Tante sono le pagine scritte da Chiara Lubich sull'importanza di una vita di comunione. Questo volume è un'antologia delle sue riflessioni più profonde sul tema, scelte tra quelle raccolte negli anni da amici e collaboratori. Al centro c'è l'idea per cui la logica della condivisione può tradursi in una cultura universale del Bene che, in quanto tale, plasma tutta la realtà: in famiglia, a lavoro, nella Chiesa. Ogni capitolo tratteggia un pezzetto della storia del Movimento dei Focolari e mostra come la tensione all'unità abbia ispirato progetti concreti e un confronto costante con le diversità. Infatti, per dirlo con le parole a volte sorprendentemente profetiche di Chiara, «una spiritualità di comunione non è utile solo per concorrere all'unità dei cristiani, ma anche ad aprire quel dialogo con persone di altre religioni, che rappresenta una delle frontiere più impegnative e urgenti all'alba del terzo millennio».
PREFAZIONE
Premessa basilare per accostarsi al presente testo è che, sebbene di argomento unitario, esso non sia mai stato pensato, redatto o rivisto dalla fondatrice del Focolare nella forma consecutiva con cui ora si presenta al lettore. Come sta a indicare l'apparato bibliografico che accompagna il testo, il volume è infatti composto di scritti e testi di varia natura e genere scelti tra l'assai numeroso materiale che l'inesauribile vena di Chiara Lubich ha fatto sì che venisse raccolto negli anni dai suoi figli spirituali e collaboratori. Saggi, versi, discorsi pubblici e colloqui personali, aforismi e lezioni, questi sì rivisti e approvati dall'autrice, riuniti dal comune denominatore di essere imperniati, come suggerisce il titolo, sul concetto potente di comunione e dunque anche sulle sue promanazioni.
Un concetto, questo di comunione, che non rimane solamente tale, ma si fa vita e, vivo, attraverso gli uomini e le donne che lo perseguono, plasma la realtà a partire dalla Chiesa; la quale appare sempre più con evidenza famiglia, non solo secondo un bel modo di dire ma proprio per le dinamiche precise e rispecchiatili (si veda l'inizio del paragrafo Comunione dei beni) che si riscontrano in entrambe queste fondamentali istituzioni umane.
Hanno dunque parte preminente nel volume quei testi che spiegano e raccontano come il desiderio di comunione scaturisca dal carisma dell'unità proprio e originale di Chiara Lubich e del movimento da lei fondato. Carisma che, attraverso alcune delle molte parole di colei che fu scelta per questo particolare dono dello Spirito, viene tratteggiato nelle sue linee essenziali alla luce di riflessioni teologiche, profonde meditazioni o anchepensieri e osservazioni di una semplice anima religiosa.
La vita di comunione viene dunque delineata nei suoi principi originanti e originali, nelle sue aspirazioni, tra le quali non poco rilievo detiene quella ecumenica, e anche nelle sue direttrici culturali e declinazioni pratiche. Pertanto non deve sorprendere il lettore il fatto che una parte abbastanza consistente del volume riguardi e approfondisca le modalità pratiche, apparentemente poco spirituali e distaccate, con cui i focolarini operano per realizzare l'ideale di comunione fraterna già su questa terra. Proprio questo è un aspetto di particolare originalità del Movimento, che, come dice padre Jesús Castellano Cervera, esperto di teologia spirituale e sensibilmente vicino all'esperienza del Focolare, con la spiritualità collettiva dà «la visione e la prassi di una comunione, di una vita ecclesiale, [ ...] il modo concreto di proporre questo come stile di vita, e di incarnarlo in una esperienza; dalle cose più semplici alle dimensioni più impegnative».
A conferma di tale impatto fattivo e operante sulla realtà che, come si accennava sopra, il Movimento propone nello specifico ai suoi membri ma anche agli altri cristiani e agli uomini tutti, risultano particolarmente illuminanti alcune righe che la stessa Lubich scrisse a proposito dell'iniziale intuizione che la spinse ad aprire la strada a una nuova vocazione nella vita della Chiesa: «Il focolarino nel lungo diuturno lavoro di unirsi ai fratelli e distinguersi da essi in una vita che a niente somiglia meglio, distesa nel tempo, che a quella della Santissima Trinità, acquista il senso della vita a Corpo mistico e impara, anche se a sue spese molte volte, tutte le indicazioni date da Dio in questa spiritualità, gli espedienti, i metodi per attivare anche da solo sempre e ovunque la vita della Chiesa, secondo questo
Ideale, collaborando con ciò con Maria, la fondatrice di quest'Opera, ad ampliare e moltiplicare le regioni nella Chiesa in cui si vive con maggior coscienza il Corpo mistico di Cristo» (in La dottrina spirituale, Città Nuova, Roma 2009, p. 96).
Nel complesso, dal presente volume emerge una visione inevitabilmente ridotta ma esaustiva di quello che è uno dei caratteri principali, se non proprio il principale, di quella vasta e rigogliosa fioritura accolta sotto il nome di Opera di Maria o Movimento dei Focolari: la comunione. Vale a dire quella fortissima tensione all'unità («Che tutti siano uno» Gv 17,21) che, come spesso ha ripetuto la fondatrice, è la scintilla dell'esplosione (come è già stata definita) e l'alimento dell'incendio benefico che da decenni espande per tutto il mondo le sue fiamme costruttrici,quei focolarini cui «è chiesta una vita molto simile a quella di Maria. È una vita individuale e collettiva insieme, dove la pluralità delle persone che si santificano insieme incrementa la santità di ognuno e la santità di ciascuno arricchisce quella di tutti» (in La dottrina spirituale, p. 95).
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
AL CUORE DI TUTTO L'EUCARISTIA
Ogni chiesa, ogni tabernacolo rilucono più del sole, perché lì è rimasto l'Amore degli amori.
Gesù non rimase in terra per poter rimanere su tutti i punti della terra con l'Eucaristia. Era Dio e, quale seme divino, fruttificò moltiplicandosi.
Così noi dobbiamo morire per moltiplicarci'.
No, non è rimasta fredda la terra: Tu sei rimasto con noi ! Che sarebbe del nostro vivere se i tabernacoli non ti portassero?
Tu hai sposato una volta l'umanità e le sei rimasto fedele.
Ti adoriamo, Signore, in tutti i tabernacoli del mondo. Sì ! Quelli sono con noi, per noi. Non sono lontani come le stelle nel cielo, che pur ci hai donato.