Sono tre le date che hanno segnato i giorni che stiamo vivendo: "dicembre 1989" che decreta il collasso definitivo del socialismo sovietico; "settembre 2008" che, con il fallimento della Lehman Brothers, dà avvio alla più grande crisi del capitalismo dell'Occidente; "4 marzo 2018" che segna la più micidiale sconfitta della sinistra italiana nel dopoguerra. Il presente, in Italia e nel mondo, è tuttora dominato dagli "effetti disordinanti" di questi avvenimenti e l'accumulo di disordine sembra quasi inibire oggi, specie a sinistra, una visione razionale della politica. In tale disordine la nuova destra ha un gioco più facile: l'"America first" sembra diventato lo scudo dietro cui si nasconde la destra di ogni angolo del mondo. Allo spazio chiuso della destra, la sinistra non può però rispondere semplicemente con lo spazio aperto, cosmopolita: la sinistra può rispondere solo con un'idea di spazio aperto ma governabile. Oggi lo spazio potenzialmente governabile per la sinistra italiana può essere spazio europeo, uno spazio politico però in gran parte da conquistare e organizzare. Tale obiettivo è possibile solo reinterpretando la crisi innescata dal fallimento della Lehman, anche come straordinaria dinamica trasformativa. Tale dinamica ha il suo motore nella rivoluzione informatica - per i più, la più potente e pervasiva rivoluzione tecnologica della storia - che distorce, confonde, e persino acceca la capacità di lettura delle contraddizioni che il suo avanzare pure continuamente produce. Per questo è sommamente necessario un «riarmo teorico» della sinistra sociale e politica, pena lasciare il campo, nell'acqua sporca della crisi, a giullari e avventurieri di ogni risma. Questo lavoro è dedicato all'analisi della nuova «marca» di capitalismo, e ha il suo ancoraggio specifico nel Marx del capitolo sulle macchine dei "Grundrisse", nella sua straordinaria e profetica attualità; nel Gramsci di "Americanismo e Fordismo", oltre che nell'esperienza di dirigente sindacale e politico del suo autore.