Voglio vivere!
-Sul senso della vita
(Progetto famiglia)EAN 9788821596995
In un panorama di studi sull’adolescenza, rivolti più a scandagliare gli aspetti somatici e psicosociali in fieri, con un’interpretazione psicologica di parte, quest’agile libro di Domenico Storri si presenta singolare e obiettivo. L’autore, dalla lunga esperienza educativa e pastorale con gli adolescenti, ha afferrato con chiarezza che lo snodo per una vera crescita personale, durante questo fondamentale periodo della vita, è il dono di strumenti efficaci per attribuire un significato profondo all’esistenza. Già il titolo è sintomatico! Il senso della vita come gioia e volontà di vivere pienamente.
Nell’Introduzione Storri disegna il contenuto del suo lavoro, stimolato da una sua esperienza diretta. Un’esperienza vacanziera con adolescenti, in veste di educatori per ragazzi più piccoli. La loro proposta di incontri serali per organizzarsi ogni giorno, e anche per un momento di formazione, lo coglie di sorpresa. Le tematiche formative richieste riprendono temi abituali: amore, amicizia, responsabilità, famiglia, dolore, Dio. Gli adolescenti si sciolgono in un dialogo a tutto campo, fresco, genuino, senza pregiudizi o compromessi, esprimendo impressioni, desideri, raccontando le loro esperienze in amore, amicizie, fallimenti, incomprensioni familiari e le molteplici delusioni. Ed ecco la novità: essi nel rigurgito emozionale, narrato e percepito, sentono l’incapacità di decifrare quella verità trascendente che può dare la svolta e un significato profondo alla propria vita. Appunto quel quid mancante, sfuggente a una lettura immediata e superficiale. Il disagio adolescenziale, le possibili devianze, con i dolorosi risvolti delle dipendenze, sono l’esito di una richiesta non corrisposta sul pregnante compito esistenziale sul senso della vita!
Il libro è suddiviso in 15 capitoli che accompagnano il lettore lungo un tragitto sfaccettato di problematiche sul significato polisemico di senso. Due adolescenti, Alessandro e Filippo, fanno da sfondo e testimonianza per evidenziare e mettere a fuoco i vari momenti delle domande di senso. L’autore passa in rassegna, di volta in volta, i tratti caratteristici ed emozionali che affliggono gli adolescenti. Sono gli stessi che si trovano nei normali manuali di psicologia e sociologia. Storri li condivide con il lettore, presentando i vari passaggi evolutivi, le impalcature socio-psicologiche, in maniera piana, leggibile, intrisa di cultura specifica e di sapiente capacità di coinvolgimento. L’adolescente si specchia gradualmente nelle sue ansie, i suoi timori, ma anche nel suo potente desiderio di formarsi un’identità matura e riconoscibile. Il suo spirito è infiammato da una brama di futuro ricco, creativo e responsabile, conscio di un “sé” ritrovato, nella sua intima natura di verità e senso della vita.
Di pagina in pagina tra Adler, Freud, Winnicott, insegnamenti biblici ed evangelici, lo scrittore s’inerpica sui diversi temi di senso, accarezzando una progettualità viva e frizzante di una qualità di vita, aperta e proiettata ai grandi ideali. È un libro vivace, che si legge in un baleno, zeppo di affermazioni e di accostamenti culturali. Tuttavia, nel contempo, esso non ne è appesantito, anzi declina, con fine tatto psicologico, il dramma della pubertà e la coscienza che un appropriato itinerario formativo ed educativo possa generare l’uomo nuovo del domani, offrendo lo spunto di capitolo in capitolo a una densa attenzione sulla tematica di senso che drammaticamente inizia a porsi l’adolescente, proseguendo nell’arco della riflessione, ad affrontare argomenti più propri tra dimensione etica, spirituale e simbolica.
Il senso della nascita, come aspetto positivo d’amore, costitutivo di una realtà generativa che porta «la firma di due genitori, ma anche quella di Dio» (p. 14), è l’abbrivo appassionato che l’autore consegna alla lettura iniziale di senso. La nascita presuppone un atto di amore incondizionato. È l’ospitalità (cf. p. 16) che accoglie con purezza d’amore il figlio, donato dal Creatore, a cui dobbiamo cura, benevolenza e accettazione indiscriminata «per il suo sviluppo psicofisico armonico» (p. 17). Con questo pensiero l’adolescente diventa consapevole che egli è frutto d’amore e l’amore si coniuga con altro amore, comprensione e riconoscenza. È spianata la strada per il superamento sublimato delle difficoltà di ordine familiare. L’adolescenza è il tempo del dubbio, dell’incertezza, del confronto e anche del consiglio per guadagnare certezze e decisioni. L’immagine del “palmo aperto”, cioè dell’ascolto, è il toccasana spirituale che rende l’adolescente cittadino del mondo, “recettore” dell’universo sociale e ambientale (cf. p. 29).
Dal capitolo terzo al sesto l’autore descrive con lucidità gli step necessari alla costruzione di questa personalità forte e generosa, prosociale e capace di guardarsi dentro, riconoscendosi. Il primo passo è la conquista faticosa dei propri spazi, dei valori morali, della programmazione professionale e realizzativa del proprio futuro. Spesso, rimarca Storri, il quadro sociale ci mostra un’impunibilità diffusa, un’illegalità dilagante e una presunta legalità ingiusta e offensiva (cf. p. 32). L’adolescente di fronte a questo scenario è confuso, può convincersi che sia inutile faticare, darsi la pena di essere leali e onesti, dal momento che è più facile arricchirsi e menare una bella vita con poco sforzo, molta furbizia e arroganza. Di qui nascono la criminalità minorile, le devianze esagitate, l’elevato numero di abbandoni scolastici e l’entrata in carico a gruppi delinquenziali. E i genitori? L’ambiente sociale dell’adolescente? Spesso non è incoraggiante, è chiuso nel proprio habitat amorale ed egoista (cf. p. 37). Ancora una volta Adler con la sua psicologia individuale viene in soccorso con preziosi consigli, unendosi all’ammonimento di san Paolo: «Nessuno disprezzi la tua giovane età» (p. 39). L’indole dell’età evolutiva, la strapotenza interiore ed esteriore, porta l’adolescente a subire il fascino del narcisismo, del palcoscenico, di assaporare continue sensazioni di piacere.
Dal settimo capitolo in poi lo scrittore illustra il senso pragmatico di una progettualità viva e convinta attraverso un iter di valori, di simbolismi, di bagagli etici e relazionali. Il sogno di una vita da realizzare contrasta con la noia, l’indolenza, lo stallo quotidiano in un bar, in una sala giochi o ricreativa, o, semplicemente nell’ozio di una play station. Quando si perde di vista la progettualità, afferma l’autore, si rimane intrappolati «nel buio esistenziale fatto di nichilismo e di niente» (p. 70). Resta essenziale rinnovare le proprie scelte, rinfrescarle, riprogrammarle con idee innovative e nuove, riattivando il motore della volontà e delle motivazioni.
Oggi, osserva poi Storri, un grave pericolo incombe sulla nascente gioventù: la manipolazione del sacro, del simbolismo, di Dio! (cf. p. 76). L’eliminazione di Dio dalla società odierna ha peggiorato e travisato l’essenza stessa dell’essere uomo, nella sua eticità e dimensione d’amore. La cosificazione, la mercificazione, l’avanzamento valoriale di falsi miti e del denaro, considerati conditio sine qua non dell’effettivo benessere materiale e mentale, ha scombussolato globalmente l’umanità, disconoscendo i valori di creazione, le passioni utili alla società (cf. p. 79). I valori di esperienza, di atteggiamento, sostenuti e vagheggiati da Frankl, sono ormai negletti e abbandonati, sostituiti da una vita sociale vuota e ipocrita, povera di sentite relazioni amicali e di solidarietà (cf. p. 82). L’adolescente, cresciuto in un siffatto clima nichilistico e arido, è sofferente, vaga nel disagio psichico e può crollare facilmente, scivolando in terribili dipendenze. La dimensione religiosa, che non si riduce a una mera pratica cultuale, ma adombra l’intero uomo, aprendolo agli altri, dà il vero senso della vita, delle sue modulazioni, del suo rispetto. «Vivere la dimensione religiosa e simbolica della vita significa esercitarsi a comprendere che vi sono nuovi ed inesplorati sentieri esistenziali» (p. 84). Educare alla religiosità significa riconoscere la divinità come Padre e Creatore, amorevole e rispettoso delle proprie creature e, poi, comportarsi di conseguenza.
Dal decimo al tredicesimo capitolo il lettore è guidato sulle tematiche della socialità e della relazionalità, antidoti determinanti per la salute psichica e la crescita personale. Una vita in solitudine è triste, opaca, provoca notevoli danni psicologici e non può considerarsi percorso di vita (cf. p. 91). L’adolescente che si rintana pavido, timido nel proprio “io”, discostandosi dall’amicizia e dall’amore non riesce a maturare e a inserirsi favorevolmente nella società (cf. p. 95). L’affermazione di una personalità narcisista e paranoica possono diventare un serio ostacolo all’intreccio di una sana relazionalità. Il pericolo, osserva Storri, è sempre dietro l’angolo per l’adolescente che non ha sviluppato a sufficienza una psiche empatica (cf. p. 98).
Attenzione, però, continua lo scrittore, si possono frequentare, anche assiduamente, compagnie, senza, tuttavia, crearsi vincoli o legami di amicizia. Sono quegli incontri nei cosiddetti “non-luoghi” (ipermercati, aeroporti, stadi…) dove l’impersonalizzazione non aiuta a favorire una buona socializzazione (cf. p. 100). Interessante la sequenza di pagine, tese all’esame di una retta comunicazione e a un buon dialogo. Le relazioni il più delle volte falliscono per l’incapacità di reggere le corrette regole di comunicazione, quando, soprattutto, non sono edificate sulla verità, lealtà e volontà di interagire positivamente (cf. pp. 100-103). Al centro della crescita umana, e, particolarmente, nell’età evolutiva per eccellenza «l’uomo ha bisogno di tenerezza e verità per formare un Io coeso e sicuro» (p. 105). Oggi si parla di paura d’amare, di essere coinvolti in uno straordinario sentimento, passibile di far perdere i propri confini personali, di limitare la libertà di autonomia e di scelte. I genitori, abituati a lavorare a tempo pieno, all’affido dei figli a terzi, chiunque siano, sono portati a vivere i legami con minore intensità e trasporto, trasferendo su di essi un senso di inadeguatezza affettiva e una superficialità relazionale che falsa nel corso della crescita ruoli , scelte morali e relazionali (cf. p. 107). Dal punto di vista psicologico, si corre il pericolo di «una regressione verso una privatizzazione degli affetti, nella quale la dimensione sociale sta scomparendo» (p. 110). L’emozione individuale autoreferenziale sta prendendo il posto del sentimento sociale, del dialogo, dell’empatia amicale, degli affetti. Il mondo degli affetti, sottolinea con vigore l’autore, risponde all’etica dell’amore, ai rapporti forti e inscindibili. Per crescere: «Ama e fa ciò che vuoi! Ama il prossimo tuo come te stesso!» (p. 112).
Negli ultimi capitoli si toccano gli aspetti più ingombranti della vita umana con i suoi chiaroscuri inspiegabili e ingiusti a nostro parere. In una luce diversa Storri tenta di illuminare i tanti non-sensi che affollano la vita dell’uomo, che lasciano costernati, delusi, smaniosi di mandare all’aria fede, sacro, religioso e il senso positivo della vita stessa (cf. p. 113). Dinanzi a morti strazianti, stragi, violenze gratuite ed egoismi, guerre fratricide e inutili, ma anche a malattie, disabilità e tant’altro, l’uomo vacilla, rimane sconcertato, privo di risposte adeguate. Perché? A che è servita la bontà, la saggezza, l’onestà, la lealtà? Se esiste un Dio, non è né provvido né giusto. È la conclusione disperata e triste.
Non è facile per la mente umana coniugare le realtà complesse della vita senza l’aiuto superiore di Dio. Il compito non è cercare a tutti i costi delle certezze, ma divenire “testimoni dell’invisibile”, cioè essere promotori di quei valori e positività che, nonostante tutto, non devono mai venir meno (cf. p. 115). Genitori, educatori, adolescenti non possono cancellare, ovviamente, la sofferenza, il dolore la violenza e la morte; possono, però, presentare l’accesso a nuove possibilità di vita, trasformazioni oggettive e feconde di bene. I dolori, le malattie, gli incidenti, le dipartite improvvise possono schiudere una visione di senso universale di solidarietà e di forza interiore che, dopo il cupo dolore, si veste di speranza e si attiva solerte, chinandosi con amore e comprensione sulla società sofferente. Educare alla vita, rendere consapevoli gli adolescenti dei percorsi esistenziali, naturalmente sparsi di gioie e di dolori. Abbattersi e deprimersi è assolutamente umano. Il valore aggiunto consiste nella disamina obiettiva della realtà e nella capacità di saper discernere con coraggio, umiltà e speranza le ragioni per rialzarsi, sotto lo sguardo benefico e lungimirante di Dio (cf. p. 117).
Infine, l’inserimento nella società con un “contratto matrimoniale” spaventa l’adolescente oggi, se non ha digerito uno stile di vita all’insegna del sentimento sociale. È un altro senso che l’autore non teme di affrontare. La convivenza, la libertà sessuale, il libertinaggio e il mancato rispetto altrui, hanno alla base la carenza di una significativa affettività e socialità, vissuta nell’infanzia. L’empatia, la cura degli altri sono priorità educative da non disattendere (cf. p. 130). Da esse si consolidano e prendono corpo due dimensioni relazionali intrinseche, che dovrebbero essere l’espressione di un vincolo matrimoniale: l’amore e il compito, inteso come cura e reciprocità di diritti doveri.
Il testo si conclude con una riflessione su due parole chiave: la responsabilità e la verità. Esse configurano la silloge sul significato di senso della vita, espresso da Storri in una galleria di volti, di virtù, valori da coltivare ed elevare per imprimere nella personalità nascente dell’adolescente quel crisma di responsabilità e verità, indici inconfutabili di maturità. La formazione di una coscienza responsabile allarga il suo orizzonte nel rispetto individuale e sociale, invitando l’adolescente a porre indelebili nella propria mente parole come: giustizia, pace, uguaglianza, onestà e amore. La coscienza responsabile ha le sue radici nella Verità. “La verità ci farà liberi!”: sentenzia il Vangelo. Trovare la Verità significa trovare l’idea, il senso per cui valga la pena di vivere e morire nella piena comprensione e responsabilità.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 2-4/2017
(http://www.pftim.it)
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