protagonisti e dei temi, la ricchezza delle diverse sensibilità di esperienza e di studio. Gli autori, tutti biblisti, hanno cercato di mettere a frutto la loro esperienza e competenza esegetica, per aiutare il popolo di Dio a cogliere i tesori presenti nel testo sacro nelle varie dimensioni, letterarie, intellettuali, teologiche, pratiche e oranti, per far risaltare la fede che li ha fatti nascere e alimentare quella dei credenti attuali. Ne risulta il valore di una lettura non emozionale, ma attenta al testo, per lasciarsi interrogare in profondità. La lettura sapiente, infatti, anche nel terzo momento, quello applicativo (forse, il più difficile) mi sembra che non scivoli mai nella banalità semplicistica o devozionale, ma cerchi di far fruttificare il valore per la vita cristiana dei temi teologici emergenti per alimentare una autentica spiritualità. In tal modo la Sacra Scrittura può diventare l’anima della teologia e della vita di fede quotidiana.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2003, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
I primi due titoli sono curati da Gianni Cappelletto. Il primo volume, nell'introduzione, precisa anzitutto l’ambiente storico che ha generato l’attenzione alle origini, per cogliere l’identità della fede ebraica e aprirla al futuro: chi sono i padri che hanno scritto (autori che dopo l’esilio babilonese e il ritorno rileggono l’essenziale della propria storia raccogliendo e organizzando materiali precedenti), che cosa raccontano, come raccontano (ossia il genere letterario), come leggere (mette in atto gli elementi essenziali della metodologia della Lectio: lettura del testo – sincronica e diacronica, che comprende la stilistica e talora il contesto liturgico, l’interpretazione, l’applicazione). Poi analizza 10 pericopi, che seziona cinque grandi parti (Gen 1; 2-3; 4,1-26; 5-9; 10-11), inquadrandole nel loro contesto: 1,1-2,4a, le origini o “in principio”, soffermandosi su 1,26-31 (facciamo l’umanità) e 2,11-4a (Dio si riposa); 2,4a-3,24: “la persona umana: una creatura ferita”, soffermandosi su 2,4b-17 (Adam divenne un essere vivente), 2,18-25 (Non è bene vivere isolati), 3,1-7 (diventerete come Dio), 3,8-24 (Adam, dove sei?); integrale è l’analisi della sezione di Caio e Abele, 4,1-26 (dov’è tuo fratello?); brani scelti sono tratti da Genesi 5-9 e 10-11. Le due appendici che concludono il volume contengono una ulteriore visione d’insieme, ribadendo il metodo esemplificato e i principali contenuti, un piccolo lessico. Va ricordato che non sono dimenticati i tipici problemi inerenti a questo particolare genere di testi che offrono riflessioni di carattere cosmologico e antropologico, usano linguaggi diversi tra cui quello mitico (che viene spiegato nel significato più profondo di cogliere la realtà perenne, il senso del mondo e dell’uomo). Sono ricordati anche i diversi metodi usati dagli studiosi, ponendo accanto alle questioni di carattere storico-critico, una lettura “continua” dell’attuale testo che pone in risalto le tecniche narrative. L’attualizzazione inizia già nei titoli che si affidano per lo più a frasi bibliche che collegano i nostri brani ad altri passi della Bibbia. I complessi problemi teologici, cosmici, antropologici ed ecclesiali che questi capitoli concentrano in sé e hanno determinato in passato tensioni notevoli, sono tenuti presenti e offerti in chiave positiva, orientando a cogliere soprattutto le linee portanti del messaggio biblico.
Il secondo volume ha per oggetto Genesi 12-50, i “racconti dei Padri”, anzitutto con una visione d’insieme; quindi analizza la storia di Abramo (Gen 11-12; 15; 18; 22), i racconti su Isacco (Gen 26) e Rachele (Gen 35), quindi Giacobbe in cui è inserito il racconto di Giuseppe e dei fratelli (Gen 28; 37; 41-42; 44-45); concludono l’opera le benedizioni di Giacobbe che rappresentano l’attesa della salvezza del Signore (Gen 49). Il tutto è riassunto nei due termini: misericordia e alleanza.
Tiziano Lorenzin, nel proporre il Cantico dei Cantici, tra le due interpretazioni classiche, letterale e allegorica, preferisce una terza, quella “intertestuale”, che colloca il libro all’interno della Bibbia. Essa tiene conto dei due registri fondamentali: amore umano e amore divino, privilegiando quest’ultimo come punto di arrivo: «L’esperienza più o meno grande dell’amore di Dio costituisce la misura della nostra intelligenza del cantico» (p. 9). Nell’analisi distribuisce il libro in 16 unità, secondo il seguente schema: 1) osservare, che riassume il tema e la struttura e le caratteristiche essenziali del brano; 2) interpretare, compiuto in tre momenti, a) lettura del testo, b) lettura intertestuale, c) lettura cristiana; 3) una breve attualizzazione che conclude ogni unità. La parte più originale dell’opera credo possa essere individuata nella capacità di dosare con buona sapienza i commenti dei Padri della chiesa e i testi della tradizione, soprattutto quella francescana, che rivela la sensibilità e l’appartenenza dell’autore (OFMC).
Renato De Zan, che si ferma alla prima parte del libro di Isaia (Isaia 1-39), nella brevissima introduzione, si sofferma soprattutto su problemi di carattere storico-critico riguardanti il testo e i dati della vita del profeta; manca un po’ una visione di insieme del libro nella sua forma attuale. Quindi prosegue seguendo il solito schema: leggere, interpretare, applicare. Il più sviluppato è il secondo momento che diventa esegesi e confronto con altri testi biblici allo scopo di far emergere il senso teologico del brano esaminato. Il primo momento si sofferma soprattutto a delineare il genere settario, il profilo letterario dell’unità e la sua struttura, che fa ben emergere le connessioni nella narrazione o nell’oracolo. Esso serve spesso anche a inquadrare il brano nell’insieme del libro. Il terzo momento - applicare - serve spesso ad allargare il senso del testo e la sua interpretazione nel Nuovo Testamento. Egli propone i seguenti nove brani dai titoli significativi: la verità del culto, l’autenticità della fede, la testimonianza della vita (Is 1,10-20); il grande pellegrinaggio alla fine dei tempi (Is 2,1-5); Il profeta, il “diletto”, la vigna e la speranza (Is 5,1-7); l’iniziazione profetica (Is 6,1-8); Emmanuel: Dio con noi (Is 7,1-17); il Bambino: gioia, luce e pace del suo popolo (Is 8,23-9,6); il virgulto che germoglia dalla radice di Iesse (Is 11,1-10); il monte del banchetto escatologico (Is 25,6-10a), il futuro di liberazione (Is 35,1-10). La conclusione, oltre a offrire il solito lessico, si sofferma a delineare alcuni problemi e alcuni temi teologici: Isaia e la sua scuola; la fede come esperienza di Dio; l’Emmanuele, il futuro salvifico.
Che dire a conclusione? La collana, che nel frattempo si arricchita di diversi altri volumi, rivela, nello schema ricorrente, l’inevitabile varietà degli autori, dei protagonisti e dei temi, la ricchezza delle diverse sensibilità di esperienza e di studio. Gli autori, tutti biblisti, hanno cercato di mettere a frutto la loro esperienza e competenza esegetica, per aiutare il popolo di Dio a cogliere i tesori presenti nel testo sacro nelle varie dimensioni, letterarie, intellettuali, teologiche, pratiche e oranti, per far risaltare la fede che li ha fatti nascere e alimentare quella dei credenti attuali. Ne risulta il valore di una lettura non emozionale, ma attenta al testo, per lasciarsi interrogare in profondità. La lettura sapiente, infatti, anche nel terzo momento, quello applicativo (forse, il più difficile) mi sembra che non scivoli mai nella banalità semplicistica o devozionale, ma cerchi di far fruttificare il valore per la vita cristiana dei temi teologici emergenti per alimentare una autentica spiritualità. In tal modo la Sacra Scrittura può diventare l’anima della teologia e della vita di fede quotidiana.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2003, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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